I limiti dello sviluppo

I limiti dello sviluppo compie cinquant’anni ma è più attuale che mai

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I limiti dello sviluppo compie cinquant’anni ma è più attuale che mai ultima modifica: 2022-07-25T07:37:54+02:00 da Davide Mazzocco
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Pubblicato nel marzo 1972, I limiti dello sviluppo continua a essere una lungimirante pietra miliare nel dibattito sulla sostenibilità ambientale

Mezzo secolo fa, più precisamente il 2 marzo 1972, usciva The Limits to Growth (I limiti dello sviluppo), il rapporto commissionato al MIT dal Club di Roma e firmato da Donella Meadows, Dennis Meadows, Jørgen Randers e William W. Behrens III in rappresentanza di un team di 17 ricercatori. Questo rapporto, basato su di una simulazione al computer, provava a predire le conseguenze della continua crescita della popolazione sull’ecosistema terrestre e sulla stessa sopravvivenza della specie umana.

Mai come oggi questo testo – dal 6 giugno 2013 disponibile sotto licenza Creative Commons Attribuzione Noncommerciale – sembra confermare la lungimiranza dei suoi autori. In cinquant’anni The Limits to Growth ha venduto circa 30 milioni di copie nelle 30 traduzioni diffuse in tutto il mondo.

Numerosi sono stati gli aggiornamenti di questa pietra miliare della riflessione sulla sostenibilità: Beyond the Limits e The Limits to Growth: The 30-Year Update sono stati pubblicati rispettivamente nel 1992 e nel 2004. Nel 2012 Jørgen Randers ha dato alle stampe 2052: A Global Forecast for the Next Forty Years, mentre quest’anno, in occasione del cinquantennale, Dennis Meadows e lo stesso Randers si sono uniti ad altri 19 contributori per produrre Limits and Beyond.

I precursori de I limiti dello sviluppo

Nel 1962 la biologa statunitense Rachel Carson pubblicò Silent Spring, un’appassionata descrizione scientifica sulla strage di uccelli e insetti conseguente all’utilizzo di DDT, fitofarmaci, fertilizzanti e alle pratiche di meccanizzazione forzata in agricoltura. Nel saggio Introduction à une politique de l’homme del 1965, il filosofo Edgar Morin affermò con lucidità i pericoli di una scienza sempre più orientata verso una specializzazione disciplinare con effetti devastanti per gli studi di tipo ecologico-ambientale che richiedono, invece, visioni e metodi interdisciplinari.

Nel 1968, Aurelio Peccei – fra i fondatori di Alitalia, dirigente FIAT e, successivamente, amministratore delegato di Olivetti – istituì il Club di Roma, un forum informale equidistante rispetto al Patto Atlantico, al Patto di Varsavia e al Movimento dei Paesi non allineati che pose le basi per gli studi interdisciplinari e internazionali sull’ambiente e sui disequilibri ecologici di origine antropica.

Dopo due anni di attività e incontri, nel 1970 il Club di Roma incaricò il Massachussetts Institute of Technology (MIT) di redigere un rapporto che compia una sintesi fra il prelievo delle risorse, lo stato dell’ambiente e le conseguenze dell’azione umana.

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I dieci scenari di The Limits to Growth

Non si può crescere all’infinito in un sistema finito, non c’è frase capace di sintetizzare meglio i concetti espressi ne I limiti dello sviluppo. I ricercatori individuano dieci scenari:

1) crisi delle risorse non rinnovabili (combustibili, minerali e acque fossili),

2) crisi da inquinamento,

3) crisi alimentare,

4) crisi da erosione (dovuta all’ipersfruttamento del suolo in ambito agricolo),

5) crisi multipla (proteggere la terra dall’erosione genera una scarsità di risorse naturali e di cibo),

6) crisi da costi,

7) programmazione famigliare (per contenere la progressione demografica),

8) moderazione degli stili di vita,

9) utilizzo più efficiente delle risorse naturali,

10) tempestività (più tardi si agirà peggiori saranno le conseguenze delle crisi prima elencate).

Gli autori sostengono, in sintesi, che si deve accettare l’idea della finitezza della Terra, che è necessario intraprendere più azioni coordinate per gestire tale finitezza e che gli effetti negativi dei limiti dello sviluppo rischiano di diventare tanto più pesanti quanto più tardi si agirà.

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Reazioni a I limiti dello sviluppo

Jimmy Carter, presidente degli Stati Uniti fra il 1977 e il 1981, lesse I limiti dello sviluppo, incontrò Donella Meadows e ne condivise le idee. La Chiesa Cattolica dopo un iniziale interesse per il rapporto, voltò le spalle all’allarme del Club di Roma per contrastare il tema dei pericoli connessi alla crescita demografica. In Italia il testo venne drasticamente osteggiato da schieramenti bipartisan: contro la creatura di Peccei si schierarono sia Gianni Agnelli (ex datore di lavoro del promotore del club di Roma) che il Partito Comunista Italiano. Alla fine degli anni Settanta tanto il rapporto che le istanze dei movimenti ambientalisti erano oggetto di stroncature molto dure.

Una macchina della delegittimazione molto simile a quella messa in moto dall’industria petrolifera per alimentare il negazionismo climatico iniziò a criticare i punti salienti de I limiti dello sviluppo.

Ronald Reagan, successore alla Casa Bianca di quel Jimmy Carter che aveva dialogato con Donella Meadows, nella vincente campagna per le presidenziali del 1980 attaccò il movimento d’opinione sorto in seguito alla pubblicazione del rapporto, tanto da dichiarare che “approssimativamente, l’80% dell’inquinamento della nostra aria deriva dal rilascio di idrocarburi da parte della vegetazione, quindi non esageriamo nel fissare e applicare severi standard di emissione da fonti artificiali”.

La previsione secondo la quale, a partire dal 2000, l’umanità sarebbe entrata in una condizione di crisi sistemica a causa della rarefazione delle risorse naturali fu rigettata dalla cultura economica internazionale che sostenne, al contrario, che l’evoluzione tecnologica avrebbe sopperito alla mancanza di risorse, ma la policrisi con la quale facciamo i conti oggi non fa che confermare la lungimiranza del gruppo di studiosi che cinquant’anni fa minò la monolitica egemonia dell’ideologia sviluppista.

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Giornalista e saggista, ha scritto di ecologia, ambiente e mobilità sostenibile per numerose testate fra cui Gazzetta, La Stampa Tuttogreen, Ecoblog, La Nuova Ecologia, Terra, Narcomafie, Slow News, Slow Food, Ciclismo, Alp ed ExtraTorino. Ha pubblicato numerosi saggi fra cui “Giornalismo online”, “Propaganda Pop”, "Cronofagia" e "Geomanzia".

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