Sticky è un film edificante sull’estinzione. Una storia vera e stupefacente diretta e animata dalla giovane regista Jilli Rose.
Potrebbe sembrare una favola che comincia come molte altre. Una mano scorre i titoli tra i dorsi dei libri in una vecchia biblioteca. Prima titubante e poi decisa si sofferma sul titolo di un libro. Lo schiude e l’avventura ha inizio. Ecco come inizia Sticky, il documentario animato che ha collezionato numerosi riconoscimenti, fra cui il Best Short Award al San Francisco Green Film Festival 2014, membro della rete Green Film Network.
Le immagini ci raccontano la storia avvincente di come un piccolo gruppo di insetti stecco (artropodi che appartengono all’ordine dei Phasmidae che hanno la caratteristica di essere sottili e allungati a somigliare ramoscelli secchi) siano sopravvissuti all’estinzione su di una scogliera sotto un piccolo cespuglio nonostante i ripetuti attacchi da parte dell’uomo. La vicenda, che ha dell’incredibile, si è svolta sulla Ball’s Pyramide, un promontorio vicino all’isola Lord Howe, un piccolo angolo di paradiso australiano eletto patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.
Ci viene raccontato come l’uomo abbia causato l’estinzione della maggior parte degli esseri viventi endemici dell’isola. Quella terra dapprima stabile, in equilibrio e incontaminata, segue ora un destino che la porterà a divenire un semplice cumulo di terra sterile, sfruttata dall’agricoltura e dall’allevamento. Gran parte del documentario è commentato da una voce narrante che illustra e chiarisce tutti gli avvenimenti, dalla scoperta di alcuni esemplari di insetti stecco alla lunga e snervante trafila burocratica per ottenere i permessi per l’allevamento in cattività fino alla restituzione al loro habitat naturale.
Un cortometraggio significativo, didattico ed essenziale. La parola “estinzione” perde ogni suo significato assoluto: infatti, il Dryococelus australis, dato estinto dagli anni ’60, viene riscoperto grazie ad uno sparuto manipolo di eroi che ritrovano un piccolo gruppo di questi enormi insetti (quasi 15 cm) sotto un piccolo cespuglio su di uno scoglio. 24 gli esemplari trovati. Un vero e proprio caso di “specie Lazzaro”, come gli scienziati amano definire specie date per spacciate e poi prodigiosamente ritrovate.
Una storia positiva, che emoziona il pubblico e che non può che creare speranza negli spettatori. “Ci sono così tante storie truci e preoccupanti nel genere di film che affrontano il tema della conservazione. E’ facile sentirsi senza speranza quando li si guarda. Io sono una grande fan delle buone notizie e degli effetti energizzanti di una storia ottimista. Questa storia mi ha elettrizzato quando l’ho letta per la prima volta. Sono rimasta stupefatta che una conservazione tanto stupefacente sia avvenuta proprio sotto il mio naso e che io non ne sapessi nulla. Ho istantaneamente accantonato l’animazione su cui stavo lavorando e ho cominciato la pre-produzione di questo film” scrive Jilli Rose presentando il progetto sul web ai potenziali sostenitori. “Racconto la vicenda attraverso l’animazione per renderla più attraente possibile: rivolgendomi ai bambini proprio per mezzo degli stessi disegni animati, e parlando agli adulti grazie alla bellezza di colori, composizione e movimento. Ho inzuppato ogni fotogramma con una quantità illimitata di amore e colore, voglio deliziare ogni occhio che vede il film e farlo arrivare a un pubblico più ampio possibile”.
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Durante la visione della pellicola si respira un’aria di tragedia e carestia, e mentre il dramma si trasforma in impegno e volontà, riecheggia un inno alla vita, alla passione e a chi crede ancora che la felicità stia nel cuore di ognuno di noi, così che anche le piccole cose possano fare grande il genere umano e gli esseri che, con noi, sfiorano questo mondo.