Esistono diversi modi per immergersi nella natura, riscoprendo il piacere e il benessere di un approccio diretto con i suoi elementi. Tra questi, c’è anche il barefooting, ovvero la pratica di camminare a piedi nudi per riappropriarsi degli spazi naturali e dei benefici che il corpo può ricevere dal contatto con il terreno. Il barefooting non è solo una disciplina, ma una vera e propria filosofia di vita nata in Nuova Zelanda, poi diffusasi nei Stati Uniti e, in seguito, in tutta l’Europa, Italia compresa. Con il graduale sviluppo della pratica, sono fioriti anche gli studi scientifici, che ne hanno evidenziato gli effetti positivi per l’organismo. Scopriamoli insieme.
I benefici
Il barefooting consente innanzitutto di sviluppare la sensibilità degli arti inferiori. Nei secoli passati, quando gli uomini vivevano ancora scalzi, l’abitudine al contatto con il terreno permetteva loro di avere una pianta del piede resistente e forte, una condizione che si può tornare a sperimentare tutt’oggi. Togliendo le scarpe e camminando a piedi nudi per diverse ore, infatti, oltre ad assaporare un profondo senso di libertà, i muscoli dell’arco plantare, della caviglia e delle tibie acquistano un’inattesa energia.
Ne giova anche la postura, riconquistando un equilibrio, che nella vita di tutti giorni viene falsato dall’abitudine di indossare calzature, spesso completamente artificiali, come nel caso di scarpe con tacchi alti o a punte troppo strette.
Uno studio dell’Università della California Irvine ha sottolineato come camminare scalzi migliori la fluidità del sangue e la circolazione, diminuendo così i rischi di manifestare problematiche cardiovascolari, come ictus e infarto. Dalla stessa ricerca, è inoltre emerso che il contatto diretto con la terra diminuirebbe i dolori muscolari e articolari, il diabete, l’asma e i disturbi del sonno. Altri studi hanno invece rilevato come camminare a piedi nudi rafforzi il sistema immunitario e contrasti la produzione dei radicali liberi, principali responsabili dell’invecchiamento cellulare.
Ai benefici fisici, si aggiungono quelli psico-emotivi. Come sottolineato da Andrea Bianchi, esperto barefooter e autore del libro “Il silenzio dei passi”, rinunciare all’uso delle calzature, stabilendo una relazione più autentica con il terreno su cui ci muoviamo, permette di avanzare con lentezza, in modo da scegliere dove appoggiare il piede per evitare ostacoli. Ognuno ha così l’opportunità di decidere il proprio percorso, che diviene inevitabilmente unico. Lo stretto legame che si stabilisce con la natura, inoltre, riduce lo stress, risolleva l’umore e aiuta la mente a staccarsi dai pensieri negativi.
Dove praticarlo
Per sensibilizzare sui risvolti positivi del camminare a piedi nudi, in Italia sono nate associazioni come Nati Scalzi, gruppo attivo fin dal 1999. Si stanno inoltre diffondendo consigli di esperti sui luoghi in cui praticare il barefooting e veri e propri percorsi sensoriali che promuovono questa pratica, nell’ottica del benessere psico-fisico.
La spiaggia è senza dubbio uno degli spazi per eccellenza in cui poter camminare scalzi. La stessa scienza ne ha rilevato i benefici, dimostrando che una semplice passeggiata in riva al mare, in cui si alternano momenti sulla sabbia asciutta a tratti percorsi sulla sabbia bagnata, è in grado di riequilibrare la postura. Se la camminata viene poi eseguita con le gambe immerse nell’acqua fino al ginocchio, l’efficacia per la salute aumenta, favorendo la circolazione sanguigna e linfatica.
Un ambiente altrettanto adatto per praticare il barefooting è il bosco. Nell’atmosfera silvestre, circondati dal cinguettio degli uccelli, dal rilassante scorrere dei ruscelli, dal fruscio del vento tra gli alberi, assaporare il contatto dei piedi con la terra diviene un’esperienza ancor più gradevole. Non a caso, sta crescendo il numero di percorsi studiati per il barefooting. Citiamo solo alcuni esempi, tra i tanti disponibili. In Val di Fassa, esiste il Percorso sensoriale di Isquiez, inaugurato nell’estate 2011 da Tom Perry, il noto alpinista che corre a piedi nudi sulle montagne, per solidarietà. Il tragitto, facilmente percorribile da tutti, si snoda nel bosco per circa un chilometro, accompagnato da cartelli in legno con curiosità e informazioni sulla natura circostante.
A Morgex, in Val d’Aosta, è stato invece creato un sentiero di circa 600 metri, che permette di sollecitare le capacità sensoriali attraverso diversi materiali depositati sul terreno da calpestare, come legno, muschio, erba, acqua e sabbia. Facendo una capatina all’estero, la Germania si colloca tra i Paesi in cui il barefooting è quasi all’ordine del giorno. Nel territorio tedesco, vi sono infatti decine di Barfuß Park, parchi tematici dedicati al camminare scalzi.
Per chi si approccia al barefooting per la prima volta, usufruire di questi percorsi ad hoc è forse la scelta migliore per impratichirsi in totale sicurezza, evitando eventuali rischi come terreni troppo sconnessi o contaminati da oggetti che potrebbero provocare ferite o tagli.
Dopo i primi timidi tentativi, probabilmente, per molti il barefooting si trasformerà in un’abitudine ricorrente, per godere appieno della fusione totale con la natura. Qualcuno di voi lo pratica già? Raccontateci le vostre esperienze!

Nella foto principale vediamo una in lingerie che gira scalza di notte.
Che foto è?