Il cibo destinato ai nostri amici animali ha un importante impatto ambientale: dalle emissioni di gas serra alla plastica degli imballaggi fino alla sovralimentazione ma le alternative esistono
Amare i nostri animali significa prendersene cura ogni giorno, dal gioco alle passeggiate fino alla ciotola che riempiamo mattina e sera. Ma pochi si chiedono quale sia il peso ambientale di questi gesti quotidiani. Eppure, secondo diverse ricerche, la produzione di cibo per animali ha un impatto che non possiamo più ignorare: dalle emissioni legate alla carne, all’enorme quantità di plastica usata negli imballaggi, fino alla tendenza diffusa a sovralimentare i nostri compagni a quattro zampe.
Biscottini per cani fatti in casa con mela e tonno
Uno studio ha calcolato che cani e gatti, insieme, sono responsabili di circa il 20–30% dell’impatto ambientale derivante dalla produzione di carne destinata al consumo umano e animale. Tradotto: fino al 2,9% delle emissioni globali di gas serra, un valore paragonabile a quello annuale di interi Paesi come il Mozambico o le Filippine.
Il tipo di alimento fa la differenza. Una ricerca dell’Università di San Paolo ha dimostrato che il cibo umido per cani può avere un’impronta di carbonio sette volte superiore rispetto alle crocchette secche: circa 6.500 kg di CO₂ l’anno contro meno di 900. Insomma, la scelta tra una scatoletta e un sacco di crocchette non è solo questione di gusti, ma anche di sostenibilità.
A tutto questo si aggiunge la plastica. Negli Stati Uniti l’industria del pet food produce oltre 136 milioni di chili di rifiuti plastici ogni anno, e quasi nulla viene riciclato. È vero, molte aziende stanno sperimentando imballaggi compostabili o riciclabili. In Europa alcune hanno introdotto buste in carta, dispenser ricaricabili e sacchetti monomateriale, ma la strada verso la circolarità è ancora lunga.
Un altro problema, meno visibile ma ugualmente pesante, è la sovralimentazione. Oggi quasi sei animali domestici su dieci sono in sovrappeso o obesi. Questo non significa solo più malattie per cani e gatti, ma anche più produzione di carne, più trasporti e più imballaggi consumati inutilmente. In altre parole, alimentare troppo i nostri animali equivale a un piccolo spreco quotidiano che, su scala globale, diventa enorme.
Fortunatamente, esistono soluzioni. Le proteine a base di insetti, ad esempio, riducono le emissioni fino al 30% rispetto alle fonti tradizionali e sono altamente digeribili. Le diete vegetali, se ben bilanciate, possono abbattere l’impronta di un cane di oltre 300 kg di CO₂ all’anno.
Come può il cibo per cani a base di insetti aiutare l’ambiente?
E poi c’è la frontiera più innovativa: la carne coltivata in laboratorio, già approvata nel Regno Unito per il pet food. Secondo alcune stime, produrla ridurrebbe le emissioni del 92% e il consumo di suolo del 95% rispetto alla carne bovina convenzionale.
Se vogliamo ridurre l’impatto ambientale del pet food, non bastano le innovazioni industriali: serve anche una maggiore consapevolezza da parte dei proprietari. Significa scegliere più spesso le crocchette al posto del cibo umido, non esagerare con le porzioni, e sostenere i marchi che investono in imballaggi sostenibili.
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I nostri animali resteranno sempre parte della famiglia, ma prenderci cura di loro non dovrebbe significare danneggiare il pianeta. Ripensare alla loro alimentazione non è soltanto un gesto d’amore verso i nostri animali, ma anche verso l’ambiente che condividiamo con loro.
[Foto di Mathew Coulton su Unsplash]
