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Caccia, procedura d’infrazione Ue contro l’Italia

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Caccia, procedura d’infrazione Ue contro l’Italia ultima modifica: 2024-03-02T06:09:28+01:00 da Marco Grilli
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Aperta una procedura d’infrazione contro l’Italia sulla caccia, la Commissione Ue contesta la mancata conformità alle direttive comunitarie

La caccia in Italia è finita nel mirino dell’Europa. La Commissione europea ha aperto una procedura di infrazione nei confronti del nostro Paese, invitando in particolar modo a implementare la Direttiva Habitat per prevenire le catture accidentali (bycatch) degli uccelli acquatici ed a rispettare le norme sulla caccia, in primis il divieto di utilizzare il piombo nelle munizioni nelle zone umide.

La normativa italiana risulta non allineata alla Direttiva Uccelli ed al Regolamento REACH, per questi motivi la Commissione europea ha inviato una lettera di costituzione in mora al nostro Paese, che ha ora due mesi di tempo per rispondere e colmare le lacune sollevate dall’organismo europeo. In assenza di una risposta soddisfacente, la Commissione potrà decidere di emettere un parere motivato.

Direttiva Habitat e bycatch

La Direttiva Habitat 92/43/CEE si pone l’obiettivo di “salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche nel territorio europeo degli Stati membri al quale si applica il trattato”. Recepita in Italia nel 1997, si basa soprattutto sulla rete ecologica Natura 2000 e sul regime di tutela per alcune specie.

Secondo la Commissione europea, l’Italia non ha attuato le misure previste da questa normativa per monitorare e prevenire le catture accidentali (bycatch) di cetacei, tartarughe ed uccelli marini da parte dei pescherecci. “Il Green Deal europeo e la Strategia sulla Biodiversità per il 2030 indicano che è fondamentale per l’Ue arrestare la perdita di biodiversità proteggendola e ripristinandola. L’Italia non ha istituito un sistema per monitorare la cattura accidentale e l’uccisione di specie protette, come il delfino tursiope e la tartaruga marina comune, entrambe rigorosamente protette ai sensi della Direttiva Habitat”, scrive la Commissione europea.

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La procedura d’infrazione contro la caccia specifica inoltre che l’Italia non ha effettuato ulteriori ricerche, né adottato le misure di conservazione atte a garantire che le catture e le uccisioni accidentali non impattino negativamente in modo significativo sulle popolazioni delle specie protette. In particolare, “l’Italia non ha adottato misure adeguate per evitare disturbi significativi a diverse specie marine e di uccelli marini, come la berta maggiore, la berta minore mediterranea, l’uccello delle tempeste europeo e il marangone dal ciuffo nei siti Natura 2000 designati per la loro conservazione”.

Ogni anno in Europa muoiono circa 200mila uccelli marini a causa delle catture accidentali legate alla pesca intensiva. Un problema enorme per la tutela della biodiversità marina, che riguarda anche delfini, tartarughe marine, squali, razze, spugne e coralli.

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In Italia molte tartarughe marine sono catturate accidentalmente dalle reti a strascico nell’Adriatico settentrionale (Lucchetti, 2021), mentre si registrano episodi di bycatch di uccelli marini nel Canale di Sicilia e nel Golfo di Trieste. Grave è anche l’impatto delle catture accidentali su coralli e spugne (presenti nel Mediterraneo con circa 150 e 680 specie rispettivamente), che spesso vengono rimossi dal fondale durante le operazioni di pesca a strascico”, sottolinea la Lega italiana protezione uccelli (Lipu). Il bycatch non è di per sé una pratica illegale ma vi sono alcune norme europee che disciplinano questo fenomeno e la gestione degli scarti da parte delle imprese di pesca.

Nell’ambito della procedura d’infrazione sulla caccia, la Commissione europea ha anche rilevato che il nostro Paese non ha monitorato lo stato di conservazione di varie specie protette.

Direttiva Uccelli e Regolamento REACH

I cambiamenti introdotti nelle norme italiane in materia di caccia sono stati giudicati non conformi  alla Direttiva Uccelli 2009/147 CE ed al Regolamento REACH 1907/2006/CE, con la relativa modifica apportata dal Regolamento 2021/57/UE. Quest’ultimo vieta l’uso e il trasporto delle munizioni al piombo in prossimità od all’interno delle zone umide, al fine di tutelare l’ambiente, la salute umana e quella degli uccelli acquatici.

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La Direttiva Uccelli stabilisce regole per la protezione, conservazione, gestione e regolazione di tutte le specie di uccelli selvatici, applicandosi anche alle uova, ai nidi ed agli habitat. Proprio la perdita ed il degrado di quest’ultimi sono considerati i più gravi fattori di rischio per la conservazione degli uccelli selvatici. Questa norma comunitaria invita quindi gli Stati membri ad adottare un regime generale di protezione delle specie, imponendo una serie di divieti relativi a varie attività di minaccia o disturbo ed istituendo una rete coerente di Zone di Protezione Speciale (ZPS), che includono i territori più adatti alla sopravvivenza degli uccelli selvatici.

