Di certo non è un metodo di pagamento usuale o accettato dai maggiori circuiti internazionali. Eppure, in un ristorante in Indonesia è possibile ricevere un pasto “pagando” con 20 kg di rifiuti di plastica. Si tratta del Methane Gas Canteen, locale situato nelle immediate vicinanze di una discarica a Semarang, città portuale sulla costa settentrionale dell’isola di Giava.
Indonesia, vivere raccogliendo rifiuti
L’idea dei proprietari non nasce per caso. Qui infatti, il 40% della popolazione percepisce uno stipendio che si aggira intorno ai 25 dollari al mese e, per i molti indigenti, la raccolta dei rifiuti nelle discariche è una delle principali occupazioni. La stessa coppia di titolari, peraltro, lo ha fatto in prima persona per 40 anni.
Fino a che ha avuto la possibilità di aprire il ristorante. Da quel momento, i due coniugi Sarimin e Suyatmi hanno cambiato vita, ma non hanno perso la memoria: consapevoli che per poter vendere i rifiuti alle aziende di riciclo ne sono necessari almeno 300 chilogrammi (quantità enorme che in pochi riescono a raggiungere), hanno deciso di dare il loro contributo.“Voglio migliorare la vita dei poveri che lottano ogni giorno come me. Alcuni sono così poveri che non possono permettersi di comprare del cibo” ha dichiarato uno dei titolari. “Anche i poveri devono godere del diritto di mangiare cibo salutare. Voglio dare loro il più possibile questa opportunità”.
L’iniziativa viene sostenuta anche dall’amministrazione della città di Semarang, che ha pensato di rifornire gratuitamente il ristorante con il gas ricavato direttamente dalla discarica. In cambio, d’altro canto, il locale ricicla quotidianamente in media una tonnellata di rifiuti di plastica, che diversamente giacerebbero abbandonati a terra o nel fiume cittadino.
L’emergenza rifiuti di plastica in Indonesia
L’inquinamento da rifiuti in plastica è un problema globale, stimato nell’impressionante numero di 8 milioni di tonnellate rilasciate negli oceani ogni anno. Questa ingente quantità di rifiuti prende la forma, da un lato, del Great Pacific Garbage Patch, l’enorme isola di spazzatura che galleggia allegramente nell’Oceano Pacifico; dall’altro si insinua, a livello microscopico, in decine di migliaia di organismi e in oltre 100 specie marine.
In questo quadro generale, nel 2015 la bella Indonesia è stata definita come “il secondo più grande inquinatore per quel che riguarda i rifiuti di plastica in mare”. Un titolo poco lusinghiero, che piazza il Paese dietro alla sola Cina, la quale vanta il primato di produrre ben un terzo dei rifiuti in plastica che finiscono negli oceani.
Un’emergenza ambientale che assume le proporzioni di un disastro, capace di distruggere gli ecosistemi e di nuocere alla salute. In ogni angolo del mondo, le iniziative volte a ridurre il problema sono, quindi, benaccette e benvenute. Le classiche gocce nel mare che alla lunga possono- lo speriamo tutti- fare la differenza.
