Lo shopping sostenibile è sempre più un’esigenza in questi tempi di consumismo esasperato, Altroconsumo ha giudicato le migliori app per valutare i brand
La nostra era di consumismo sfrenato sta lasciando strascichi pesanti in termini di inquinamento, spreco di risorse e violazione di diritti umani. Lo shopping sostenibile pare l’unica arma per arginare questa deriva, ma il consumo critico deve fare i conti con un’informazione spesso lacunosa o fuorviante, che rende difficili le scelte eque e green, rispettose dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori. Altroconsumo, ovvero la principale organizzazione per la difesa dei diritti dei consumatori italiani, ha valutato le migliori app per acquisti etici e consapevoli.
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Greenwashing e greenhushing
Prima di qualsiasi analisi è bene però soffermarsi su due pratiche ampiamente utilizzate di marketing o comunicazione aziendale, che tendono a confondere le acque.
Il greenwashing, definito pure “ecologismo di facciata”, cerca di venire incontro alla crescente sensibilità dei consumatori verso le tematiche ambientali, facendo passare come ecologici i prodotti o i servizi di un’azienda anche quando in realtà non lo sono. Questa tecnica mira a migliorare l’immagine pubblica delle aziende ma in realtà è una strategia pubblicitaria che esalta ingiustificatamente presunte caratteristiche eco-friendly, omettendo informazioni e prove concrete sul reale impatto ambientale del processo produttivo.
Gli esempi sono innumerevoli. Uno dei casi più noti è lo scandalo diesel-gate che coinvolse il gruppo Volkswagen nel 2015, quando la celebre casa automobilistica tedesca fu accusata di aver manipolato i test sulle emissioni delle proprio auto diesel, violando così le normative anti-inquinamento. L’Unione europea recentemente ha cercato di porre riparo a queste pratiche di commercializzazione ingannevoli, emanando la nuova direttiva greenwashing che prevede, tra l’altro, il divieto di inserire dichiarazioni ambientali generiche od informazioni fuorvianti sui prodotti.
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Al di là del greenwashing, è stato ideato il termine greenhushing per indicare la riluttanza delle aziende a promuovere e comunicare i propri progressi in ambito etico ed ecologico, proprio per evitare il rischio di essere accusate di greenwashing. Tutto ciò anche in virtù del fatto che esistono applicazioni tese ad analizzare e valutare il comportamento delle aziende nell’ambito del rispetto dei diritti umani, dell’ambiente e del benessere animale. Altroconsumo ne ha analizzate alcune tra le più note, per cercare di capire se i giudizi sulle aziende siano effettivamente basati su criteri fondati.
L’analisi dei brand
Al di là delle autodichiarazioni dei brand ritenute non sempre veritiere ed affidabili, Altroconsumo invita a mantenere un approccio di fondo critico, curioso e volto ai necessari approfondimenti.
“Per esempio, conviene dare un’occhiata alle informazioni finanziarie fornite dai vari marchi, ciò consente di vedere se sono legate ai paradisi fiscali o a regimi oppressivi. Un altro aspetto da considerare è il report di sostenibilità e il bilancio aziendale, dando peso alla completezza e alla disponibilità delle informazioni fornite. In genere queste app non valutano i piccoli brand locali. Per farsi una prima impressione di queste realtà, può essere utile valutare dove avviene la produzione e se l’azienda ha filiere lunghe e delocalizzate per realizzarla. Spesso una produzione locale o comunque di qualità, con un prezzo adeguato al processo produttivo, è indice di un buono standard; al contrario, il nome di un piccolo brand, realizzato con le stesse logiche dei prodotti di fast fashion, potrebbe risentire di policy scorrette lungo le filiere”, consiglia Altroconsumo.
In sostanza, la reputazione di un marchio si basa su un rapporto di fiducia con il cliente che solo un’informazione chiara, trasparente e verificabile può fornire. Per Altroconsumo ogni rivoluzione parte dal basso ed è quindi fondamentale il comportamento dei cittadini, che dovrebbero trasformarsi in consumatori critici e consapevoli per una vera svolta green.
Le app
Good on You
Good on You valuta la sostenibilità ambientale ed etica di molti brand, guidando gli utenti all’acquisto consapevole nel settore moda e bellezza. Questi due ambiti sono valutati dall’app in tre principali categorie (pianeta, persone, animali), prendendo in considerazione rispettivamente 52 aspetti per il fashion (materiali, packaging, deforestazione ecc.) e 42 per il beauty (ingredienti, emissioni, microplastiche, stress idrico, diritti sul lavoro ecc.), senza trascurare naturalmente le certificazioni in possesso dei brand.
