Principessa Mononoke – L’equilibrio fra progresso e Natura

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Principessa Mononoke – L’equilibrio fra progresso e Natura ultima modifica: 2022-07-24T07:35:47+02:00 da Emanuel Trotto
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Dopo otto anni ritorna al cinema Principessa Mononoke, il kolossal ecologico di Hayaho Miyazaki in un Giappone magico e brutale.

Il fatto

Principessa Mononoke è ambientato nel Giappone medioevale in cui il giovane Ashitaka sconfigge un demone che minaccia il suo villaggio. Prima di morire il demone lo maledice. Per trovare una possibile cura dovrà andare nei boschi orientali dove risiedono le Divinità…

Princess Mononoke
Princess Mononoke, la locandina

Il commento

«Talvolta lo paragonano a me. Mi dispiace per lui perché lo abbassano di livello.» Questa è una dichiarazione che fece alcuni anni fa Akira Kurosawa, il più famoso, celebrato, omaggiato e imitato fra i registi giapponesi. Il soggetto è un altro suo illustre collega, Hayaho Miyazaki. Anch’egli riccamente omaggiato e celebrato, un Maestro della animazione nipponica. Il senso della dichiarazione di Kurosawa, tuttavia esprime un concetto ben più ampio del semplice omaggio a un collega. Miyazaki, grazie alle sue opere, è riuscito tranquillamente a trascendere dalla definizione di animatore quanto piuttosto a un vero e proprio autore del cinema. Ha provocato una rivoluzione nel cinema a livello culturale pari solo all’arrivo di Walt Disney con Biancaneve e i sette nani nel 1937.

Ma con Walt Disney il discorso sarebbe molto più complesso in quanto si occupava, man mano che la sua fama cresceva, di supervisionare i suoi registi ed animatori. Mentre, sia nei momenti più floridi che in quelli più cupi dello Studio Ghibli, Miyazaki è sempre stato in prima linea. Non si è mai limitato a supervisionare il lavoro altrui, ma ha sempre messo mano fisicamente a quello che veniva realizzato e prodotto dai suoi animatori. Arrivando a disegnare, anche in tarda età, intere sequenze dei suoi film senza alcun supporto esterno. Un autentico artista insomma: ogni singolo movimento degli occhi, ogni singolo colore doveva essere esattamente come lo voleva lui. Questo lo mette nel novero degli Autori: coloro che gestiscono il mezzo cinematografico usandolo come una tela da disegnare e dipingere.

principe Ashitaka
Il principe Ashitaka, il giovane in viaggio per trovare una cura alla maledizione del rancore.

Grazie anche a questa sua attenzione che possiamo rimanere estasiati, anche dopo anni dalla prima visione di opere come Principessa Mononoke(1997), recentemente riproposto nei nostri cinema (dopo otto anni) dal 14 al 20 luglio nella rassegna di Lucky Red “Un mondo di sogni animati” che è iniziata con La città incantata (dall’1 al 6 luglio), e continuerà con Nausicaa della valle del vento (dal 25 al 31 luglio), Porco Rosso (dall’1 al 7 agosto) per finire con Il castello errante di Howl (dall’11 al 17 agosto).

La Principessa Mononoke torna al cinema dopo 14 anni

Uno dei temi ricorrenti in tutti i titoli di Miyazaki è la guerra. Le parti sono incapaci di una possibile convivenza. Gli uomini pensano di poter prevalere sugli avversari grazie ai progressi tecnologici nel dispensare morte e odio. Perché Principessa Mononoke (1997) è un film che parla dell’odio. Del rancore che si manifesta come un simbionte strisciante che prende possesso di chi ne è affetto. Ciò lo rende completamente refrattario a qualunque altro stimolo esterno. Tanto pericoloso perché può colpire, anche nello spirito più puro.

Principessa Mononoke con Moro
La principessa Mononoke con Moro, la Divinità Lupo che le ha fatto da madre adottiva.

Questo è quello che comprende il principe Ashitaka che, per salvare il suo villaggio da un Demone, viene colpito dalla maledizione del rancore. La maledizione non può che portare alla morte. Deve quindi abbandonare il suo popolo e avviarsi verso Ovest in cerca dei Boschi dove albergano ancora gli spiriti delle Antiche Divinità. Per farlo dovrà attraversare il Giappone del periodo Muromachi (1336 – 1573) un periodo attraversato da feroci lotte intestine fra i signorotti locali spesso in conflitto con un potere centrale debolissimo.

Ashitaka giunge nel bosco in cui regna ancora il Dio della Foresta, una creatura ibrida che permette l’equilibrio della Natura e la protegge, che racchiude in sé la morte e la vita. Questo Eden è minacciato dalla Città del Ferro della Signora Eboshi. Lei cerca di mettere a punto nuovi tipi di moschetto per prevalere sui samurai vicini e per conquistare sempre più terreno al Bosco. A vigilare su di esso è la principessa Mononoke San, una giovane cresciuta come un Lupo e decisa a uccidere Eboshi per quello che rappresenta: l’ignoranza e il desiderio di sopraffazione.

Nausicaä della Valle del vento, per un cinema del Rispetto

Mononoke riporta alla mente una delle scene finali de I sette samurai (1954) di Kurosawa. In particolare, quando Katzushiro, il più giovane fra loro, sentendosi perduto, sfoga nel combattimento tutto il suo smarrimento. Quando la battaglia è finita, non può far altro che lanciare uno straziante urlo di dolore. Diventare adulti è difficile: perché bisogna imparare a tenere sulla bilancia la gioia e il dolore, la vita e la morte interiore. Allo stesso modo dei protagonisti del film di Miyazaki a partire da Ashitaka e Mononoke. Imparare a progredire e convivere è difficile.

Scheda film di Principessa Mononoke

  • Titolo originale: Mononoke-hime
  • Regia e sceneggiatura: Hayaho Miyazaki
  • Interpreti (voci originali): Yōij Matsuda (Ashitaka), Yuriko Ishida (San), Yūko Tanaka (Signora Eboshi), Akihiro Miwa (Moro), Hisaya Moroshige (Okkotonushi), Kaoru Kobayashi (bonzo Jiko), Sumi Shinamoto (Toki), Tsuneiko Kamijo (Gonza)
  • Origine: Giappone 1997
  • Durata: 128’
  • Temi: CINEMA, ANIMALI, NATURA, TECNOLOGIA

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Nato a Biella nel 1989, si è laureato in Storia del Cinema presso il DAMS di Torino nel 2012, ha partecipato alla rassegna stampa per l’Università al 29, 30, 31mo Torino Film Festival e ha collaborato per il Festival CinemAmbiente 2014. Collabora per diversi blog di cinema e free culture (Il superstite) e associazioni artistiche (Metropolis). Ha diretto due cortometraggi: E Dio creò le mutande (2011), All’ombra delle foglie (2012).

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