La città delle sirene, il film cha racconta l’acqua alta a Venezia

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La città delle sirene, il film cha racconta l’acqua alta a Venezia ultima modifica: 2021-11-12T00:01:12+01:00 da Davide Mazzocco
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La città delle sirene, documentario di Giovanni Pellegrini, è la meticolosa ricostruzione delle conseguenze dell’acqua alta del 12 novembre 2019 a Venezia

Nel suo La città delle sirene, il regista Giovanni Pellegrini spiega che “Venezia è solo un fragile avamposto”. La città lagunare, raccontata nei giorni successivi all’acqua alta del 12 novembre 2019, ci mostra gli effetti della crisi climatica in una delle manifestazioni più innegabili: l’innalzamento del livello marino.

Se si consultano le statistiche relative alle acque alte a Venezia negli ultimi 85 anni si scopre che il livello critico di 140 cm è stato superato in 20 occasioni, ma 11 di questi sforamenti (il 55%) sono avvenuti dal 2000 a oggi e rappresentano la cartina al tornasole degli effetti del riscaldamento globale sulle città costiere.

La città delle sirene di Giovanni Pellegrini
Con un innalzamento di 187 cm, l’acqua alta del 12 novembre 2019 è stata seconda solamente ai 194 cm del 4 novembre 1966

“Il mio film è un grido d’allarme, un invito a prendere sul serio i messaggi e gli avvisi che la natura sta mandando. È il racconto del modo in cui noi veneziani abbiamo vissuto durante l’ultima acqua alta. Sì, ora è arrivato il Mose, ma i veneziani hanno sempre gli stivali pronti, perché è sufficiente un blackout per mandare in tilt tutto” ha spiegato Pellegrini al termine della proiezione avvenuta lo scorso mese a CinemAmbiente, dove il documentario era inserito nella nuova sezione Made in Italy.

Con pragmatismo e fedeltà cronachistica, Pellegrini porta la sua videocamera nei ristoranti e nelle librerie, nelle biblioteche e nei piani bassi delle abitazioni, raccontando l’impatto dell’alluvione sulla vita delle persone. Ci sono i librai che devono buttare nell’immondizia i volumi danneggiati e i bibliotecari che, supportati dagli studenti, provano a salvare vecchi incunaboli. Nelle chiese i volontari aiutano i sacerdoti a salvare mosaici e pavimentazioni dall’erosione della salsedine.

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Nella routinaria convivenza con l’acqua irrompe con violenza l’anomalia climatica, ma a differenza dell’overtourism e della disneyficazione del capoluogo veneto, questo fenomeno mette in discussione il futuro stesso di una città costruita fra terra e mare che da quest’ultimo rischia di essere inghiottita.

“L’acqua rimescola gli equilibri fra uomo e natura” commenta la voice over di Pellegrini in quella che è una delle scene più forti del film, il pasto feroce di alcuni gabbiani in una piazza veneziana svuotata dall’alluvione, quasi un presagio della riappropriazione della città e dei canali da parte dei volatili e della fauna acquatica durante la pandemia.

Fra i fotogrammi de La città delle sirene si intravvede l’ambivalenza dell’acqua, elemento che costituisce l’attrattiva della città, la sua stessa identità e, allo stesso tempo, una minaccia per la sua esistenza.

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Ma, secondo Giovanni Pellegrini, “sotto il turismo che ci sta schiacciando esiste una città viva, fatta ormai non solo di veneziani, ma di studenti e di stranieri che hanno scelto di vivere in laguna”.

La città delle sirene di Giovanni Pellegrini
Volontari all’opera per salvaguardare i pavimenti di una chiesa dall’erosione della salsedine

Un documentario girato con passione e rigore, una testimonianza che andrebbe diffusa il più possibile, perché quello che accade sempre più spesso al fragile avamposto veneziano non riguarda solamente i suoi abitanti.

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Giornalista e saggista, ha scritto di ecologia, ambiente e mobilità sostenibile per numerose testate fra cui Gazzetta, La Stampa Tuttogreen, Ecoblog, La Nuova Ecologia, Terra, Narcomafie, Slow News, Slow Food, Ciclismo, Alp ed ExtraTorino. Ha pubblicato numerosi saggi fra cui “Giornalismo online”, “Propaganda Pop”, "Cronofagia" e "Geomanzia".

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