Uno studio europeo individua una nuova metodologia per identificare le specie chiave da proteggere nelle banche dei semi.
Una nuova metodologia per salvare le piante dall’estinzione potrebbe rivoluzionare le strategie di conservazione della biodiversità vegetale. È quanto emerge da uno studio internazionale coordinato dal Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa, che ha coinvolto oltre 22.000 specie della flora europea conservate in 109 banche dei semi. L’obiettivo? Capire quali piante salvare prima che sia troppo tardi, ottimizzando risorse e costi.
Circa due specie di piante su cinque, secondo le stime, rischiano l’estinzione. Per questo è cruciale scegliere con criterio quali specie proteggere. Il team guidato dal professor Angelino Carta ha elaborato un approccio innovativo che si basa sulla rilevanza evolutiva delle piante. Il metodo, cioè, individua le specie uniche dal punto di vista genetico, ecologico o geografico, il cui valore va ben oltre il semplice criterio numerico.
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Una nuova metodologia per le banche dei semi: il cuore della ricerca
La forza di questo metodo è nella sua flessibilità: può essere personalizzato in base agli obiettivi di conservazione e al budget disponibile. In un’epoca in cui le risorse sono limitate e il tempo stringe, sapere quali specie rappresentano “rami unici” dell’albero evolutivo è essenziale per costruire collezioni davvero rappresentative nelle banche dei semi.
“Si tratta di un metodo che può essere personalizzato per adattarlo a diversi obiettivi di conservazione, fino all’esaurimento del budget disponibile” sottolinea il professor Carta. “La nostra ricerca rappresenta quindi un passo fondamentale per future azioni di conservazione, i risultati possono servire come base di discussione per promuovere nuove politiche, incluse la salvaguardia delle specie in via di estinzione, la resilienza dei sistemi agroalimentari e l’identificazione delle specie più adatte al restauro degli habitat in uno scenario di cambiamenti climatici”.
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Conservazione, clima e agroalimentare: le ricadute del nuovo approccio
L’analisi ha mostrato che, sebbene le banche europee custodiscano una grande varietà di piante, esistono ancora lacune significative: alcune specie, spesso caratterizzate da strategie riproduttive particolari o distribuzione geografica molto limitata, non sono ancora conservate. E sono proprio queste a essere prioritarie.
Secondo i ricercatori, la nuova metodologia non solo aiuterà a evitare l’estinzione di specie rare. Potrà persino rafforzare la resilienza degli ecosistemi e dei sistemi agroalimentari europei.
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I dati ottenuti saranno infatti utili per il restauro di habitat degradati, anche in risposta ai cambiamenti climatici, e potranno guidare nuove politiche di conservazione a lungo termine.
Lo studio, pubblicato sulla rivista New Phytologist, è frutto della collaborazione con istituzioni di Spagna, Belgio, Svizzera e Regno Unito. Un esempio virtuoso di ricerca internazionale al servizio della biodiversità.
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