bandiera isola di plastica

Per non mangiare rifiuti rendiamo l’isola di plastica del Pacifico uno Stato indipendente

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Per non mangiare rifiuti rendiamo l’isola di plastica del Pacifico uno Stato indipendente ultima modifica: 2017-10-25T08:00:08+02:00 da Mariangela Campo
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A volte, la realtà supera la fantasia. Non è una frase fatta, un luogo comune: è la verità. Come quella secondo cui l’isola di plastica del Pacifico potrebbe diventare uno Stato, a tutti gli effetti. Parliamo di un’isola di plastica di circa 700.000 Km quadrati. Un’area grande quanto l’intera Francia. Settecentomila chilometri quadrati di plastica che galleggia sull’oceano. Sì, in questo caso la realtà ha superato di molto la fantasia.

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Il passaporto dell’isola di plastica (Ph: Focus)

La provocazione

Un’associazione ambientalista, la Plastic Ocean Foundation, ha chiesto alle Nazioni Unite che il Pacific Trash Vortex – conosciuto anche come Great Pacific Garbage Patch -, cioè la distesa di plastica galleggiante nell’oceano Pacifico, che si è creata con i rifiuti che abbandoniamo in mare, diventi una nazione riconosciuta ufficialmente.

La provocazione si basa sull’idea che, se l’isola di plastica diventasse uno Stato indipendente, usufruirebbe del diritto di protezione ambientale come le altre nazioni legalmente riconosciute e, quindi, attuate tutte le azioni del caso, un giorno potrebbe “sparire”.

Il passaporto di Al Gore, primo cittadino onorario dello Stato indipendente dell'isola di plastica (Ph: Focus)
Il passaporto di Al Gore, primo cittadino onorario dello Stato indipendente dell’isola di plastica (Ph: Focus)

La campagna di provocazione ha trovato seguito non solo nelle centinaia di migliaia di firme a favore del progetto, ma anche nel gesto simbolico di Al Gore, ex vicepresidente degli Stati Uniti d’America, che ha acconsentito a diventare il primo cittadino onorario di questo nuovo Stato, dichiarando che si tratta di una nazione oltraggiosa, che va ristretta.

L’associazione ha lavorato in collaborazione con l’agenzia di media LadBible, creando una bandiera, un passaporto, francobolli e anche una moneta, chiamata debris, detriti.

Adesso bisogna aspettare la risposta delle Nazioni Unite, per sapere se il Pacific Trash Vortex diventerà il 196° Stato legalmente riconosciuto.

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Le banconote dell’isola di plastica (Ph: Agi.it)

Che cos’è il Pacific Trash Vortex

Il Pacific Trash Vortex è una immensa quantità di plastica e altri rifiuti ammassata tra la California e le isole Hawaii dalle correnti marine.

Prima si è detto che è grande quanto la Francia, ma la verità è che quello (700.000 km quadrati) è il valore minimo: il Pacific Trash Vortex, nei decenni, potrebbe essere diventato grande quanto gli Stati Uniti d’America.

Infatti, questo gigantesco ammasso di plastica e rifiuti si è cominciato a formare negli anni ’80 dello scorso secolo, grazie a una corrente oceanica che viaggia in senso orario con un movimento a spirale, e grazie all’inquinamento selvaggio di noi umani.

La collaborazione tra corrente e quantità di rifiuti ha permesso a questi ultimi di aggregarsi, formando una vera e propria distesa omogenea sullo strato superficiale dell’oceano.

trash isle
L’isola di plastica con la sua bandiera (Ph: LadBible)

Non essendo biodegradabile, negli anni, la plastica si è frantumata in pezzi sempre più piccoli, assumendo la forma del plancton, il cibo di cui si nutrono numerose specie marine.

Ingerendo plastica, alcuni tipi di animali muoiono, ma altri riescono in qualche modo a digerirla e la conseguenza è che, seguendo la catena alimentare, la plastica arriva fino all’uomo.

Perciò, se l’idea che un’isola di plastica possa diventare uno Stato vi sembra grottesca ed esilarante, pensate a quanta plastica e spazzatura è possibile che abbiate mangiato finora.

Per non mangiare rifiuti rendiamo l’isola di plastica del Pacifico uno Stato indipendente ultima modifica: 2017-10-25T08:00:08+02:00 da Mariangela Campo
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Per non mangiare rifiuti rendiamo l’isola di plastica del Pacifico uno Stato indipendente ultima modifica: 2017-10-25T08:00:08+02:00 da Mariangela Campo

Classe 1981, siciliana di origini e lombarda di adozione. È giornalista pubblicista, scrive per diverse testate online, svolge dei laboratori di giornalismo digitale nelle scuole medie ed elementari. Ha due bambini che le hanno insegnato a vivere green e a voler diffondere le buone pratiche della sostenibilità ovunque, soprattutto attraverso la scrittura. Ha studiato lettere, specializzandosi in scienze linguistiche italiane, perché è sempre stata convinta che solo imparando a parlare e a scrivere correttamente si possono diffondere messaggi che non si fraintendano. Ama leggere storie ai suoi figli e scovare sempre nuovi libri.

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