Feral di Daniel Sousa, candidato agli Oscar nel 2014 come miglior corto animato, racconta il difficile rapporto con la civiltà di un ragazzo cresciuto nei boschi con i lupi
Una storia che attinge alla tradizione (“Il libro della giungla” di Rudyard Kipling docet), una vicenda sempre affascinante capace, ancora oggi, di raccogliere consensi. In lizza nel 2014 per gli Oscar come Miglior Cortometraggio d’Animazione, “Feral” di Daniel Sousa racconta la vicenda di un ragazzino che, cresciuto nei boschi insieme ai lupi, viene trovato da un cacciatore e riportato alla cosiddetta civiltà: un mondo caotico e vorticoso, completamente estraneo al protagonista, che si troverà inadeguato e impreparato di fronte ai suoi stessi simili, gli esseri umani.
Centrale nel cortometraggio, dichiara il regista in un video di presentazione girato in seguito alla prestigiosa nomination, è : “come il bambino affronta il nuovo ambiente e cerca di sopravvivere utilizzando le stesse abilità che è solito usare nella foresta”: denti digrignati, unghie brandite come artigli, ringhi più o meno sommessi sono i vocaboli dell’unico linguaggio che conosce per rapportarsi con gli altri e difendersi da ciò che lo spaventa.
Un comportamento che, come è facile immaginare, non tarderà a causargli dei guai. Ma è proprio dalla rappresentazione di queste difficoltà che emerge, acuta, la riflessione che contrappone un ambiente selvaggio agli agi e al progresso dell’era moderna: portando i due estremi all’esasperazione, invita gli spettatori ad interrogarsi su quanto (e come) la nostra società abbia perso nel tempo il contatto con la sua dimensione naturale e istintiva. Con un focus particolare sulla libertà, fine ultimo a cui ambire di cui il ragazzino sentirà sempre, forte e ancestrale, il richiamo.
Finché il mondo costruito inizia a sgretolarsi e a confondersi -complice il delicato, particolare trattamento delle immagini, prudente nell’uso di poche, selezionate sfumature per tutta la durata del film- con gli agenti atmosferici e la quiete della foresta innevata.
Se avete a disposizione una decina di minuti e siete in vena di riflessioni d’autore animate, ecco a inizio pagina il cortometraggio in versione integrale.