Gli eventi estremi correlati alla crisi climatica sono una minaccia costante, il gruppo Minds for One Health ha redatto un documento con le azioni più urgenti per l’adattamento e la mitigazione
“Adattamento e mitigazione: azioni urgenti per far fronte agli eventi estremi da crisi climatica” è il titolo del documento redatto dal gruppo “Minds for One Health” – con il supporto di ISDE Italia Associazione medici per l’ambiente – che è stato inviato a tutte le istituzioni politiche e scientifiche nazionali per rispondere in modo efficace e tempestivo a questa emergenza che sta minacciando la sicurezza e la salute dei cittadini.
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“Siamo nel pieno di una transizione climatica senza precedenti in tempi così ristretti: eventi con tempi di ritorno storicamente pluridecennali o secolari, si ripetono nel giro di pochi anni o mesi e le previsioni più autorevoli unitamente alla situazione geopolitica globale fanno presagire uno scenario di progressivo peggioramento negli anni a venire”, si legge nel documento.
Se da una parte l’Italia si trova nella regione Mediterranea che più risente degli effetti di questa crisi, come dimostrano gli eventi meteo estremi non assicurabili sempre più frequenti ed intensi (ondate di calore, siccità, piogge eccezionali, alluvioni, incendi), dall’altra il cambiamento climatico s’inserisce in un territorio particolarmente fragile, a causa della cementificazione spesso incontrollata e dell’abbandono delle aree marginali, montane e collinari, dove da tempo manca la necessaria manutenzione.
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“Sono necessarie e urgenti azioni di adattamento per limitare morti e feriti nei prossimi eventi estremi, e per ridurre la distruzione di abitazioni e strutture pubbliche e private. Ma azioni di mitigazione (riduzione delle emissioni di gas serra) devono procedere di pari passo, per non rischiare che le azioni di adattamento diventino rapidamente inefficaci via via che gli eventi estremi si aggravano”, chiarisce One Mind Health.
Ancora più incisivo il commento di Maria Grazia Petronio, vicepresidente di ISDE Italia e coordinatrice di Minds for One Health, secondo cui “non possiamo più limitarci a rispondere alle emergenze. Dobbiamo costruire un sistema resiliente, in grado di prevenire e ridurre gli impatti degli eventi estremi sulla salute e la sicurezza delle persone e sul territorio. Il nostro documento offre una guida chiara per le istituzioni: il tempo per agire è ora”.
Adattamento e mitigazione
I 60 scienziati ed esperti del gruppo chiedono di integrare ed attuare un efficace Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (PNACC), che limiti le carenze attuali e sia scientificamente autorevole e con tutte le informazioni attendibili sui cambiamenti climatici e sui mezzi per limitare i danni. Il punto di riferimento resta la guida al cambiamento climatico presentata alla Camera in Gran Bretagna. I cittadini, a loro volta, dovrebbero essere forniti di tutti quegli strumenti formativi ed informativi, quali opuscoli ed infografiche, capaci di aiutare a comprendere e modificare i propri comportamenti, in linea con quanto fatto dai Dipartimenti di Protezione civile in diversi Stati nord-europei.
Spostando l’ottica a livello regionale e locale, One Mind Health chiede di intraprendere con urgenza tutte le azioni atte a limitare le conseguenze derivanti dagli eventi estremi. “Consapevoli che i rischi ci sono, e tenderanno a crescere nel tempo, bisogna investire sulla cultura ambientale, rimodellare profondamente il rapporto con il territorio, le infrastrutture, le abitazioni, gli insediamenti produttivi, utilizzando strumenti di gestione degli eventi meteo basati sulla natura, come indica l’Unione Europea, dando ai corsi d’acqua la possibilità di defluire naturalmente anche in condizioni di criticità senza causare danni”, si legge nel documento.
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Per il gruppo è fondamentale la costruzione di azioni di protezione civile in via preventiva con il contributo dei cittadini, valorizzando ad esempio l’iniziativa della Protezione Civile “Io non rischio” e rinforzandola con esercitazioni. Occorre inoltre pensare alla ri-localizzazione di abitazioni civili ed impianti industriali particolarmente esposti a rischi, oltre che alla valutazione della vulnerabilità di tutti gli ospedali e di tutte le strutture sanitarie, provvedendo a sanarle. “Inondazioni devastanti come quelle dell’Emilia Romagna e di Valencia, incendi violentissimi come quelli di Atene e di Los Angeles insegnano che rendersi conto di quello che sta accadendo, e di cosa potrebbe accadere, è il primo passo per affrontare seriamente il problema”, chiarisce One Mind Health.
