Zone silenziose in aperta campagna: cosa sono, come si individuano e perché è importante proteggerle per la salute, la biodiversità e il benessere.
Nell’attuale società urbanizzata, il silenzio è diventato un bene raro. Proprio per questo, le zone silenziose in aperta campagna rivestono un’importanza crescente: non si tratta dell’assenza totale di suoni, ma di un ritorno alla quiete naturale, tra biofonia (canto degli uccelli e altri suoni degli esseri viventi) e geofonia (suoni di vento e acqua). In queste aree l’inquinamento acustico antropico è marginale, offrendo opportunità importanti per la conservazione dell’ambiente e la salute umana.
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Il silenzio che fa bene: perché proteggere le zone silenziose
Le zone silenziose in aperta campagna sono ambienti acustici naturali, lontani dalle fonti di inquinamento sonoro prodotte dalle attività umane: strade trafficate, ferrovie, impianti industriali.
Le ricerche più recenti, incluse quelle dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, evidenziano come l’eccesso di rumore abbia effetti negativi sulla salute fisica e mentale: disturbi del sonno, stress cronico, malattie cardiovascolari, per fare qualche esempio. Per questo, le zone silenziose rappresentano veri e propri rifugi di benessere, capaci di rigenerare il corpo e la mente.
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Come si individuano le zone silenziose in aperta campagna
In Italia, la definizione delle zone silenziose in aperta campagna è normata dal decreto direttoriale MASE–ISPRA del 2022, che recepisce le linee guida europee.
Per essere considerate tali, le aree devono rispettare alcuni criteri obbligatori:
- Distanza minima da strade principali (oltre 3.300 m), ferrovie (oltre 2.000 m) o zone industriali (oltre 1.000 m);
- Accessibilità al pubblico e destinazione d’uso naturale o ricreativa (boschi, aree protette, percorsi escursionistici);
- Superficie minima di 3.000 m²;
- Presenza di suoni naturali e assenza di rumore strutturato continuo.
Esistono poi criteri facoltativi, che possono valorizzare ulteriormente l’area: livelli di rumore ancora più bassi (Lden ≤ 50 dB), maggiore estensione, accessibilità esclusivamente pedonale e perfino una valutazione “qualitativa” del paesaggio sonoro, secondo standard internazionali (ISO 12913).
In particolare, in Italia:
- Il decreto direttoriale MASE ISPRA (2022) fissa le modalità operative;
- Regioni e Comuni sono chiamati a segnalare e delimitare le aree;
- ISPRA mantiene un database nazionale, comunicando alla Commissione europea periodicamente.
Una rete da tutelare
Così, molte regioni italiane, come l’Emilia-Romagna, la Liguria e la Valle d’Aosta, hanno avviato progetti per mappare e proteggere le zone silenziose, coinvolgendo enti locali, ARPA e cittadini. L’obiettivo è duplice: creare una rete di aree acusticamente protette e sensibilizzare il pubblico sull’importanza del silenzio, anche come valore culturale e ambientale.
In Europa, alcuni Paesi hanno già fatto scuola. In Lussemburgo, Finlandia e Svezia, ad esempio, vengono promossi “quiet areas” e “sentieri del silenzio”, mappe acustiche interattive e normative che impediscono nuovi insediamenti rumorosi vicino a queste aree.
Un patrimonio da ascoltare
Le zone silenziose in aperta campagna rappresentano, dunque, non un lusso, ma un patrimonio prezioso dal punto di vista ambientale, sociale ed economico. Preservarle con un approccio strategico a lungo termine, che comprenda reti di zone silenziose collegate tra loro da percorsi pedonali o ciclabili, diventa quindi un modo per preservare la qualità degli ambienti sonori. E, con essi, difendere la salute umana.
[Foto Pixabay]
