C’è la classica, ma anche la mutante e la dimenticata degli anni ’20: ecco le tre Sirenette di Copenaghen che nessuno conosce
Quando si pensa alla capitale danese, il primo simbolo che viene in mente è senza dubbio la Sirenetta, la celebre statua ispirata alla fiaba di Hans Christian Andersen. Ma non tutti sanno che esistono ben tre sirenette a Copenaghen, oltre a quella classica seduta su uno scoglio nel porto cittadino, esistono altre due sirenette disseminate nella capitale danese, ciascuna con un messaggio diverso: più che monumenti, specchi del nostro tempo.

La Sirenetta classica, la nostalgia di un’innocenza perduta

Installata nel 1913, la Sirenetta originale è piccola, malinconica e vulnerabile. Realizzata dallo scultore Edvard Eriksen, è diventata uno dei simboli più fotografati del mondo. Seduta su uno scoglio sul lungomare di Langelinie, guarda l’orizzonte con sguardo assorto.
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Ma nel tempo è diventata anche bersaglio di proteste e atti vandalici: decapitata, tinta, gettata in acqua. Una sorte che sembra richiamare, in modo involontario, la fragilità dell’ambiente e della bellezza naturale, sotto attacco proprio come lei.
La Sirenetta geneticamente modificata, provocazione e denuncia

Nel quartiere di Nordhavn, una versione molto diversa della sirenetta guarda lo stesso mare, ma da una prospettiva completamente nuova. Realizzata dall’artista Bjarke Ingels in collaborazione con Ai Weiwei, questa sirena è geneticamente modificata, con tratti ibridi tra umano e animale, tra bellezza e deformazione.

È una provocazione consapevole, che richiama i temi del transumanesimo, dell’ingegneria genetica, ma anche della manipolazione dell’ambiente naturale da parte dell’uomo. È l’immagine inquietante di ciò che potrebbe accadere se continuiamo a giocare con l’ecosistema come se fosse un laboratorio.

La Sirenetta degli anni ’20, arte pop e identità queer
Poco conosciuta ma di grande impatto è la terza sirenetta, situata vicino alla biblioteca reale Black Diamond. Questa versione è modernista, stilizzata, ironica, e fa parte di un’opera pubblica installata negli anni ’20 del Novecento. È spesso interpretata come una sirena queer, ibrida e fuori dagli schemi, che rappresenta l’identità fluida e la libertà espressiva.

La scultura è stata realizzata nel 1921, nove anni dopo la famosa Sirenetta di Edvard Eriksen che si trova al porto. L’opera di Anne Marie Carl-Nielsen è in bronzo e raffigura una sirena, probabilmente nel momento della sua trasformazione da ragazza a donna o a creatura marina, come suggerisce Visit Denmark.
In un’epoca in cui il dibattito sull’ambiente si intreccia con quello sui diritti umani, la diversità culturale e il rispetto delle differenze, anche questa figura acquista un significato nuovo: proteggere il pianeta significa anche difendere la diversità, la possibilità di essere diversi, di esistere fuori dagli stereotipi.
Scoprire Copenaghen con occhi nuovi
Le tre Sirenette di Copenaghen ci ricordano che anche i simboli più noti possono rivelare storie sorprendenti e inaspettate, se osservati da angolazioni diverse. Visitare queste opere significa immergersi nella cultura danese con maggiore consapevolezza, andando oltre i cliché e abbracciando la ricchezza di un patrimonio artistico e sociale più ampio.
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Ma è anche un’occasione per riflettere sul modo in cui viaggiamo.
Scegliere un turismo sostenibile vuol dire esplorare rispettando l’ambiente, valorizzare le realtà locali e ridurre il nostro impatto. Che si tratti di camminare, usare la bici (come fanno i danesi) o sostenere artigiani e produzioni culturali autentiche, ogni gesto può contribuire a rendere il viaggio non solo più etico, ma anche più ricco di significato.
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Il futuro del pianeta passa anche da come scegliamo di scoprirlo.
[Foto di @eleonora anello e Francesco Rasero per eHabitat.it]
