Alla tavola delle migranti: un banchetto ricco di arte, cibo e ambiente

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Alla tavola delle migranti: un banchetto ricco di arte, cibo e ambiente ultima modifica: 2016-09-15T08:03:02+02:00 da Alessandra Cavone
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Un festival in cui arte, letteratura e cinema raccontano la complessità del mondo a partire dal tema del cibo e lo fanno dal punto di vista di chi è stato obbligato ad abbandonare la propria terra e i suoi frutti.

Complessità è la parola chiave da cui parte questo progetto – ideato da Daniela Fargione docente del corso di Lingua e Letterature anglo-americane all’Università di Torino. Il mondo accademico è vincolato dai confini delle aree disciplinari e ha delle rigidità che non permettono di andare a cercare risposte al di là del proprio campo di ricerca. Il progetto Transnational Appetites: Migrant Women’s Art and Writing on Food and the Environment cerca invece di rappresentare la complessità attraverso più linguaggi.

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Daniela Fargione

Alla tavola delle migranti” è un festival organizzato grazie al patrocino dell’Università di Torino e il sostegno della Compagnia di San Paolo, in partnership con il Concorso letterario nazionale Lingua Madre – ideato da Daniela Finocchi, e con il supporto di Paola Marchi, social media editor del CLM, che vuole portare il tema del cibo come cifra principale per il riconoscimento dell’identità dell’uomo e come punto di partenza per la riflessione e preoccupazione ambientale. Attraverso il cibo vengono evidenziate ingiustizie e discriminazioni sia razziali che di genere nonché ambientali e allo stesso tempo può essere spia di una mancanza di consapevolezza del proprio ruolo in questo meccanismo.

Attraverso le scelte di tutti i giorni, anche quelle che facciamo a tavola, incidiamo positivamente o negativamente sull’ambiente, sull’economia, sugli uomini e sulle donne di un territorio a noi distante ma ci dimentichiamo che siamo strettamente interconnessi e che quegli uomini e quelle donne sono gli stessi che si vedono costretti a scappare e a chiedere ospitalità ai nostri governi.

Il progetto si avvale di una disciplina, nata negli Stati Uniti tra la fine degli anni Ottanta e gli inizi degli anni Novanta, l’ecocritica, anche detta ecologia letteraria, che attraverso l’analisi della letteratura studia il rapporto tra uomo e ambiente naturale e si interroga su come la letteratura e le arti in genere possano influire sull’educazione ambientale. Ma non si tratta solo di studio bensì di stimolo al cambiamento e alla responsabilizzazione dell’uomo verso il pianeta. L’analisi viene affrontata in un contesto che non è quello sociale dell’uomo ma è quello del mondo nella sua interezza. Infatti, l’ecocritica toglie l’uomo dal centro della riflessione per metterlo sullo stesso piano di tutte le creature viventi.

ecocritica

Tutto nasce dalla diagnosi della mia celiachia – continua Daniela Fargione. Da allora ho cominciato a leggere molto sull’alimentazione e mi sono resa conto del legame tra il mio corpo e il corpo della terra. Ingerire cibo non è solo nutrirsi, non è solo mettere benzina nella nostra macchina ma è ricevere un pezzo di un’altra natura. Parlo di un’altra natura perché ci dimentichiamo sempre che l’uomo stesso è natura. Da queste letture, mi sono imbattuta in testi che sembrano, in prima analisi, distanti dalla realtà ma che raccontavano fenomeni già in corso come, ad esempio, l’ibridazione degli animali. L’ecocritica ha diffuso questo genere di romanzi e ha puntato il riflettore su autrici come  Margaret Atwood, Monique Truong, Karen Tei Yamashita, per citarne alcune. Questo approccio mi ha convinto a tal punto che dal 2011 l’ho inserito nei miei corsi universitari dove ho potuto constatare che funziona perché è stimolante. I giovani studenti che arrivano alla prima lezione spesso non sanno porsi le domande giuste ma alla fine dell’anno lo scambio che abbiamo è davvero ricco.

Uomo cibo e natura

Proprio in ottica di multidisciplinarietà e di dialogo tra approcci distinti il programma di sabato vedrà un susseguirsi di incontri, una tavola rotonda, la presentazione del concorso letterario Internazionale “Lingua Madre”, il contributo dell’Orchestra Internazionale per la pace “Pequeñas Huellas”, laboratori artistici e al termine verrà proiettato il documentario “Il mio corpo è la mia terra”  con i registi Carola Benedetto e Igor Piumetti e il film “Ten Billion. What’s on your plate” con l’introduzione di Gaetano Capizzi direttore di CinemAmbiente.

Se siete anche solo un po’ curiosi vi invitiamo a partecipare, sabato 17 settembre, dalle ore 9.30, all’aula magna della Cavallerizza Reale di Torino.

Alla tavola delle migranti: un banchetto ricco di arte, cibo e ambiente ultima modifica: 2016-09-15T08:03:02+02:00 da Alessandra Cavone
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Alla tavola delle migranti: un banchetto ricco di arte, cibo e ambiente ultima modifica: 2016-09-15T08:03:02+02:00 da Alessandra Cavone

Ha fatto della sua passione per l'ambiente un lavoro. E' consulente per enti pubblici e aziende che aiuta nella riduzione dell'impatto ambientale e nelle strategie di sostenibilità. Lotta ogni giorno per il risveglio degli "uomini pigri" armata di piccoli gesti gentili. La potete incrociare per le strade dritte di Torino in sella alla sua bici verde a caccia di storie da raccontare, se non sta viaggiando o ballando...

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