Transumanza, avanzare e sopravvivere fra tradizione e modernità

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Transumanza, avanzare e sopravvivere fra tradizione e modernità ultima modifica: 2016-02-21T08:30:15+01:00 da Emanuel Trotto
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Transumanza è il documentario di Danilo Catti che racconta la storia di Ernestino e Renza percorrono, ogni anno, cinquecento chilometri per procurare alle loro pecore erba fresca. Sono pastori, mestiere (e cultura) a rischio d’estinzione.

Il fatto

Transumanza racconta di Ernestino e Renza che con il loro gregge percorrono a piedi, tutti gli anni, circa cinquecento chilometri: dalle rive del Po alle vette della Val Formazza, in cerca di erba fresca e verde per i loro animali. Ignorando completamente il vivere moderno. Avanzandoci contro, anzi, con il loro esercito costituito da tremila pecore, duecento capre, asini, cani e cavalli.

Transumanza clip1

Il commento

La pastorizia e l’allevamento, lo insegnano i sussidiari, sono alcune delle prime attività dell’uomo neolitico. Subito dopo l’intuizione che, sotterrando sotto terra un seme e curandolo regolarmente, poteva crescere una pianta. Si passa dunque all’idea che da alcuni tipi di animali, facilmente addomesticabili, si possono ottenere carne, latte e materiale per il vestiario che sia la loro pelle o il loro pelo o vello: una sorta di rielaborazione del concetto di caccia, così come l’agricoltura vale per la raccolta. L’attività del pastore è antica quanto quella dell’uomo civilizzato e convive tutt’ora con la tecnologia (nei casi di allevamenti intensivi) ma rimane, il più delle volte, defilata dal mondo moderno.

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È proprio questa l’impressione che si ha a guardare un piccolo gioiellino cinematografico pensato per la televisione Svizzera, ma che ha inoltre partecipato a vari festival, come il Milano Mountain Film Festival o lo Swiss Mountain Film Festival: il documentario Transumanza del luganese Danilo Catti. In esso viene raccontata la storia di Ernestino e Renza: lui pastore da una vita, che se l’è dovuta sudare alla morte del padre a quattordici anni, che gli ha indurito l’indole rafforzato il carattere; lei, dapprima sposata con un altro uomo, sempre vissuta nella sedentarietà, ha un animo più amorevole ma non per questo più fragile. Ogni anno, con i loro dipendenti rumeni, muovono un autentico fiume di lana dalle rive del Po alle vette della Val Formazza e ritorno: spesso passando in mezzo ai paesi, nella disapprovazione di alcuni e nella gioia che altri provano al loro arrivo. «Il giorno più bello dell’anno è quando voi arrivate, il più triste è quando state andando via … Anzi no, sono due i giorni più belli dell’anno: quando arrivate e quando ritornate» dice, sul finale uno di questi paesani.

Transumanza 2

Mentre scorrono le immagini (senza alcun tipo di commento sonoro o vocale che non sia dei protagonisti, o lo scampanio delle pecore) ci si rende sempre più consapevoli che l’attività del pastore è qualcosa di fuori dal mondo civilizzato. Un mondo civilizzato che viene mostrato per squarci nelle strade e nei paesi attraversati, nella ruolotte che fa da rifugio per le poche ore di sonno che la transumanza concede.

Ernesto e Renza si muovono come alieni in un mondo che è spesso alieno a loro e ai loro occhi, ma del quale non possono fare a meno di conviverci per vivere: la loro sola rendita è dovuta alla vendita della lana delle loro tremila pecore a industrie tessili. Ma i guadagni sono scarsi perché quello che fanno è oramai anni luce dalla normale produzione tessile, più meccanizzata e con allevamenti più sedentari. Senza escludere il fatto che la lana sta divenendo sempre di più un prodotto d’eccellenza, sempre più soppiantato dai fibre tessili chimiche di qualità minore, ma più facilmente producibili (e maggiormente inquinanti e per nulla biodegradabili).

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Transumanza ha un che di crepuscolare ma, allo stesso tempo, dà speranza e continuità nel futuro nella vita di questi piccoli grandi uomini, che compiono uno dei mestieri più antichi del mondo: perché nessuno va via davvero fino a che la gioia del loro ricordo e la speranza del ritorno sopravvivono in chi resta.

Scheda film di Transumanza

  • Titolo originale: Transumanza
  • Regia e soggetto : Danilo Catti
  • Interpreti: Ernestino e Renza (se stessi)
  • Origine: Svizzera 2013
  • Durata: 53′
  • Temi: CINEMA, NATURA, PASTORIZIA, ANIMALI

 Il regista

Danilo Catti nasce a Lugano nel 1955. Fra il 1976 e il 1981 frequenta l’Institut National Supérieur des Arts du Spectacle et Techniques de Diffusion. Ha lavorato come aiuto regista, tra gli altri, per Jaco Van Dormael e i fratelli Dardenne. Dal 1991 al 1996 ha realizzato diversi documentari per la TV Svizzera Italiana. Il suo primo film è Giù le mani nel 2008, per raccontare la storia della lotta sindacale dei ferrovieri svizzeri per evitare di esternalizzare le Officine Cargo di Bellinzona. Su quattrocento operai delle stesse, si incentra pure il suo secondo lavoro, 1 due 100 officine (2011). Ha diretto poi, sempre per la Televisione Svizzera Italiana, Transumanza (2013).

In apertura la puntata di Storie, programma della RSI (Radiotelevisione svizzera) dedicata al documentario Transumanza.

Transumanza, avanzare e sopravvivere fra tradizione e modernità ultima modifica: 2016-02-21T08:30:15+01:00 da Emanuel Trotto
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Nato a Biella nel 1989, si è laureato in Storia del Cinema presso il DAMS di Torino nel 2012, ha partecipato alla rassegna stampa per l’Università al 29, 30, 31mo Torino Film Festival e ha collaborato per il Festival CinemAmbiente 2014. Collabora per diversi blog di cinema e free culture (Il superstite) e associazioni artistiche (Metropolis). Ha diretto due cortometraggi: E Dio creò le mutande (2011), All’ombra delle foglie (2012).

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