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Good on You è molto semplice ed intuitiva e classifica i vari marchi con un punteggio da uno a cinque. Secondo Altroconsumo bisogna considerare che il giudizio complessivo è fondato in parte sui dati forniti dalle aziende. E sappiamo quanto quest’ultime non si rivelino sempre trasparenti o tendano ad omettere informazioni importanti, soprattutto nel caso di quelle medio-piccole non ancora obbligate a stilare bilanci di sostenibilità. Detto ciò, “il processo di valutazione è ben dettagliato, non chiarissimo come fruibilità, ma esaustivo per poter avere piena consapevolezza di come la valutazione per i marchi è ottenuta e di conseguenza come soppesare personalmente il giudizio”, commenta Altroconsumo.
Equa
Si tratta di un’applicazione italiana sul consumo responsabile che valuta marchi ed aziende tenendo conto del loro comportamento in tema di rispetto dell’ambiente, dei diritti umani e del benessere animale.
Secondo Altroconsumo l’app è molto solida ed affidabile per la valutazione dei diritti umani, poiché basata su “Ethical Consumer: the alternative consumer organisation” e “Osservatorio Diritti- L’informazione indipendente sui diritti umani”. Equa è inoltre molto dettagliata anche nelle altre due sezioni (ambiente, animali), dove elenca tutti gli aspetti presi in considerazione per effettuare le valutazioni.
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La descrizione della metodologia di valutazione è dunque estremamente precisa e risulta tra le sezioni principali: una nota di merito per Altroconsumo. “Nel database non si trovano tutte le aziende e molti marchi, anche grossi, non sono reperibili. Il brand viene valutato con un punteggio da 0 a 100, ottenuto mediante una valutazione di tutti i punti elencati nel metodo. Per avere però un dettaglio approfondito delle motivazioni del risultato è necessario abbonarsi all’applicazione”, specifica l’organizzazione dei consumatori.
Boycott X
Boicottare le aziende che non rispettano determinati valori nel campo dei diritti umani, della tutela ambientale e del benessere animale è lo scopo di questa interessante app, che però presenta un database di marchi ed aziende non troppo ampio.
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Il suo funzionamento è molto semplice: si possono facilmente consultare i nomi delle ditte finite nella “lista nera”, oppure basta scansionare il codice a barre di un prodotto per capire se fa parte di un’azienda da boicottare o meno. Al di là del risultato, l’app fornisce pure la motivazione delle scelte prese, consentendo all’utente di orientarsi meglio. Vi è pure la possibilità di contattare gli autori dell’app al fine di chiedere la rimozione o l’aggiunta di un’azienda, a patto che siano presentate prove a supporto della richiesta stessa.
“Rispetto alle altre applicazioni, che danno un giudizio sui marchi, navigando all’interno dell’app non è chiaro quali siano i criteri oggettivi utilizzati per la valutazione dei brand all’interno delle categorie considerate, si può vedere solo il giudizio dato”, commenta Altroconsumo.
Shop etical
Seppur sviluppata ed incentrata sul mercato australiano, è un’applicazione che offre valutazioni dei più importanti marchi italiani ed esteri presenti nel nostro Paese.
Shop etical prende in considerazione vari aspetti (ambiente, sociale, benessere animale, governance aziendale) e valuta una vasta gamma di categorie di prodotti, fornendo schede dettagliate che includono informazioni precise e puntuali sulle più varie pratiche aziendali (test sugli animali, agricoltura intensiva, ingegneria genetica, imballaggi e rifiuti ecc.).
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Per Altroconsumo si tratta di una delle migliori app per chiarezza sul metodo di valutazione, “il giudizio è calcolato per cinque categorie merceologiche. Le valutazioni sono basate su un sistema di punteggio che tiene conto delle lodi e delle critiche ricevute dalle aziende. Shop Ethical incoraggia il supporto alle piccole imprese locali rispetto alle multinazionali, da questo punto di vista risulta meno pratica in Italia. Le aziende con un fatturato annuo superiore a un miliardo di dollari sono penalizzate. Questo approccio è coerente con l’obiettivo dell’app di promuovere pratiche commerciali più sostenibili e locali”.
Green Apes
È l’app fondata sulla tecnica del “gamification”, che permette agli utenti di guadagnare “twin coins” tramite lo svolgimento di azioni sostenibili, quali ad esempio l’utilizzo della bici al posto dell’auto.
I punti guadagnati possono essere donati per sostenere iniziative e progetti di associazioni e Ong attive in ambito ambientale e sociale. In cambio gli utenti ottengono sconti e offerte speciali da parte dei partner di Green Apes, che si presenta come una vera e propria piattaforma social dove è possibile confrontarsi e scambiare opinioni.
“GreenApes è un’applicazione innovativa che combina sostenibilità, comunità e premi per incentivare comportamenti sostenibili”, il giudizio di Altroconsumo.
[Credits foto: StockSnap su Pixabay]