La Commissione europea ha rilevato che “in violazione della Direttiva Uccelli, la legislazione italiana attribuisce alle regioni il potere di autorizzare l’uccisione o la cattura di specie di fauna selvatica, anche in aree in cui è vietata la caccia, come le aree protette, e durante il periodo dell’anno in cui la caccia è vietata”.

Qualora non bastassero tali aspetti, le norme italiane non hanno rispettato neanche il divieto di uso delle munizioni al piombo nelle zone umide, secondo quanto stabilito dal già citato Regolamento 2021/57/UE.

Nel mirino della Commissione europea è finita la Circolare interministeriale 9 febbraio 2023, n. 72 (firmatari i ministri Pichetto Fratin e Lollobrigida), che ha ridefinito e limitato l’estensione delle zone umide. Un provvedimento già bocciato dal Tar del Lazio, poiché giudicato inidoneo ad incidere sulle puntuali previsioni del Regolamento sovranazionale. Tutto ciò senza dimenticare il Decreto Asset, che tra gli altri provvedimenti ha depenalizzato il reato di trasporto delle munizioni al piombo in prossimità od all’interno delle zone umide (l’ammenda è stata declassata a sanzione amministrativa da 200 a mille euro).

I commenti sulla procedura d’infrazione inerente alla caccia

“L’intero sistema venatorio italiano, irrispettoso delle direttive europee, è sotto accusa. Occorre che Governo e Parlamento fermino la proposta di legge Bruzzone (Lega), che peggiora le materie contestate, e metta in regola la normativa italiana sulla tutela di uccelli e fauna selvatica. Auspichiamo che i Ministeri vogliano mettere mano alla materia quanto prima. Vanno riviste subito le norme che trasformano l’Italia in un Far West dove i cacciatori possono intervenire sempre e ovunque, anche nei parchi e nelle aree urbane”, ha commentato l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa).

Al di là della procedura d’infrazione avviata dalla Commissione Ue, le associazioni ambientaliste ed animaliste fanno notare altri aspetti preoccupanti in materia di caccia, citando l’inchiesta aperta dall’Europa sui calendari venatori, sull’abbattimento di specie in stato di conservazione negativo, sulla caccia durante la migrazione pre-riproduttiva e sull’inerzia italiana in tema di lotta al bracconaggio.

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La Lega italiana protezione uccelli (Lipu) ha lanciato una petizione online contro la proposta di legge Bruzzone – attualmente in discussione al Parlamento – considerata un “gravissimo attacco alla natura e agli uccelli selvatici” .

La caccia sette giorni alla settimana, l’allungamento della stagione venatoria oltre i limiti attuali (con maggiori rischi per gli uccelli migratori), la creazione degli Istituti regionali sulla caccia che porterebbe a calendari ancora più permissivi, l’emanazione per legge di un calendario venatorio quinquennale che impedirebbe il ricorso ai tribunali amministrativi in caso di previsioni illegittime, l’esclusione dalle tutele di legge degli uccelli utilizzati come richiami vivi, sono solo alcuni dei provvedimenti previsti dalla proposta di legge che hanno provocato l’indignazione della Lipu, spingendola all’azione.

“La proposta di legge finirebbe per aggravare la già difficile situazione dell’Italia nei confronti dell’Unione europea in materia di caccia, per la quale il nostro Paese ha già subìto varie condanne e procedure d’infrazione, l’ultima recentissima di pochi giorni fa. Ma, soprattutto, avrebbe un impatto molto forte sulla conservazione della natura e una recrudescenza del bracconaggio, un fenomeno ancora bene presente nel nostro Paese con un numero elevatissimo di animali protetti uccisi con metodi illegali ogni anno”, ha commentato Alessandro Polinori, presidente della Lipu.

Con la procedura d’infrazione in corso l’Italia è chiamata a dare risposte soddisfacenti, altrimenti la Commissione europea potrà emettere un parere motivato, imponendo un periodo limite entro cui porre fine all’inadempimento. Qualora non si verificasse tale condizione, la questione passerebbe alle competenze della Corte di Giustizia Ue, che potrebbe pure sancire sanzioni economiche rilevanti. La caccia senza limiti ci condurrà allo sperpero di soldi pubblici?

[Credits foto: PublicDomainPictures su Pixabay]

Caccia, procedura d’infrazione Ue contro l’Italia ultima modifica: 2024-03-02T06:09:28+01:00 da Marco Grilli

Laureato in Lettere moderne, giornalista pubblicista e ricercatore in storia contemporanea, è consigliere dell’Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’Età contemporanea. Nei suoi studi si è occupato di Resistenza, stragi nazifasciste e fascismi locali, tra le sue pubblicazioni il volume “Per noi il tempo s’è fermato all’alba. Storia dei martiri d’Istia”. Da sempre appassionato di tematiche ambientali, ha collaborato con varie testate online che trattano tali aspetti. Vegetariano, ama gli animali e la natura, si sposta rigorosamente in mountain bike, tra i suoi hobby la corsa (e lo sport in generale), il cinema, la lettura, andar per mostre e la musica rock.

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