Il Transport Poverty Lab mira ad aumentare la consapevolezza sulla povertà dei trasporti e a supportare la transizione verso la mobilità sostenibile
Il Transport Poverty Lab, inaugurato lo scorso aprile, è un osservatorio che si pone l’obiettivo di colmare il deficit di conoscenza ed attenzione su un fenomeno ancora poco considerato nell’ambito delle vulnerabilità sociali, ovvero la povertà dei trasporti.
Questa iniziativa è stata promossa dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile e dalla Fondazione Transform Transport ETS e vanta il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE), del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT) e della Commissione europea. “Attraverso la raccolta e l’analisi di dati, lo studio delle politiche e il dialogo con le comunità, il Transport Poverty Lab vuole fornire strumenti utili per comprendere e affrontare la povertà dei trasporti nel contesto della transizione verde dell’economia e della società europea. Il Social Climate Fund, istituito dall’Unione Europea, è un’applicazione del principio della just transition e indica la direzione giusta”, il commento di Raimondo Orsini (Fondazione per lo sviluppo sostenibile).
Sugli obiettivi del Transport Poverty Lab si è soffermato pure Diego Deponte di Transform Transport, definendolo come “uno spazio di ricerca ed azione per promuovere una mobilità equa e inclusiva” che “attraverso un approccio data-driven e collaborativo, mira a misurare e contrastare le disuguaglianze di accessibilità, restituendo dignità sociale e contribuendo a territori più giusti”.
La povertà dei trasporti
Il rapporto finale sulla povertà dei trasporti redatto dalla Commissione europea definisce questo fenomeno come “l’incapacità o la difficoltà di individui e famiglie di sostenere i costi del trasporto privato o pubblico, o la mancanza o l’accesso limitato ai trasporti necessari per accedere a servizi e attività socioeconomiche essenziali, considerando il contesto nazionale e spaziale”.
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In pratica, si tratta di una forma di vulnerabilità ancora poco conosciuta e troppo spesso sottovalutata, che limita la partecipazione alla vita lavorativa, educativa e sociale alle persone ed alle comunità impossibilitate ad accedere a servizi di mobilità efficienti, sicuri e sostenibili. “Emergono due dimensioni del fenomeno, socio-economiche e territoriali, legate all’accessibilità ai servizi di trasporto, in particolare pubblici. Misurando tali dimensioni con un approccio basato sui dati e metriche quantitative, è possibile identificare le priorità degli interventi nelle aree di alta vulnerabilità per mitigare la povertà dei trasporti”, sostiene la Fondazione per lo sviluppo sostenibile.
Bastano alcuni dati per comprendere meglio la portata di questa problematica ad alto impatto sulla qualità di vita dei cittadini: secondo un rapporto della Commissione europea il 21% delle famiglie a rischio di povertà affronta costi di trasporto insostenibili, mentre il 60% delle famiglie italiane ha una capacità di spesa per i trasporti inferiore al valore medio nazionale, stimato a 262 euro al mese, nonostante gli stessi trasporti rappresentino la terza voce di spesa per le famiglie del Belpaese (pari al 10% delle spese totali), dietro solo a quelle legate alla casa (39%) ed al cibo (18%).
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A livello internazionale si stanno già sperimentando alcuni strumenti che mirano ad incentivare la domanda, al fine di rendere i trasporti più accessibili e convenienti per le fasce di popolazione più fragili. Tra questi i più noti sono: i mobility wallet, ovvero i portafogli digitali correlati al reddito che servono per pagare i trasporti pubblici locali, i taxi ed i servizi di sharing (già sperimentati ad esempio in Francia, a Bruxelles in Belgio ed a Los Angeles negli Stati Uniti); gli incentivi per veicoli sostenibili, in pratica dei bonus maggiorati in favore delle famiglie a basso reddito per acquistare auto e biciclette elettriche, soluzioni già utilizzate nel nostro Paese, in Germania ed in California; le tariffe agevolate su taxi e ridehailing, che si traducono in sconti per donne, anziani e disoccupati (in questo caso fa scuola la nostra Trento); il trasporto pubblico sussidiato, grazie al ricorso agli abbonamenti gratuiti od a prezzo ridotto (un esempio è il modello “Solidarity pricing” adottato in Francia); il trasporto a chiamata (DRT), che si basa sui servizi a richiesta con tariffe sociali ed è rivolto in primis alle aree rurali e periferiche, ed infine il carpooling incentivato, che prevede premi o tariffe agevolate per i pendolari con redditi bassi, come ad esempio il progetto Karos avviato sempre in Francia.
