Il Cnr e l’Irpps lanciano una guida contro gli stereotipi di genere per promuovere la parità, sviluppando lo spirito critico necessario a superare disuguaglianze radicate fin dall’infanzia.
Un vademecum contro le disuguaglianze. Il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), in collaborazione con l’Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali (Irpps), ha recentemente lanciato la guida “Gli stereotipi di genere” per sensibilizzare giovani, genitori e insegnanti nel riconoscere e abbattere, appunto, questi stereotipi. Lo strumento nasce dall’analisi di un report del gruppo Musa, che ha esaminato le convinzioni sociali relative al genere durante l’infanzia e l’adolescenza.
Il progetto comprende anche il video “Differenze di genere alle radici dei ruoli sociali”, in collaborazione con la web tv del Cnr. Vero e proprio spot, il video è nato come strumento in più per una riflessione profonda su modelli e influenze culturali che plasmano le percezioni di genere.
Studio su 20.000 disegni: un bambino su tre rappresenta lo scienziato come donna
Perché una guida contro gli stereotipi di genere?
Dall’indagine condotta dal gruppo Musa emerge una realtà sconfortante: oltre metà dei bambini delle scuole primarie ritiene che esistano ruoli sociali distinti per uomini e donne. Secondo questa visione, gli uomini sono associati a ruoli di potere e comando, mentre le donne sono destinate alla cura e all’assistenza.
Con l’adolescenza, queste idee non svaniscono. Tuttavia, tendono a indebolirsi, specialmente tra le ragazze, nonostante la continua esposizione a modelli sociali ed educativi che rinforzano tali convinzioni.
Per affrontare la problematica, il Cnr e l’Irpps hanno creato una guida che, attraverso domande semplici e dirette, mira a fornire strumenti concreti per il superamento degli stereotipi.
Cos’è uno stereotipo? Quali sono i ruoli di genere? Come e quando li assumiamo? Le risposte fornite dagli esperti sono brevi, chiare e facilmente comprensibili, rendendo la guida un potenziale supporto per famiglie e scuole.
La famiglia come primo veicolo di disuguaglianza
Uno degli aspetti più critici evidenziati nella guida è che la disparità di genere affonda le sue radici nella famiglia, primo ambiente in cui vengono trasmessi ruoli stereotipati.
Come sottolinea Antonio Tintori, ricercatore del Cnr-Irpps e coordinatore del team Musa, gli adulti non sono generalmente consapevoli di essere i primi agenti di trasmissione di questi condizionamenti sociali. “Sebbene gli adulti, solitamente, non siano nemmeno coscienti di essere i primi agenti di trasmissione di tale potentissimo condizionamento sociale” afferma Tintori “che è all’origine delle tante asimmetrie tra uomo e donna in ambito privato, familiare, lavorativo, economico, nonché causa di violenza”.
Ancora gender gap, la transizione infinita verso la parità sul lavoro
I dati del gruppo Musa sono chiari. La maggior parte dei bambini delle scuole primarie percepisce i ruoli di genere come rigidamente separati, con una netta distinzione tra maschi e femmine. Con il passaggio all’adolescenza, la visione diventa meno netta. Tuttavia, continua a essere presente, specialmente tra i ragazzi, che tendono ad aderire maggiormente ai ruoli stereotipati maschili.
Un fenomeno che non riguarda solo la scuola o l’ambiente familiare, ma permea anche i media e la cultura popolare, dove i ruoli di genere sono spesso rafforzati.
Educare alla parità: la guida come strumento per scuole e famiglie
L’obiettivo della guida contro gli stereotipi di genere è quello di fornire uno strumento pratico per sensibilizzare le nuove generazioni. Oltre che intrinsecamente ingiusti, gli stereotipi di genere possono infatti influire negativamente sulle scelte di vita, sulla carriera e sulle relazioni interpersonali.
Antonio Tintori sottolinea come molte scuole italiane abbiano richiesto uno strumento simile. “La guida è stata creata per rispondere alle numerose richieste che sono giunte da scuole di ogni ordine e grado. È importante fornire ai giovani uno strumento che li aiuti a riconoscere e superare le stereotipie che, anche in modo subdolo, condizionano le loro scelte di vita e il loro comportamento”.
Il documento ha l’obiettivo di parlare anche gli adulti, a partire dai genitori e dai docenti. Questi ultimi, infatti, svolgono un ruolo cruciale nel fornire modelli alternativi e nel contrastare la diffusione degli stereotipi di genere. “Gli stereotipi di genere si riproducono per mezzo di una socializzazione binaria” spiega Tintori, “che distingue modelli educativi per maschi e femmine. Questi modelli si alimentano di simbolismi sociali, apparentemente innocui, che contribuiscono al radicamento precoce dei ruoli tradizionali. Il rosa e il celeste, i giochi con le bambole e le armi, i falsi miti come il principe azzurro e la principessa da salvare, e così via”.
Lego, i prodotti non saranno più divisi per genere ma per passioni
Per costruire un futuro più equo, è dunque fondamentale agire sin dai primi anni di vita, coinvolgendo la società nel suo complesso. Solo così si potrà dare una chance alle nuove generazioni. Quella di crescere con una visione libera e critica, lontana dalle imposizioni degli stereotipi di genere.
[Foto da Pexels]
