Nella Lista Rossa IUCN il numero di specie fungine minacciate ha superato quota mille, l’aggiornamento rivela rischi crescenti pure per gli alberi di incenso
L’ultimo aggiornamento della Lista Rossa dell’Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN) ha portato all’inclusione di 169.420 specie, di cui 47.187 minacciate di estinzione.
Tra le novità spicca l’aggiunta di 482 nuove specie di funghi, che porta il loro numero complessivo a 1.300, di cui almeno 411 a rischio estinzione.
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“I funghi sono gli eroi non celebrati della vita sulla Terra, costituiscono il fondamento stesso di ecosistemi sani, eppure sono stati a lungo trascurati. Grazie all’impegno di esperti e citizen scientist, abbiamo compiuto un passo avanti fondamentale: oltre 1.000 delle 155.000 specie fungine conosciute al mondo sono state ora valutate per la Lista Rossa IUCN delle specie minacciate, la fonte più completa di informazioni sul rischio di estinzione. Ora è il momento di trasformare questa conoscenza in azione e salvaguardare lo straordinario regno fungino, le cui vaste reti sotterranee sostengono la natura e la vita come la conosciamo”, ha commentato Grethel Aguilar, direttrice generale dell’IUCN.
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I funghi
Distinti da animali e piante, i funghi sono alla base di tutti gli ecosistemi e rappresentano il secondo regno più grande – dopo quello animale – con una stima di 2,5 milioni di specie, di cui circa 155mila sono quelle note.
Il loro ruolo in natura è fondamentale perché facilitano la decomposizione del materiale organico rendendo disponibili i nutrienti per le piante, aiutano a stoccare il carbonio nel suolo, supportano i tentativi di biorisanamento per la bonifica dei siti contaminati, senza dimenticare il fatto che molti siano commestibili e quindi rappresentino una fonte alimentare sia per gli animali che per l’uomo, trovando inoltre impiego per la produzione di alimenti e bevande (dopo la fermentazione) e perfino in campo farmacologico.
“Sebbene i funghi vivano principalmente nascosti sottoterra e all’interno del legno, la loro perdita ha un impatto sulla vita in superficie che da essi dipende. Perdendo i funghi, impoveriamo i servizi ecosistemici e la resilienza che forniscono, dalla resistenza alla siccità e agli agenti patogeni nelle colture e negli alberi all’immagazzinamento di carbonio nel suolo. È importante che più foreste secolari siano protette. Le pratiche forestali dovrebbero tenere conto dei funghi, ad esempio lasciando legno morto e alberi sparsi, e una gestione forestale proattiva può aiutare a gestire l’intensità degli incendi”, chiarisce Anders Dahlberg, coordinatore del gruppo specialistico IUCN SSC mushroom, bracket and puffball.
Se da una parte la crescita dell’urbanizzazione e l’intensificazione dell’agricoltura minacciano gli habitat dei funghi ponendo a rischio di estinzione 279 specie, dall’altra si calcola che il massiccio utilizzo dei fertilizzanti – con il conseguente deflusso di azoto e ammoniaca – e l’inquinamento legato ai motori minaccino altre 91 specie. La situazione è particolarmente critica pure in Europa, dove specie molto diffuse nelle campagne quali l’Hygrocybe intermedia (vulnerable fibrous wax cap) risultano sempre più a rischio.
Non mancano poi altri tipi di minacce sempre collegate alle attività umane. “Almeno 198 specie di funghi sono a rischio di estinzione a causa della deforestazione per la produzione di legname, del disboscamento illegale e del disboscamento per l’agricoltura. Il disboscamento di foreste secolari è particolarmente dannoso, distruggendo i funghi che non hanno il tempo di ristabilirsi con la rotazione forestale. Il 30% delle foreste di pini secolari in Finlandia, Svezia e Russia è stato disboscato dal 1975, rendendo vulnerabili specie come il Tricholoma colossus (cavaliere gigante)”, riferisce l’IUCN.
Infine, nonostante il loro ruolo a favore del clima grazie all’immagazzinamento del carbonio nel suolo, i cambiamenti climatici stanno impattando notevolmente sui funghi, tanto che oltre 50 specie sono ormai considerate a rischio estinzione a causa delle variazioni nelle modalità degli incendi negli Stati Uniti, all’origine dell’alterazione delle foreste. Ad esempio, dal 1980 gli abeti sono cresciuti fino a dominare i boschi di alta montagna della Sierra Nevada, compromettendo così l’habitat del raro Gastroboletus citrinobrunneus, una specie in via di estinzione nota per il cappello giallo brillante e marrone irregolarmente convesso, i pori gialli e le diffuse macchie blu.
