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L’umami: il quinto gusto che esalta il sapore dei cibi

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L’umami: il quinto gusto che esalta il sapore dei cibi ultima modifica: 2025-01-21T23:01:23+01:00 da Redazione eHabitat.it
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L’umami è un termine che negli ultimi decenni ha conquistato un posto di rilievo nel panorama gastronomico globale. Spesso definito come il “quinto gusto”, si affianca ai quattro gusti di dolce, salato, amaro e acido, offrendo un’esperienza sensoriale unica e intrigante. 

Cos’è l’umami?

Il termine “umami” deriva dal giapponese e può essere tradotto come “saporito” o “delizioso”. È stato identificato per la prima volta nel 1908 dal chimico giapponese Kikunae Ikeda, che lo attribuì al glutammato monosodico, un aminoacido naturale presente in molti alimenti. L’umami è caratterizzato da un sapore intenso e avvolgente che stimola dei recettori specifici della lingua. Questo gusto è difficile da definire con precisione perché non è immediatamente riconducibile a una sensazione chiara, come ad esempio il dolce o l’acido. Si percepisce come una qualità che amplifica la ricchezza di un piatto, creando un effetto di “pienezza” e armonia. Spesso viene descritto come il sapore della comodità o della soddisfazione.

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Dove si trova l’umami?

L’umami è presente in moltissimi alimenti, molti dei quali giocano un ruolo centrale anche nella cucina italiana. Tra le fonti principali troviamo i pomodori maturi, i formaggi stagionati, i funghi, il tartufo, le alghe, la salsa di soia e alcuni tipi di pesce e carne. In particolare, il parmigiano reggiano è uno degli ingredienti che meglio esprime l’essenza dell’umami nella tradizione gastronomica italiana. La sua ricchezza di glutammato lo rende un vero e proprio esaltatore naturale di sapore. Anche il prosciutto crudo, grazie alla sua stagionatura, è un esempio di alimento ricco di umami. La sua combinazione di dolcezza e sapidità, arricchita dall’intensità dell’umami, lo rende unico e versatile. Altri alimenti italiani ricchi di umami includono le acciughe, utilizzate in molte preparazioni per aggiungere profondità e complessità di sapore, e i pomodori secchi, concentrati di sapore che valorizzano sia piatti freddi che caldi.

Condire i cibi con ingredienti ricchi di umami non solo migliora il sapore, ma crea un’esperienza gustativa equilibrata e soddisfacente. Ad esempio, l’aggiunta di una spolverata di parmigiano dona un gusto umami a qualsiasi cibo e sta benissimo con le verdure: ad esempio, in questa pagina su come cucinare i cavolini di Bruxelles, c’è una ricetta molto gustosa per gratinarli al forno. Così anche l’aggiunta di qualche acciuga in una salsa o il semplice utilizzo di un brodo ben preparato possono trasformare un piatto ordinario in un’esperienza di gusto.

L’umami nella cucina e nella cultura del gusto

La scoperta dell’umami ha avuto un impatto significativo non solo nella cucina asiatica, dove è stato studiato e riconosciuto per secoli, ma anche nella tradizione culinaria occidentale. La classificazione questo gusto ha permesso ai cuochi di sfruttarlo in modo più consapevole, creando piatti capaci di sorprendere e appagare il palato. Oggi è al centro di numerosi studi scientifici e applicazioni gastronomiche. È riconosciuto come un elemento essenziale per l’equilibrio dei sapori e, inoltre, il suo utilizzo può contribuire a ridurre la quantità di sale nei piatti, senza compromettere il sapore, rendendolo un alleato prezioso anche per una cucina più sana.

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L’umami non è solo un sapore, ma un’esperienza sensoriale che arricchisce e completa i piatti, rendendoli più complessi e appaganti. Che si tratti di un semplice brodo, di un piatto di pasta con il parmigiano o di una ricetta elaborata, l’umami può essere definito come il filo conduttore che unisce tradizione e innovazione in cucina, valorizzando ogni ingrediente e celebrando la ricchezza dei sapori naturali.

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