Intervista ad Antonella Lombardi, Teacher di Yoga della risata, che racconta il suo progetto per far tornare a ridere le donne vittime di violenza.
Concedersi la possibilità di ridere nonostante le difficoltà come primo passo verso la ricostruzione di un sé in frantumi e di un’autostima annientata. Antonella Lombardi, Chief Happiness Officer e Teacher di Yoga della risata, racconta la sua esperienza nell’accompagnamento di donne vittime di violenza verso la risata. Attraverso esercizi volti a instaurare un’abitudine quotidiana, le partecipanti al progetto sperimentano i benefici che la risata indotta è in grado di portare a livello fisico, mentale ed emotivo. Ritrovando via via positività e forza per affrontare le loro sfide.
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Antonella, come hai incontrato lo yoga della risata?
Dal 2019 mi sono avvicinata alla Scienza della Felicità, che cerco di divulgare con corsi e conferenze. Secondo quanto hanno ampiamente dimostrato le evidenze scientifiche degli ultimi 25 anni, infatti, la felicità è una competenza che tutti possiamo apprendere e quindi esercitare quotidianamente. Mi sono avvicinata allo Yoga della risata durante la certificazione CHO Chief Happiness Officer, ovvero la specializzazione per diventare manager della felicità nelle aziende. Ero molto diffidente, non riuscivo a coinvolgermi, mi sembravano atteggiamenti eccessivi.
Poi, un giorno incontrai Lara Lucaccioni [una dei Master di riferimento in Italia di yoga della risata, NdR] e le chiesi di venire a portare la pratica in un piccolo paese del Lazio. Lei accettò subito e fu un successo, portò a ridere tutte le persone presenti, anche le più distratte. Di lì è iniziato il mio percorso, fino a decidere di fondare un mio club della risata e di formarmi come Teacher.

Yoga della risata per aiutare le donne vittime di violenza: ci racconti come è nato il tuo progetto?
Faccio parte del consiglio direttivo di Terziario Donna di Confcommercio Roma. Con la presidente ed altri esperti psicologi e avvocati, stiamo portando avanti il DDL Cesa/Binetti per la modifica della legge sulla Bigenitorialità, la n. 54/2006, per correggere la criticità della normativa vigente, che in molti casi ha esposto i bambini al rischio di rimanere in contatto con il genitore maltrattante.
Questo mi ha permesso di entrare in contatto con un centro di auto-aiuto di donne vittime di violenza a Bologna. A loro ho proposto lo Yoga della risata quale pratica di benessere per tornare a ridere, e così è iniziata l’attività.
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Quali sono le principali difficoltà che rilevi durante gli incontri?
Le difficoltà non sono durante le sessioni, bensì prima. Spesso, infatti, le donne vittime di violenza non riescono a tornare a ridere. Tutti siamo portati a pensare che si possa ridere soltanto in un periodo della vita sereno, invece lo yoga della risata è particolarmente efficace nei periodi difficili. La risata è “una cura” che guarisce le nostre ferite proprio in momenti di sofferenza. Le donne vittime di violenza hanno un’autostima distrutta, hanno grandi sensi di colpa, di vergogna per ciò che vivono. Pensano quindi che non sia possibile per loro ridere. O meglio, non possono permettersi di ridere, non se lo meritano, non è loro concesso.
Dobbiamo considerare che la violenza non è soltanto fisica, inizia sempre con la violenza psicologica e verbale. Il partner maltrattante ha bisogno di insultare la vittima, di sottometterla, di renderla totalmente dipendente psicologicamente ed economicamente.
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Quindi la difficoltà maggiore che incontro è convincere queste donne che cercare di ridere o sorridere può essere una via di ricostruzione della propria identità, una via per tornare a vivere e prendere le migliori decisioni per se stesse e per i loro figli.
Come lo yoga della risata dà sostegno a queste donne? Quali sono i principali passi avanti e benefici riscontrati sul campo?
Le sessioni di yoga della risata sono composte in genere di cinque parti: la prima parte riguarda la respirazione, poi la parte di esercizi di risate, la sessione di giochi per riscoprire la parte giocosa che è in noi, la meditazione della risata e infine una sessione di rilassamento e immaginazione, per far radicare l’energia che abbiamo liberato durante le risate.
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Durante le sessioni, le donne che riescono a partecipare sono attivissime. Si fanno coinvolgere pienamente dalla risata. Non mancano mai, ridono con “tutto il corpo”, è un piacere ridere con loro. Sono felici di partecipare perché cerchiamo con le risate di lavorare sul rafforzamento dell’autostima trasformando il tipico motto dello yoga della risata (“molto bene, molto bene, yeah!”) in “sono brava, sono brava, yeah“. Poi facciamo delle risate, in cui immaginiamo di lasciare andare i ricordi dolorosi oppure di cacciare in un grande scatolone i pensieri tristi, le persone o situazioni di sofferenza. Immaginiamo di rimpicciolire sempre più lo scatolone fino a ridurlo ad un piccolo cartone, che ridendo schiacciamo sotto i piedi o gettiamo lontano da noi. Anche nella meditazione finale lavoriamo molto con l’immaginazione per raffigurarci con la mente libere, radiose, forti e capaci di affrontare la vita.
Hai un breve aneddoto, o un feedback da parte di una partecipante, da condividere?
I feedback sono tanti. In primo luogo mi dicono di riuscire a continuare a ridere, magari in macchina, anche nei giorni in cui non ci vediamo. Poi, in ogni sessione misuriamo lo stato d’animo iniziale e quello finale in una scala di autovalutazione, e mediamente aumenta di due o tre punti. Riportano, inoltre, di sentirsi rilassate, centrate, più lucide mentalmente.
Infine riporto un feedback di una di loro: “Per me l’incontro del club yoga della risata è fantastico. Mi riempie di gioia, scarico le tensioni, vedo le cose da altre prospettive. Si vedono soluzioni a cui non hai pensato perché non hai la mente lucida. Ti carica tantissimo e ti dà tanta spinta per continuare le tue lotte. È un vero toccasana e solo se provi e lo pratichi lo capisci. È indescrivibile la sensazione che si prova: serenità, felicità, gioia di vivere… Ti si apre un mondo splendido pieno di gioia, serenità e disponibilità verso te stessa e gli altri… ed è bellissimo“.
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