L’adattamento dovrebbe andare di pari passo con la mitigazione, ricorrendo a tecnologie pronte e disponibili nel breve tempo che ci separa dal 2050. Nel decennio 2013-2022 l’Italia ha ridotto le emissioni dell’1,7% in media all’anno, un valore troppo basso per raggiungere l’obiettivo Ue del “Fit for 55”, che mira a ridurre le emissioni nette di gas ad affetto serra del 55% entro il 2030. A livello globale, l’uso di energia sta aumentando più velocemente della produzione di energia da fonti rinnovabili. I 60 esperti e scienziati chiedono dunque di investire per ridurre la domanda di energia attraverso politiche di sufficienza ed efficienza, “cioè adottando misure e pratiche che riducono in valore assoluto l’attuale domanda di energia, materiali, suolo e acqua, mentre producono benessere per tutti rimanendo entro i planetary boundaries (NdA, confini planetari)”, così come rilevato dal sesto rapporto del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC).
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Una bassa domanda di energia riduce il sistema energetico e le emissioni residue, evitando le necessità di creare maggiori infrastrutture per l’offerta e per lo stoccaggio di energia e di ricorrere a tecnologie costose la cui efficacia non è ancora dimostrata, come ad esempio la cattura della CO2. In questa situazione le rinnovabili potrebbero far la parte del leone, soddisfacendo la domanda e sostituendo i combustibili fossili grazie ad infrastrutture che possono esser realizzate celermente e con minor impatto sul territorio. One Mind Health chiede dunque di de-carbonizzare rapidamente e drasticamente tutte quelle attività che richiedono energia fossile ed accentuano la crisi climatica, intraprendendo tutte quelle azioni utili a rallentare quest’ultima in tutti i suoi molteplici aspetti, inclusi quelli sanitari legati all’inquinamento. Rimandare all’infinito tutto ciò, in attesa di tecnologie future che forse potranno aiutare a ridurre le emissioni nell’arco di decine di anni, rischia di rivelarsi un danno che non possiamo permetterci.
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Le azioni
One Mind Health indica dieci azioni collegate direttamente o indirettamente alla riduzione delle emissioni dei gas climalteranti ed ai co-benefici per la salute umana. In primis servirebbe la presa d’atto dei danni sanitari correlati a varie situazioni (dall’utilizzo delle fonti fossili per la produzione di energia al consumo di suolo fino alla mancata riduzione del traffico veicolare cittadino ecc.) per arrivare a promulgare una normativa che preveda l’addebito alle compagnie elettriche delle cosiddette “esternalità”.
Il gruppo invita poi a cessare qualsiasi investimento per esplorazioni, estrazioni e realizzazioni di infrastrutture dedicate all’utilizzo di combustibili fossili e ad accelerare le procedure autorizzative per il passaggio alle fonti rinnovabili senza creare ulteriori danni (disincentivando quindi la diffusione massiva del biometano e degli impianti a biomasse e seguendo le indicazioni della Direttiva Ue RED III a livello nazionale o regionale o locale per la scelta delle aree di accelerazione, orientandola verso quelle già impermeabili).
Altre azioni riguardano l’applicazione entro il 2030 della direttiva Ue 2024/2881 relativa alla qualità dell’aria e la promulgazione di una normativa che blocchi subito il consumo di suolo. Spazio poi al verde, con le richieste di incrementare le aree naturali e protette, pianificare a livello urbanistico quote consistenti di verde pubblico e privato (ad esempio adottando la regola del 3-30-300) e porre fine alla deforestazione. Urge anche il miglioramento dei servizi pubblici e collettivi, investendo ad esempio sulle infrastrutture per la mobilità pedonale e ciclistica e più in generale sulle politiche di disinquinamento delle città.
Infine, One Mind Health punta sulla direttiva europea Case green per giungere anche all’obiettivo di ridurre il fabbisogno di energia per riscaldamento e raffrescamento a 15 kWh/m² anno, oltre che sulla realizzazione di un quadro sociale che consenta l’adozione di pratiche di sufficienza, citando ad esempio le infrastrutture a supporto della mobilità pedonale e ciclistica a Parigi, la campagna Cool Biz realizzata in Giappone (che prevede in estate l’obbligo di indossare abiti leggeri negli edifici pubblici) e le politiche che determinano il prezzo dell’unità di energia in base ai consumi, premiando le tecnologie che riducono la domanda e le azioni di sobrietà.
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