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“I funghi sono una parte vitale ma spesso invisibile della biodiversità, e sostengono gli ecosistemi in modi che stiamo solo ora iniziando a comprendere. L’aggiunta di 1.000 specie fungine alla Lista Rossa IUCN ne evidenzia l’importanza e le urgenti minacce che devono affrontare. Con dati più accurati, possiamo intraprendere azioni significative per proteggere i funghi, garantendo la salute delle piante, degli animali e degli ecosistemi che da loro dipendono”, ha commentato Anne Bowser, amministratrice delegata di NatureServe.
Gli alberi di incenso
Dall’aggiornamento della Lista Rossa si ricava anche che cinque specie di incenso (boswellia) dell’Isola di Socotra (Yemen) sono passate dalla classificazione nella categoria “vulnerabili” a quella “in pericolo”, una da “vulnerabile” a “in pericolo critico”, mentre altre tre per la prima volta sono state classificate “in pericolo critico”.
L’incenso è una delle materie prime più preziose del mondo antico e ancora oggi a Socotra è ben gestito, con le popolazioni indigene che utilizzano la corteccia e la resina degli alberi per la medicina tradizionale e le pratiche religiose.
Eventi meteo estremi sempre più frequenti e intensi, quali cicloni, frane e inondazioni, hanno purtroppo sradicato e danneggiato molti alberi, sempre più a rischio pure per la crescita della pastorizia intensiva, con il declino del tradizionale pascolo a rotazione e la notevole crescita delle dimensioni delle mandrie nell’ultimo secolo. La pressione su questi alberi è quindi notevolmente aumentata a causa delle accresciute esigenze alimentari delle capre e le giovani piante, ad esempio, faticano sempre di più a sopravvivere in caso di siccità prolungate.
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“Gli alberi di incenso simboleggiano l’unicità della biodiversità di Socotra e lo status dell’isola come patrimonio dell’umanità. Tuttavia, come molte altre specie arboree in tutto il mondo, questi alberi iconici affrontano diverse minacce, in particolare da parte del bestiame. Dal 2020, la Fondation Franklinia sostiene il lavoro sul campo di persone locali attive, utilizzando diversi approcci per proteggere le piantine; non è una buona notizia vedere che la situazione continui a peggiorare. Per salvare queste specie è urgente ridurre l’impatto del pascolo e concentrarsi sulle pratiche tradizionali di pascolo sostenibile”, il commento di Jean-Christophe Vié, direttore Generale della Fondation Franklinia, che ha dato il suo contributo per le valutazioni della Lista Rossa della boswellia e promuove azioni di conservazione per queste specie.
Vi sono pure esperti locali che continuano a lavorare sul campo per la tutela di questi alberi così importanti, è il caso di Mohammed Amer, che gestisce il progetto per la loro conservazione in loco ed ha fornito un parere per le valutazioni della Lista Rossa. “Gli alberi di incenso sono molto importanti per la nostra cultura a Socotra, che ospita la più alta diversità di specie di incenso per chilometro quadrato al mondo. Costruire recinti attorno ai giovani alberi, permette alle comunità locali di proteggerli dalle capre e di produrre miele di incenso per un reddito aggiuntivo. Con condizioni meteorologiche estreme che colpiscono l’isola, l’azione locale è essenziale per garantire il futuro degli alberi di incenso di Socotra”, le sue parole.
Il leone
La Lista Rossa IUCN comprende pure uno strumento, noto come Stato Verde, teso a valutare il recupero delle specie ed il successo o meno negli sforzi di conservazione. Al momento vi sono oltre cento valutazioni e la prima riguardante il leone (Panthera leo) ha preannunciato l’impoverimento di questa specie, che resta in stato di vulnerabilità nella Lista Rossa.
Il re della savana risulta già estinto nell’Africa settentrionale e nell’Asia sud-occidentale e l’impatto delle attività umane sta mettendo a rischio la diffusione in tutto il suo areale. Dalla valutazione emerge comunque l’importanza del progetto di conservazione, che ha impedito probabili estinzioni in Africa centro-occidentale e meridionale, Sudafrica ed India. Oggi urge l’intensificazione degli sforzi per il mantenimento della popolazione esistente, a causa degli insediamenti umani in continua espansione in tutto l’areale di questo maestoso felino.
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“È incoraggiante vedere oltre 100 valutazioni dello Status Verde delle Specie dell’IUCN pubblicate a soli tre anni dalla sua introduzione come nuovo standard globale, con centinaia di altre in arrivo. L’esempio del leone dimostra l’importanza dei dati aggiuntivi dello Status Verde, dato che ora disponiamo di dati su dove l’estinzione locale è stata probabilmente prevenuta grazie agli sforzi di conservazione, che possono contribuire alle future strategie di protezione e recupero della specie”, ha affermato Barney Long, direttore senior delle strategie di conservazione per Re:wild.
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