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Tutte queste misure a sostegno della domanda che privilegiano l’accesso a veicoli sostenibili si rivelano molto interessanti ma necessitano di un rafforzamento dell’offerta di servizi e soprattutto di una forte integrazione con il trasporto pubblico locale. Anche in ottica futura fanno comunque bene sperare i benefici che si possono trarre sia dall’innovazione tecnologica e digitale, in stato di avanzamento continuo, sia dalle sempre maggiori potenzialità dell’intermodalità.
La piattaforma
Il Transport Poverty Lab si propone come una piattaforma di confronto e collaborazione, strutturata in vari progetti tematici che prevedono il coinvolgimento di aziende, istituti di ricerca, esperti del settore, rappresentanti delle istituzioni, associazioni di categoria e stakeholder della mobilità sostenibile.
Questo approccio collaborativo e multidisciplinare punta a “creare un ecosistema di attori capaci di incidere in maniera concreta e misurabile sulla riduzione delle disuguaglianze legate alla transizione green della mobilità”, spiegano gli ideatori del progetto.
Tutte le iniziative sono improntate al rispetto di quelle che potremmo chiamare le tre C, ovvero le pietre miliari che indicano le direttive guida del progetto: “Considerare, per incrementare la consapevolezza del fenomeno; Comprendere, per sviluppare una conoscenza più approfondita e multidimensionale; Contrastare, per supportare l’elaborazione di politiche mirate e strumenti operativi efficaci”.
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Più in dettaglio, spiegano gli ideatori del Transport Poverty Lab, “le tre direttrici operative lungo le quali si svilupperà il progetto sono quelle della consapevolezza del fenomeno all’interno del dibattito pubblico e istituzionale sui trasporti; della costruzione di una solida base dati; della proposizione di politiche pubbliche, strumenti normativi e soluzioni integrate per ridurre l’esclusione legata alla mobilità”
Se il considerare ha a che fare con la sensibilizzazione sul tema della povertà dei trasporti e della sua rilevanza sociale e ambientale, il comprendere mira ad elaborare metodologie ed analisi qualitative e quantitative per fornire strumenti e conoscenze per una migliore comprensione del fenomeno e quindi per l’individuazione dei gruppi e delle aree territoriali vulnerabili, mentre infine il contrastare significa “sostenere lo sviluppo di politiche e soluzioni per garantire una transizione equa nel settore della mobilità e dei trasporti, analizzando l’impatto delle politiche di transizione verde sulla mobilità e sulle comunità più vulnerabili, così da individuare le criticità e proporre soluzioni innovative per una mobilità sostenibile ed equa”.
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In pratica, le attività connesse al considerare sono quelle di informazione e divulgazione, educazione e formazione, coinvolgimento di comunità e stakeholder, advocacy e storytelling; quelle correlate al comprendere riguardano la mappatura sociale e territoriale della vulnerabilità, l’individuazione di indicatori e target, la profilazione dei vulnerabili (cittadini e microimprese) ed il monitoraggio, mentre infine quelle riguardanti il contrastare includono le analisi politiche, lo studio di misure e buone pratiche, i casi studio, la definizione di policy, il coinvolgimento degli stakeholder e naturalmente le valutazioni di risultato e d’impatto.
Sul sito di questo interessante progetto è già possibile consultare una buona mole di documentazione riguardante studi, analisi e ricerche sul tema, prodotta da vari organismi a livello nazionale ed europeo. In questi mesi gli sforzi sono concentrati sulla redazione del Rapporto sulla povertà dei trasporti in Italia, un primo importante frutto che presenterà una mappatura territoriale del fenomeno, con approfondimenti sulle correlazioni tra reddito e accessibilità.
[Credits foto: nuttanart su Pixabay]
