Greenpeace protesta contro Jeff Bezos a Venezia con un maxi striscione in Piazza San Marco: una denuncia simbolica contro l’ingiustizia climatica e il potere dei miliardari sul destino del pianeta
Una scritta gigante campeggia in Piazza San Marco, il cuore della città lagunare: “If you can rent Venice for your wedding, you can pay more tax” [Se puoi affittare Venezia per il tuo matrimonio, allora puoi pagare più tasse n.d.r.]. È il messaggio che Greenpeace Italia e il collettivo britannico Everyone Hates Elon hanno rivolto a Jeff Bezos, fondatore di Amazon e uno degli uomini più ricchi del mondo, in vista del suo sfarzoso matrimonio in Laguna a Venezia.
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L’azione dimostrativa, avvenuta all’alba del 23 giugno, ha visto decine di attivisti stendere uno striscione di 400 metri quadrati, per denunciare non solo lo sfarzo dell’evento privato, ma l’impatto ambientale e sociale delle grandi fortune che, a detta di Greenpeace, prosperano a spese del pianeta.
Il lusso di pochi, i costi per tutti
Secondo gli attivisti, la scelta di Venezia come sfondo per un matrimonio esclusivo è il simbolo di un mondo in cui pochi privilegiati sfruttano risorse pubbliche e ambientali, mentre miliardi di persone nel mondo subiscono le conseguenze della crisi climatica.
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«Non possiamo restare a guardare mentre i miliardari si appropriano di luoghi simbolici e intanto alimentano il cambiamento climatico con investimenti in industrie inquinanti e logiche di profitto sfrenato», ha dichiarato Greenpeace. Il riferimento è alle emissioni legate alla logistica globale, all’e-commerce e alle spedizioni ultra-rapide che caratterizzano aziende come Amazon, spesso a scapito di lavoratori, comunità locali e territori fragili.
Ingiustizia climatica: una questione anche fiscale
La protesta non si limita a una critica morale, ma punta il dito contro una vera e propria ingiustizia fiscale e climatica: mentre i super-ricchi vedono aumentare i propri patrimoni, sono spesso tra i principali responsabili dell’impronta ecologica globale, pur contribuendo marginalmente alla fiscalità generale.
«In un momento in cui servono investimenti urgenti per la transizione ecologica, i grandi patrimoni devono essere tassati equamente – afferma l’organizzazione ambientalista – e i loro business devono rendere conto del loro impatto ambientale».
Venezia: cartolina fragile e simbolo globale
Scegliere Venezia, città simbolo della bellezza italiana ma anche della vulnerabilità ai cambiamenti climatici, non è casuale. Con l’innalzamento del livello del mare e l’aumento degli eventi estremi, la Laguna si trova ogni anno più minacciata. Celebrare un matrimonio extra-lusso qui, secondo Greenpeace, è un gesto dissonante con la realtà ecologica che la città affronta.
La voce della società civile
L’azione si inserisce in un contesto più ampio di mobilitazioni globali contro la concentrazione di potere e ricchezza nelle mani di pochi, in un momento in cui la crisi climatica richiede giustizia sociale, equità e responsabilità condivisa.
Il messaggio degli attivisti è chiaro: «I miliardari non sono i padroni del pianeta. Le città non si affittano e il futuro della Terra non può essere deciso da chi inquina di più».
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Le proteste e le mobilitazioni hanno avuto un effetto inaspettato. La festa conclusiva della tre giorni dedicata al super matrimonio non si terrà più nella Scuola Grande della Misericordia, ma all’Arsenale di Venezia. Anche i due imponenti yacht di Bezos, Koru e Abeona, non attraccheranno più in laguna.
Secondo quanto trapelato, la decisione sarebbe stata presa “per evitare disagi ai residenti e ai turisti” – un chiaro riferimento alle proteste minacciate dal fronte No Space for Bezos, che si è aggiunto alla mobilitazione di No Grandi Navi.
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Trionfale la dichiarazione di Tommaso Cacciari, volto storico del movimento: “Questa è una vittoria a tavolino per 3-0. Chi se l’aspettava che 4 scappati di casa, come siamo stati definiti, cambiassero l’agenda di uno degli uomini più ricchi del pianeta?”
Il messaggio per Jeff Bezos da Venezia: non siamo solo spettatori
L’azione di Greenpeace ha voluto lanciare un messaggio forte: i cittadini e le comunità non sono spettatori passivi davanti alle ingiustizie ambientali. Venezia, simbolo della bellezza fragile minacciata dalla crisi climatica e dal turismo predatorio, è diventata per un giorno il palcoscenico di una contro-narrazione: quella di chi difende il pianeta, anche a costo di sfidare i giganti.
[Cover Image @Greenpeace]
