Un team di scienziati ha identificato in Cile una specie di rana scomparsa da oltre 130 anni. Lo studio che la riguarda è stato pubblicato sulla rivista scientifica ZooKeys.
Una buona notizia per la biodiversità del Cile. Un team di scienziati dell’Università di Concepción, ha identificato una specie di rana scomparsa, conosciuta come Alsodes vittatus, che non veniva avvistata da oltre 130 anni. I risultati di questa importante riscoperta sono stati pubblicati sulla rivista scientifica ZooKeys.
Alsodes vittatus, identikit della specie di rana scomparsa
La scoperta della Alsodes vittatus, un anfibio dalla caratteristica striscia dorsale gialla o bianca, risale al 1893 ad opera dell’entomologo francese Philibert Germain. Fu poi il naturalista cileno-tedesco Rodulfo Amando Philippi a descriverla ufficialmente nel 1902, ma dopo quella data scomparve letteralmente dalla scena. Nonostante numerosi tentativi di individuarla, nel corso del XX secolo, Alsodes vittatus sembrava essere estinta.
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La sfida della riscoperta
La riscoperta della rana è stata una vera e propria sfida per gli scienziati. La difficoltà principale risiedeva nell’imprecisione della descrizione originaria riguardo alla località in cui Germain aveva raccolto gli esemplari.
Essenziale è stato il meticoloso lavoro di ricerca, a partire dalle pubblicazioni di Germain e dall’analisi dei documenti storici. Un impegno che ha portato alla ricostruzione del percorso di Germain all’interno della tenuta di ritrovamento, permettendo di localizzare due popolazioni di Alsodes vittatus nei bacini dei fiumi Lolco e Portales, nella regione di La Araucanía, nel Cile meridionale.
Un ritrovamento cruciale per la biodiversità
La riscoperta di Alsodes vittatus è di fondamentale importanza non solo per l’erpetologia, ma anche per la conservazione della biodiversità in Sud America. La maggior parte delle specie del genere Alsodes sono, infatti, a rischio di estinzione o poco conosciute. Raccogliere informazioni su dove e come vivono è il primo passo per proteggerle.
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Le sfide future: la conservazione della specie
Nonostante la grande gioia per la riscoperta, gli scienziati avvertono che i pericoli non sono scomparsi per Alsodes vittatus. Le osservazioni sul campo indicano, infatti, che la specie è vulnerabile a diversi rischi, tra cui la frammentazione dell’habitat, l’espansione delle attività agricole e urbane, e la diffusione del fungo Batrachochytrium dendrobatidis, che ha sterminato intere popolazioni di anfibi in tutto il mondo.
Questi fattori potrebbero compromettere seriamente la sopravvivenza della specie, a tutti gli effetti in pericolo di estinzione.
Un invito alla ricerca e alla conservazione
Sebbene sia chiara la minaccia per Alsodes vittatus, è necessario raccogliere ulteriori dati per comprenderne meglio la distribuzione, l’ecologia e le specifiche esigenze di conservazione. I ricercatori hanno avvistato la specie solo in due piccole aree, il che comporta un aumento del rischio di estinzione se non si attuano misure di protezione adeguate.
La riscoperta mette in evidenza anche la scarsità di conoscenze biologiche ed ecologiche sugli anfibi del Cono Sud. La biodiversità di questa regione, infatti, è ancora poco esplorata, e molti anfibi sudamericani restano misteriosi.
Il caso di Alsodes vittatus è emblematico, dunque, di una realtà più ampia: il Sud America, pur essendo ricchissimo di biodiversità, è anche un continente dove numerose specie di anfibi e altri animali stanno scomparendo senza che li conosciamo abbastanza per proteggere adeguatamente il loro habitat.
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Gli scienziati sono chiari nel loro monito: la ricerca e la conservazione vanno di pari passo. Senza informazioni accurate e tempestive, non si può sperare di salvare specie come questa, che potrebbero estinguersi prima che abbiamo avuto la possibilità di conoscerle appieno. Il tempo, pertanto, costituisce un fattore fondamentale, che rende la conservazione della biodiversità una sfida scientifica meritevole del massimo impegno.
[Immagine dallo studio “Lost for more than a century: the rediscovery of Alsodes vittatus”, pubblicato sulla rivista ZooKeys]
