Le associazioni ambientaliste si rivolgono a Matteo Renzi, prossimo al semestre di presidenza della commissione europea, chiedengogli di non perdere quest’occasione per lanciare una reale svolta in ambito climatico.
Le associazioni ambientaliste chiedono a Matteo Renzi un impegno reale nei confronti del clima.
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Solitamente, quando pensiamo a “primo” e “ultimo” non li accostiamo: il primo è colui che apre, scopre, vince, affronta, taglia il traguardo con un tempo inferiore rispetto agli altri. L’ultimo, invece, è sempre colui che chiude, raccoglie, verifica, arriva alla fine di una gara.
Riguardo alla questione climatica, invece, tutti noi siamo contemporaneamente i primi e gli ultimi: la nostra è la prima generazione a doversi interfacciare con le minacce degli sconvolgimenti climatici in corso, ma è anche l’ultima a poter fare qualcosa.
Questo è ciò che emerge dal recente allarme lanciato dalle associazioni ambientaliste europee, che chiedono al primo ministro Matteo Renzi, prossimo al semestre di presidenza della commissione europea, di non perdere quest’occasione per lanciare una reale svolta in questo ambito.
Infatti, secondo i dati ribaditi oggi durante il convegno EUROPA 2030 a Roma, entro il 2050 la popolazione mondiale aumenterà di ulteriori 2 miliardi, passando da 7 a 9 miliardi. Inoltre, dal 1998 questi sono stati i 10 anni più caldi, con uno quota procapite di consumo di combustibili fossili assestata all’85%.
Per questo, Greenpeace, WWF e Legambiente chiedono oggi al governo Renzi un impegno reale volto a stipulare in Europa un nuovo accordo su clima ed energia, proprio in vista del prossimo Consiglio Europeo, previsto il 23 e 24 ottobre.

Le richieste sono ambiziose e, se rispettate, promettono di modificare radicalmente le scelte climatiche ed energetiche dei prossimi 15/20 anni: entro il 2030 si dovrebbe arrivare, in Europa, ad emissioni inquinanti inferiori del 55%, ad un aumento del +45% di utilizzo dell’energia proveniente da fonti rinnovabili, ed a un consumo energetico procapite sceso del 40%. Questa è la misura minima per contenere il riscaldamento globale, secondo le associazioni ambientaliste.
Visti gli eventi di questi giorni e degli ultimi mesi, viene da pensare che abbiano ragione: proprio in queste ore il tifone VonGong, il secondo più grande mai registrato nella storia della Terra ed il più violento dell’anno, si sta abbattendo sulle coste del Giappone, e le immagini della grandinata in Puglia stanno facendo il giro di tutte le emittenti televisive italiane. Senza considerare quello che è accaduto nella notte a Genova.
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Con venti superiori ai 265 chilometri orari, la maxi perturbazione è destinata ad avere una forza equivalente alla categoria 5 della scala Safir Simpson per gli uragani. Haiyan, che lo scorso anno ha devastato parti delle Filippine, provocando oltre 6.000 morti e più di 1800 dispersi, era della medesima categoria. Resta comunque la speranza che, nelle prossime ore, questa tempesta perda forza, evitando danni a cose e persone.

Essere gli ultimi significa non poter più parlare di coincidenze: i dati sono stati raccolti, alle performance evidenti sono state fornite tutte le scuse possibili. Come unica opportunità resta il riconoscere la verità e fare qualcosa per ottenere una migliore posizione.
Abbiamo una fortuna: siamo anche i primi. Per questo, abbiamo tutte le possibilità di esplorare nuove soluzioni, senza che nulla ci ostacoli il cammino, ma, anzi, per ogni buona soluzione trovata raccoglieremo il favore dei tifosi – generazioni – già posizionati sulle prossime miglia.
Tuttavia, è ormai vietato barare in qualsiasi modo: è tutto stato provato da coloro che ci hanno preceduto.
Matteo Renzi sceglierà di guidare questa corsa, finalmente con proposte reali e possibili o sarà l’ennesimo ultimo degli ultimi, troppo poco coraggioso per iniziare quel cambiamento che Gandhi diceva dover partire da noi stessi?
E noi lo seguiremo nel nostro quotidiano oppure nasconderemo la testa sotto la sabbia ancora una volta, rifugiandoci nelle nostre abitudini?
Se questo fosse, c’è da sperare che i nostri danni non siano troppo gravi. Tuttavia, in tal caso le prospettive non sono allettanti.
