Aree naturali terrestri: quasi un decimo distrutto negli ultimi 20 anni

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Aree naturali terrestri: quasi un decimo distrutto negli ultimi 20 anni ultima modifica: 2017-02-20T08:00:58+01:00 da Alessandra Varotto
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Secondo un recente studio pubblicato sulla rivista Current Biology, un decimo delle aree naturali terrestri è andato perduto dai primi anni ’90 ad oggi. E senza una decisa inversione di tendenza, potrebbero non esisterne più entro il 2100.

aree naturali terrestriI ricercatori hanno scoperto infatti che un territorio pari al doppio della superficie dell’Alaska è stato distrutto da attività umane quali la conversione dei terreni ad uso agricolo, da attività di tipo industriale e dallo sviluppo di nuove infrastrutture. Sono andati perduti 3.3 milioni di chilometri quadrati, che equivalgono a poco meno del 10% del totale delle aree naturali terrestri. Le perdite più consistenti sono state registrate in Sud America (-29.6%) e Africa (-14%). Secondo i ricercatori, attualmente le aree che permangono intatte ammontano al 23.2% della superficie terrestre globale, pari a 30.1 milioni di chilometri quadrati.

Fonte: Current Biology
Fonte: Current Biology

«Nonostante le aree naturali siano fondamentali per la conservazione della biodiversità, per la regolazione dei microclimi locali e per il sostentamento di molte comunità locali emarginate politicamente ed economicamente, queste sono completamente ignorate a livello di politica ambientale» ha affermato il dott. James Watson dell’Università del Queensland in Australia, autore principale dello studio. «Senza politiche specifiche volte a proteggere queste aree, esse diventano vittime dello sviluppo diffuso. Ci rimangono probabilmente da uno a due decenni per modificare tutto ciò. Gli organi politici internazionali devono individuare le azioni necessarie per preservare le aree naturali esistenti, prima che sia troppo tardi».

La perdita su vasta scala delle aree naturali esistenti potrebbe avere conseguenze disastrose a livello di cambiamento climatico. Le foreste immagazzinano infatti grandi quantità di carbonio che, se rilasciate nell’atmosfera, potrebbero accelerare il processo di riscaldamento globale. Gli autori precisano che «evitare le emissioni proteggendo le aree naturali, in particolare quelle boreali e dell’Amazzonia, darebbe un contributo significativo alla stabilizzazione delle concentrazioni atmosferiche di CO2».

Lo studio sostiene infatti che la distruzione delle foreste causata da attività industriali ed estrattive, dagli incendi provocati dall’uomo e dai rapidi cambiamenti climatici degli ultimi anni, potrebbe trasformare queste ultime da serbatoi benefici in grado di assorbire carbonio, a dannose fonti di emissione dello stesso. La perdita delle aree naturali, inoltre, minaccerebbe anche la sopravvivenza di molte specie animali inserite nella lista rossa delle specie in via di estinzione.

disboscamentoLo studio avverte che la perdita delle aree naturali è irreversibile. Pertanto, debbono essere intraprese azioni immediate su larga scala per proteggerle dalle attività umane, al fine di assicurare che gli ecosistemi esistenti possano continuare ad esistere, garantendo il persistere di processi ecologici ed evolutivi essenziali, nonché il benessere stesso delle generazioni future.

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Appassionata di sostenibilità, comunicazione e innovazione, ha conseguito un dottorato in Social Marketing for Sustainability presso l’Università degli Studi di Padova e la University of Exeter (UK), e un master in comunicazione digitale allo IUSVE di Venezia con una tesi sul digital storytelling della CSR nel settore food. TEDx speaker e communication manager di progetti europei LIFE, nel tempo libero ama studiare e visitare luoghi nuovi vicini e distanti, dove fare lunghe passeggiate all’aria aperta godendo della gioia e della meraviglia che la natura è in grado di suscitare.

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