L’ultimo spettacolo – Al Clorofilla 2025 una storia di amore e liberazione

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L’ultimo spettacolo – Al Clorofilla 2025 una storia di amore e liberazione ultima modifica: 2025-08-17T00:22:39+02:00 da Emanuel Trotto
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L’ultimo spettacolo, il documentario di Andrea Morabito presentato al Clorofilla Film Festival 2025, racconta la lotta della LAV contro i maltrattamenti degli animali al circo.

Qual è l’immaginario del circo, quello con cui noi siamo cresciuti? È, citando il titolo del film Premio Oscar 1953 di Cecil B. DeMille, Il più grande spettacolo del mondo. In esso si vivevano delle emozioni che la routine quotidiana non ci poteva offrire. Dalle mirabolanti imprese dei trapezisti, alle risate dei clown ma, soprattutto, il senso di meraviglia e di esotico dato dagli animali. Quelli che altrimenti è possibile vedere solo sui libri illustrati o nei documentari.

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Animali che risvegliano la nostra voglia di mondi lontani e irraggiungibili: le savane dell’Africa e o le giungle dell’Asia. Di quegli sterminati spazi oggetto di ammirazione: leoni, elefanti, tigri, ippopotami. Al prezzo di un biglietto il cuore fanciullesco poteva saziarsi nel vederli così vicini, impegnati in azioni mirabolanti presentati dal direttore in livrea, divenendo accessibili e buffi. Il circo era un mondo in cui una certa magia veniva espressa in tutto il suo potenziale.

L'ultimo spettacolo Andrea Morabito
L’ultimo spettacolo di Andrea Morabito, il poster.

La medesima magia che attanagliava il giovane Federico Fellini all’inizio del suo I clown (1970), quando il tendone veniva montato. Ma, quando si conosce e si cresce, dopo un primo momento di emozione, le sensazioni che arrivano sono altre. Si parla di tristezza e di malinconia, perché si è scoperto il velo che ci sta sopra. L’incantesimo non funziona più. L’incanto proveniva da una sensazione egoistica di possedere ed imbrigliare il selvatico. Questa è la sensazione che ha avuto Massimo Vanni, custode del santuario per animali Capra Libera Tutti a Carpignano (Roma). Un uomo che è stato un bambino, affascinato dal circo tanto da riuscire a lavorarci da adolescente, per entrare a contatto con gli animali.

Costoro vivevano una non vita in quanto, nonostante fossero considerate delle presunte star, essi avevano obbligatoriamente rinunciato alla loro vera essenza. Erano diventati un facsimile di qualcosa che in realtà non sono più ma che anelano ancora ad essere. Un desiderio di libertà che si esprime con fughe commentate con i social mentre si aggirano tra le vie di una metropoli, come il leone per le strade di Ladispoli nel novembre 2023. 

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Una realtà altra che ci mostra il documentario L’ultimo spettacolo di Andrea Morabito presentato il 9 agosto al Clorofilla Film Festival per Festambiente. Il film distribuito da Mescalitofilm è il primo prodotto dalla LAV. Racconta la decennale lotta legale della loro sede di Cagliari (2014-2024) per liberare gli animali del circo Martin. Il film racconta di una liberazione, per ridare a questi animali una identità perduta. Allontanarli da una vita fatta di spazi stretti, recinti inadeguati, montati sommariamente in un parcheggio a contatto vivo con l’asfalto. Essere una attrazione da zoo quando le luci dell’arena si spengono.

L'ultimo spettacolo di Andrea Morabito
L’orso utilizzato dal circo Martin in una scena del film L’ultimo spettacolo di Andrea Morabito

Una tigre, un cavallo e un orso usati nel numero di punta del circo sono delle pedine malinconiche di un processo innaturale. Vediamo una loro esibizione e sentiamo le voci festanti di chi assiste ossia quello che si può vedere in maniera distratta. Le immagini si avvicinano a quell’orso portato buffamente alla ribalta dal cavallo con un carretto, che a sua volta tiene sulla sua schiena la tigre mansueta. Il nostro sguardo resta sull’orso stretto da una museruola. Le zampe mollemente adagiate sul bordo del carretto, come delle braccia poggiate sulla ringhiera di un balcone. Dietro le cinghie intravediamo uno sguardo malinconico.

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Questa è una richiesta di attenzione. Così come la leonessa a pancia all’aria come un qualunque gattone contro il bordo della gabbia, immagine catturata in riprese rubate e nascoste. Un gesto che nasconde la sofferenza, la menomazione fisica (nel caso specifico la rimozione degli artigli) che non vediamo. Lo spettacolo è quello della desolazione in queste immagini prese dal 2010 da Roberto Martin, uno dei volontari intervistati, a documentare le condizioni di questi animali. Immagini che sono prove di un processo conclusosi felicemente per gli animali.

l'ultimo spettacolo

Il circo mostrato è l’esatto opposto al nostro immaginario più classico, ma più vero. È soffocante come quelle riprese dentro una gabbia, quella vera e quella della rappresentazione. Limitata e angosciante che si apre, finalmente, quando gli animali sotto sequestro sono portati via. Arrivano quindi al Centro di Recupero Animanatura Wild Sanctuary di Semproniano, in Toscana. Le colline circostanti diventano una savana che risuona del ruggito di un leone. In mezzo al verde le “fiere” tornano a vivere, sostenute dal lavoro e dall’amore dei volontari.

L'ultimo spettacolo
La leonessa Elsa in una scena de L’ultimo spettacolo.

In questi punti la cronaca lascia spazio alla realtà, il regista fa sentire la sua voce. Una volontaria si commuove, interrompendosi parlando proprio di quel leone che ora non c’è più. Si chiamava Madiba ed era un vero guerriero, che si è ripreso a discapito del suo aspetto iniziale, denutrito e spelacchiato. Aveva anche avuto la possibilità di trovare la serenità nel rapporto con Elsa, la leonessa deturpata.

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La lotta della LAV non è una lotta fatta solo per il senso di giustizia ma per un amore vero e sincero che regala un momento di commozione anche per chi guarda. L’ultimo spettacolo è un film che parla di emozioni diverse da quelle bacchettate. Sono quelle più spontanee e sincere che hanno bisogno di silenzio. Così come l’immagine di chiusura, con una rete rivolta verso un prato. Spunta la testa di Elsa e resta ferma, quasi a respirare il momento. E poi si volta verso la videocamera. Noi guardiamo lei ma è lei ci sta vedendo.

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Nato a Biella nel 1989, si è laureato in Storia del Cinema presso il DAMS di Torino nel 2012, ha partecipato alla rassegna stampa per l’Università al 29, 30, 31mo Torino Film Festival e ha collaborato per il Festival CinemAmbiente 2014. Collabora per diversi blog di cinema e free culture (Il superstite) e associazioni artistiche (Metropolis). Ha diretto due cortometraggi: E Dio creò le mutande (2011), All’ombra delle foglie (2012).

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