Il blackout in Spagna e Portogallo è stato causato da un impianto solare ma l’evento è stato prolungato dalle 5 centrali nucleari che per ripartire hanno richiesto moltissimo tempo
Secondo Greenpeace Spagna il grave blackout di ieri 29 aprile non ha fatto altro che mostrare alcune delle debolezze più evidenti del nucleare.
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“Intorno alle cinque del pomeriggio, quando la generazione elettrica cominciava a diffondersi nuovamente in tutta la penisola, le fonti rinnovabili stavano già generando il 90% dell’elettricità sulla rete, dimostrando ancora una volta la loro grande flessibilità. Nel frattempo, la Spagna stava (e sta ancora 24 ore dopo) aspettando che almeno una delle centrali nucleari completi il suo lento avviamento. Questa rigidità del nucleare è uno dei suoi più grandi e sporchi segreti, incompatibile con i più moderni modelli di gestione, che richiedono un’enorme agilità nelle fonti“, scrive Giuseppe Onufrio di Greenpeace Italia su un post affidato ai social.
Quando la luce si spegne, si accende una riflessione collettiva. Il blackout che ha colpito Spagna e Portogallo il 28 aprile ha lasciato milioni di cittadini senza elettricità per ore. Oltre al disagio, ci ha offerto importanti lezioni su energia, sicurezza e futuro. Ecco brevemente riassunta la posizione di Greenpeace Spagna tratta da questo articolo.
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La vera sicurezza è l’energia pulita e stabile
Il blackout ha mostrato che la sicurezza non è fatta solo di armi e confini, ma anche di infrastrutture resilienti. Investire in energia accessibile, rinnovabile e distribuita è la miglior difesa contro le crisi del presente e del futuro.
Le rinnovabili hanno tenuto accesa la rete
Mentre si parlava di “crisi”, la Spagna esportava energia elettrica a Francia e Portogallo, grazie alla forza delle fonti rinnovabili. Il blackout deve spingerci a potenziare autoconsumo, stoccaggio e comunità energetiche. Il futuro è verde, economico ed è già qui.
Il nucleare ha mostrato tutti i suoi limiti
Nel momento più critico, le centrali nucleari sono rimaste ferme. Lente, rigide, dipendenti da uranio estero e costose, non hanno contribuito a risolvere la crisi. Eppure, alcuni continuano a invocarle come soluzione: una contraddizione tecnica ed economica.
Un giorno senza luce: la vita quotidiana per milioni di persone
Per molti europei è stato uno choc. Ma per milioni di persone nel mondo, vivere senza elettricità è la norma. Questo blackout ci offre una piccola finestra su una realtà invisibile che dovremmo ricordare più spesso.
La lentezza come risorsa: un’altra vita possibile
Senza elettricità abbiamo riscoperto la conversazione, il cielo stellato, il silenzio, la solidarietà. È stato un momento per capire che si può vivere (e forse vivere meglio) anche rallentando. E che l’energia va usata con sufficienza: senza sprechi, senza eccessi, con priorità chiare.
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Il blackout del 28 aprile secondo Greenpeace ci ha messo davanti a una verità semplice: la vera sicurezza è l’energia sostenibile, e la crisi climatica si affronta con scelte coraggiose. In un mondo fragile, imparare a distinguere l’essenziale dal superfluo non è un lusso, ma una necessità.
[Foto di eleonora anello]
