PomoTata la pianta che produce nella sua parte aerea pomodori e nella sua parte sotterranea patate. Doppio raccolto in un unico spazio.
Si chiama PomoTata, ma possiede svariati altri nomi, la pianta con la quale ci si assicura una scorta sia di patate che di pomodori. Il nome deriva proprio dalla contrattura delle due parole, Pomo-doro+pa-Tata. Una vera rivoluzione per il nostro orto, per coloro che hanno poco spazio oppure posseggono un orto da balcone, questa associazione promette un doppio raccolto in un unico vaso. Ma vediamo nello specifico di cosa si tratta. Intanto bisogna specificare che non si parla di manipolazioni genetiche, anzi, è un associazione assolutamente naturale, stiamo analizzando infatti un semplice innesto: una particolare pratica agronomica che viene utilizzata per la moltiplicazione delle piante da frutto e le piante ornamentali, poco sperimentato invece sulle piante erbacee e da orto.
Ho deciso così di intervistare Graziano Fardin, un orticoltore di Tronzano Vercellese, molto intraprendente che da tempo tenta di produrre PomoTata, partendo dall’idea nata in Nuova Zelanda (che ha avuto scarsi successi), ma poi diffusasi in molti altri paesi del mondo, come Inghilterra, Stati Uniti, Corea e Giappone. “Ho sperimentato diversi sistemi prima di arrivare a questo, poi ho scoperto il sistema chiamato approssimazione semplice, molto laborioso e meticoloso ma che sembra dare un buon risultato”. In breve, Fardin, ci racconta che basta piantare il pomodoro e la patata uno di fianco all’altra, dopo la formazione della parte epigea si pratica l’innesto per approssimazione semplice operando un taglio a linguetta della stessa altezza e della stessa misura su ognuna delle due piante. Poi vanno incastrate e unite con un elastico, basta poi solo tranciare la parte radicale del pomodoro e togliere la parte aerea della patata e il gioco è fatto!
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In realtà non è così semplice, dice Fardin, perché l’operazione richiede attenzione e scrupolosità, ma con la giusta dose di attenzione il lavoro darà i suoi frutti. Avremo così un prodotto che porterà in alto i pomodori e in basso le patate. Secondo l’ortolano: “Le qualità scelte per l’innesto non sono delle migliori, ho sentito che vengono usati pomodori Ciliegini Gialli, che a mio avviso non rendono molto, insieme a Patate a pasta Bianca. Per questo io ho pensato invece di provare con un pomodoro Cuore di bue e Patate Kennebec, confidando in un prodotto migliore”. Risulta, ovviamente, fondamentale come nella maggior parte degli innesti, rispettare la familiarità delle verdure (entrambe appartengono alla famiglia delle Solanaceae) altrimenti l’innesto non funziona.
In questo momento la coltivazione di questo prodotto è possibile solo a livello domestico, anche se molte industrie stanno sperimentando da anni un prodotto poco costoso per l’agricoltura magari prodotte direttamente da seme (l’unica azienda a commercializzare il PomoTata è l’inglese Thompson & Morgan). Operando una specifica ricerca sulla rete scopro che in Italia c’è un istituto agrario che da qualche tempo sperimenta nuove tecniche di innesto che danno origine alla PomoTata, ma non solo, abbiamo anche la PataNzana, metà Melanzana e metà Patata, il CaroZzemolo, metà Carota e metà Prezzemolo, l’efficacia è dipesa sempre dal tipo di familiarità, mai innestare famiglie diverse.
In attesa di una pianta-minestrone vi invito a provare l’orticoltura del nuovo secolo e a raccontarci le vostre esperienze.
[Ringrazio Graziano Fardin e Stefano Arrigoni per per il prezioso aiuto e la loro disponibilità]