Il Consiglio di Stato limita le chiusure delle scuole di montagna: salvaguardano il diritto allo studio e contrastano lo spopolamento. L’Uncem rilancia l’appello al ministro Valditara.
Scuole di montagna: non solo istruzione, ma difesa del territorio. È questo il messaggio lanciato dal Consiglio di Stato, che in una recente pronuncia ha posto un argine alle chiusure facili degli istituti scolastici nei comuni montani. La decisione, che coinvolge una controversia nata in Molise, riconosce il valore educativo e sociale di questi plessi, spesso ultimi baluardi contro lo spopolamento e l’isolamento delle aree interne.
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La sentenza: un principio costituzionale per le aree montane
Il Consiglio di Stato ha messo nero su bianco un principio cruciale per le comunità montane. Ovvero, che le scuole in montagna possono essere chiuse solo in casi eccezionali e con una valutazione approfondita. La pronuncia, che riguarda un contenzioso tra diversi Comuni molisani e il Ministero dell’Istruzione, ha ribadito che gli istituti scolastici situati in territori montani godono di una tutela particolare, sancita dall’articolo 44 della Costituzione.
Questa norma, infatti, prevede specifici provvedimenti a favore delle zone montane, riconoscendone le difficoltà strutturali e la necessità di politiche mirate. Le scuole in questi contesti svolgono un ruolo strategico: garantiscono il diritto allo studio, contrastano lo spopolamento e rappresentano un presidio di coesione sociale e identità culturale.
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Uncem: serve un piano nazionale
A raccogliere e rilanciare il segnale è l’Uncem – Unione nazionale Comuni, Comunità ed Enti montani. L’organizzazione da tempo denuncia i rischi legati alla chiusura degli istituti nei piccoli centri montani. Ora, chiede al ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, l’apertura di un tavolo permanente con esperti e amministratori per ripensare l’intero modello scolastico in montagna. Anche alla luce della nuova legge sulla Montagna e della Strategia per le aree interne, il cui disegno è stato approvato a novembre 2024 in Senato.
“La scuola salva i paesi. La sua chiusura è il modo più semplice per distruggere la storia e il futuro delle nostre comunità”, ha dichiarato l’Uncem, ricordando come in molti territori alpini e appenninici la presenza di una scuola rappresenti l’ultimo baluardo contro l’emigrazione giovanile.
Il Consiglio di Stato ha anche richiamato l’importanza della connotazione orografica – ovvero l’influenza della morfologia del territorio sui fenomeni naturali e sulle attività umane- e della necessità di valutazioni specifiche quando si interviene sull’organizzazione scolastica. In sostanza, le montagne non possono essere trattate con gli stessi criteri delle aree urbane.
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Scuole di montagna: innovare per resistere allo spopolamento
Secondo l’Uncem, serve un progetto nazionale, che vada oltre i localismi e tragga ispirazione dalle buone pratiche sviluppate negli ultimi anni. Il coinvolgimento dell’Indire (Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa) potrebbe rappresentare un’opportunità per ripensare la scuola come strumento di resilienza territoriale.
Così, in un’epoca segnata dalla crisi demografica e dalla desertificazione sociale delle aree interne, salvaguardare le scuole di montagna può significare investire nel futuro. Non solo educativo, ma anche ambientale, culturale e comunitario del Paese.
[Foto da Pixabay]
