Ibis sacro, nuovo sovrano di paludi e risaie padane

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Ibis sacro, nuovo sovrano di paludi e risaie padane ultima modifica: 2025-06-08T00:01:52+02:00 da Davide Mazzocco
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Nicola Baccetti di ISPRA spiega come si è diffuso l’ibis sacro e quale può essere l’impatto della sua presenza sugli ecosistemi italiani

Quando, nella seconda metà della primavera, le risaie della Pianura Padana vengono allagate, gli specchi d’acqua vengono affollati dagli aironi e da una specie invasiva che fino a quarant’anni fa non era presente in Italia: l’ibis sacro. Questa specie originaria del sud del Sahara e dell’Iraq sud-orientale in passato era presente anche in Egitto, dove si è estinta come nidificante dalla metà del XIX secolo.

Specie aliene invasive, l’effetto collaterale della globalizzazione sugli ecosistemi

L’Italia non è il solo paese europeo a ospitare l’ibis sacro: lo si trova in Francia, Olanda, Spagna, Portogallo e Grecia e, in maniera più occasionale, in Belgio e nel Regno Unito. Proprio per questa ragione, lo scorso 30 aprile Paolo Inselvini (ECR), Sergio Berlato (ECR) e Pietro Fiocchi (ECR) hanno presentato un’interrogazione parlamentare sulla presenza degli ibis esotici in Europa (oltre al più diffuso ibis sacro anche l’ibis testanera).

Tre sono le domande poste alla Commissione Europea: 1) È a conoscenza della presenza e della dinamica espansiva dell’ibis sacro africano e dell’ibis testanera in Europa, e delle misure di contenimento già in atto in alcuni Stati membri? 2) Intende promuovere un coordinamento europeo per la gestione delle specie esotiche potenzialmente invasive, includendo anche il monitoraggio dell’ibis testanera? 3) Ritiene opportuno aggiornare le liste delle specie alloctone sorvegliate a livello europeo per includere anche specie ornitiche esotiche emergenti che potrebbero minacciare la biodiversità autoctona?

ibis sacro
L’ibis sacro in Italia è ormai considerato una specie invasiva

Abbiamo intervistato Nicola Baccetti, dirigente di ricerca di ISPRA, per capire come sia avvenuta la diffusione di questa specie invasiva e quali possono essere gli impatti della sua presenza nel territorio italiano.

Qual è la storia dell’ibis sacro in Italia?

“I primi avvistamenti di esemplari di ibis sacro in Italia sono avvenuti in Piemonte negli anni Novanta. A causarne la diffusione sono state fughe da collezioni private e da giardini zoologici. Uno dei casi più noti è il crollo del tetto di una voliera privata che ha causato una delle prime dispersioni nel territorio piemontese. L’ibis sacro ha impiegato numerosi decenni a diffondersi sul territorio italiano e a diventare una delle specie più abbondanti del nostro paese. Dopo avere colonizzato tutta la Pianura Padana e gli acquitrini del Centro Italia, oggi questa specie è stata segnalata anche in Sardegna e Sicilia. La prossimità di quest’ultima al Nord Africa potrebbe riportare questa specie nella parte nord del continente d’origine, da cui è scomparsa a metà dell’Ottocento”.

ibis sacro
In Italia l’Ibis sacro è presente nelle zone umide dove trova facilmente cibo

Quali sono gli habitat privilegiati da questa specie?

“Li troviamo nelle zone umide, nelle risaie, nei campi coltivati, tutti luoghi in cui trovano cibo in abbondanza: lombrichi, crostacei, insetti, rettili, anfibi e probabilmente uova di uccelli. La nidificazione, come negli aironi, avviene su alberi, isolotti e nella vegetazione tipica delle acque salmastre”.

Quali sono gli impatti di questa massiccia presenza di ibis sacri in Italia?

“Le autorità europee hanno ravvisato una situazione di gravità connessa alla diffusione degli ibis sacri, e questo vale anche per l’Italia. Le iniziative prese per contenere l’espansione di questi uccelli sul territorio italiano sono necessarie e corrette, ma arrivano forse troppo tardi. Qualsiasi specie invasiva altera gli equilibri degli ecosistemi, ma il fenomeno è ancora più impattante quando una specie si trova all’apice della catena trofica, come accade per l’ibis sacro. Da un punto di vista spaziale, la diffusione di classiche specie aliene quali la nutria è molto limitata rispetto a quella di un volatile che può spostarsi per decine di chilometri durante il giorno”.

Un animale sacro in risaia

Nell’avifauna ci sono altri casi simili a quello dell’ibis sacro?

“La fuga di uccelli esotici dalle gabbie degli italiani è un fenomeno costante e nelle nostre città è sempre più diffusa la presenza di parrocchetti. Ci sono numerosissimi passeriformi, alcuni originari dell’Estremo Oriente, ma di questi uccelli più piccoli non si parla perché, a differenza degli ibis sacri, non sono così vistosi ed impattanti”.

Informati, Pensa, Viaggia: da Life ASAP, il decalogo del viaggiatore consapevole per contrastare la diffusione delle specie aliene

[Foto di Davide Mazzocco]

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Giornalista e saggista, ha scritto di ecologia, ambiente e mobilità sostenibile per numerose testate fra cui Materia Rinnovabile, La Revue Dessinée, La Stampa Tuttogreen, Ecoblog, La Nuova Ecologia, Terra, Narcomafie, Slow News, Slow Food. Ha pubblicato numerosi saggi fra cui “Giornalismo online”, “Propaganda Pop”, "Cronofagia" e "Geomanzia", "Prime" e "Riconquistare il tempo".

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