Marine Ecosystem Restoration MER, parte il progetto del Pnrr per conoscere e proteggere gli habitat marini

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Marine Ecosystem Restoration MER, parte il progetto del Pnrr per conoscere e proteggere gli habitat marini ultima modifica: 2023-04-03T06:47:32+02:00 da Marco Grilli
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Al via Marine Ecosystem Restoration (MER), il più grande progetto sul mare nell’ambito del Pnrr che punta al ripristino ed alla tutela dei fondali e degli habitat marini

Una vera economia blu è possibile solo tramite la conoscenza e la protezione del nostro mare: in questo solco s’inserisce Marine Ecosystem Restoration (MER), il più grande progetto ad esso dedicato nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Il soggetto attuatore è l’Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale (Ispra), mentre il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica è l’amministrazione titolare per il finanziamento europeo pari a 400 milioni di euro per il 2022-2026.

Il progetto del Marine Ecosystem Restoration prevede 37 linee di attività organizzate in tre ambiti principali: la realizzazione di sistemi di osservazione degli ecosistemi marini e marino-costieri sia non stazionari che in situ; la mappatura degli habitat marini costieri e di acque profonde di interesse conservazionistico, ed infine le attività di ripristino ecologico dei fondali e degli habitat marini tramite misure di protezione ecologica, interventi di ripristino attivo ed attuazione di misure di tutela.

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Il convegno di presentazione del progetto e i commenti principali

Il MER è stato presentato lo scorso 28 febbraio a Roma all’interno del convegnoConoscere e proteggere il mare per una vera economia blu”. Tra gli altri è intervenuto il coordinatore del progetto Giordano Giorgi. Nell’introduzione ha preso la parola anche il presidente dell’Ispra Stefano Laporta, che ha individuato quali obiettivi principali del MER quelli di “assicurare il raggiungimento del ‘buono stato ambientale’ dei mari italiani tramite una conoscenza approfondita degli ecosistemi e offrire soluzioni per affrontare le sfide rappresentate dai cambiamenti climatici”.

Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Pichetto Fratin ha messo in relazione lo stato di salute del nostro mare con la salvaguardia degli ecosistemi del nostro Paese, da sempre in stretta continuità con la preziosa risorsa acquatica. “Bioplastiche, eccessivo sfruttamento delle risorse ittiche che vanno a forzare catene alimentari, i cambiamenti climatici che stanno innescando la proliferazione di specie aliene che trovano nei nostri mari condizioni favorevoli scacciando le autoctone: queste circostanze devono suscitare preoccupazione spingendo ad agire, puntando alla protezione del 30% con il 10% tutelato in modo stretto”, le sue parole.

Per il governo è intervenuto anche il ministro per la protezione civile e le politiche del mare Nello Musumeci, che ha evidenziato il valore aggiunto del progetto nelle competenze dell’Ispra, rappresentata al convegno anche dalla sua direttrice generale Maria Siclari. Quest’ultima si è soffermata sulla necessità “di creare le basi per uno sviluppo sostenibile che sia ‘in blu’ e sia blu anche ‘certificato’, nel senso che la conoscenza e la competenza che l’Istituto mette a disposizione è garanzia di un progetto le cui azioni ricadranno anche sullo sviluppo economico e sociale del Paese”.

Le attività del progetto

Le attività di monitoraggio degli ecosistemi marini effettuate negli ultimi 10 anni hanno rilevato non solo notevoli gap conoscitivi, ma anche uno stato di notevole degrado, assolutamente da invertire con azioni di ripristino su larga scala.

La strategia europea per la biodiversità si prefigge, entro il 2030, di proteggere il 30% dei mari europei e il 10% di quelli di ciascun Paese in modo rigoroso. Il progetto MER, che rientra nella missione 2 del Pnrr, va ben oltre gli obiettivi di tutela e protezione, perché propone di invertire il degrado degli ecosistemi tramite interventi di ripristino che ricorrono sì a protocolli consolidati, ma su scala spaziale molto vasta e mai tentata prima, che riguarderanno i letti ad ostriche nell’Adriatico, le praterie a Posidonia oceanica od altre fanerogame marine, il coralligeno e le foreste a Cystoseira.

Si stanno valutando oltre 15 aree da ripristinare lungo tutto la penisola, affiancando azioni di protezione al fine di accelerare il loro recupero e la ripresa della connettività ecologica. Tra le attività previste vi è la ricostruzione di banchi di ostrica piatta europea in ben 5 regioni dell’Adriatico: si tratta di uno degli habitat più minacciati al mondo perché a livello globale l’85% dei banchi naturali è andato purtroppo perduto, mettendo a rischio questi molluschi che per la loro capacità di costruire formazioni calcaree sono definiti “ingegneri ecosistemici”.

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Senza precedenti sarà poi la mappatura degli habitat costieri di tutta la costa italiana, per cui saranno adottate le migliori tecnologie quali i sensori che copriranno 17.581 km² di superficie, oltre a quelli da aereo e da satellite per altri 10.200 km². Le acquisizioni in situ mediante una sorta di drone subacqueo investigheranno invece 4mila km di coste lineari. Per il monitoraggio da remoto della circolazione marina superficiale saranno installate 13 nuove antenne, mentre per quello del moto ondoso, delle correnti marine e dei parametri meteo verrà realizzata una nuova rete nazionale di boe d’altura.

Molto importante sarà anche il ripristino della rete ondametrica con i suoi 15 punti di monitoraggio distribuiti uniformemente lungo le coste nazionali: la completa definizione del clima marino e meteorologico fornirà elementi preziosi per capire gli scenari dei cambiamenti climatici nei prossimi decenni.

Grazie al MER, la mappatura degli habitat costieri e marini di interesse conservazionistico potrà beneficiare di una nova unità navale oceaonografica, provvista di apparecchiature tecnologiche capaci di sondare i fondali fino a 4mila metri e di una strumentazione acustica ad altissima risoluzione. Sempre per gli habitat profondi, saranno mappati circa 90 monti sottomarini siti nel mar Ligure, alto e basso Tirreno, mar di Sardegna, mar Ionio e mare Adriatico meridionale, per una superficie stimata di circa 14mila km². Allo scopo saranno utilizzati robot sottomarini capaci di registrare video in alta definizione e strumenti acustici ad alta risoluzione, con un’unità navale impiegata 24 ore per 200 giorni l’anno nel periodo dal 2024 al 2026.

Merita infine di esser sottolineato l’impegno del MER per l’individuazione ed il ripristino di almeno 15 aree dove sono presenti attrezzi da pesca e/o di acquacoltura abbandonati, allo scopo di preservare fauna e flora locali.

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Un problema enorme confermato dagli stessi dati Ispra, secondo i quali l’86,5% dei rifiuti in mare è legato alle attività di pesca con netta predominanza delle reti (94%).

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Laureato in Lettere moderne, giornalista pubblicista e ricercatore in storia contemporanea, è consigliere dell’Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’Età contemporanea. Nei suoi studi si è occupato di Resistenza, stragi nazifasciste e fascismi locali, tra le sue pubblicazioni il volume “Per noi il tempo s’è fermato all’alba. Storia dei martiri d’Istia”. Da sempre appassionato di tematiche ambientali, ha collaborato con varie testate online che trattano tali aspetti. Vegetariano, ama gli animali e la natura, si sposta rigorosamente in mountain bike, tra i suoi hobby la corsa (e lo sport in generale), il cinema, la lettura, andar per mostre e la musica rock.

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