A ruote libere-Partiamo dalla scuola e andiamoci in bici è la prima indagine sul percorso casa-scuola in bicicletta, realizzata da Unicef, Fiab e Cnr-Issirfa
“A ruote libere. Partiamo dalla scuola è andiamoci in bici” – la nuova pubblicazione appena lanciata da Unicef Italia, Federazione italiana ambiente e bicicletta (Fiab) e Istituto di studi sui sistemi regionali, federali e sulle autonomie del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR Issirfa) – ha indagato per la prima volta l’utilizzo della bicicletta nel tragitto casa-scuola, sottolineando la necessità di un maggior ricorso alle due ruote per un futuro più sostenibile.
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Una piccola indagine che presuppone una grande ambizione, ovvero la volontà di promuovere la bicicletta negli spostamenti urbani dei bambini. Vi sono ancora difficoltà oggettive in vari territori e molte resistenze da superare, ma questo lavoro in collaborazione punta a promuovere un approccio all’uso del mezzo bicicletta in parte nuovo per l’Italia e chiaramente complesso, perché coinvolge vari soggetti quali il legislatore, le amministrazioni locali, le scuole ed i singoli cittadini.
La pubblicazione si basa sull’idea di fondo che la bici non sia solo un mezzo per fare sport ma pure una soluzione pratica, economica, salutare, sostenibile e quindi conveniente anche per i nostri spostamenti urbani quotidiani. “Il cambiamento delle abitudini quotidiane in ogni società richiede molto tempo, ma oggi più che mai diventa necessario e indispensabile costruire un futuro in cui i bambini e le bambine adulti di domani, possano respirare un’aria più pulita, vivere una comunità più sostenibile e percorrere le strade delle loro città davvero ‘a ruote libere‘”, precisa Carmela Pace, la presidente del Comitato italiano per l’Unicef che ha scritto la presentazione del volume.
Il contesto
Se da una parte il Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani ha riconosciuto il diritto di ogni individuo ad un ambiente pulito, sano e sostenibile, dall’altra il Comitato per i diritti dell’infanzia ha stabilito che i singoli Paesi possono essere ritenuti responsabili per l’impatto delle emissioni di CO2 sui bambini sia all’interno che all’esterno dei loro territori.
“A livello globale, un bambino su quattro sotto i 5 anni muore per cause che possono essere evitate migliorando i fattori ambientali, come l’inquinamento dell’aria, la qualità dell’acqua e dei servizi igienici, e limitando l’utilizzo di prodotti chimici”, si legge nell’indagine.
Una mobilità sicura è fondamentale per garantire ai bambini un’infanzia felice ed uno sviluppo sano. Oggi però la crescente urbanizzazione e l’aumento del traffico automobilistico hanno trasformato l’ambiente dei bambini. Al contempo si stanno affermando tendenze negative perché la mobilità attiva e indipendente, che comporta vari vantaggi fisici, sociali e cognitivi per i più piccoli, è in generale calo in molti Paesi proprio a causa del crescente utilizzo delle automobili e per i timori sulla sicurezza da parte dei genitori. Un vero peccato, perché le stesse ricerche più recenti sull’infanzia evidenziano che il declino della mobilità autonoma dei bambini ha effetti negativi sul loro benessere fisico, psicologico e sociale.
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La scuola può svolgere un ruolo fondamentale per migliorare la salute, promuovere la socializzazione, educare alla sostenibilità e favorire l’autonomia dei bambini, incoraggiandoli a muoversi autonomamente, a piedi od in bicicletta, accompagnati da adulti od in piccoli gruppi.
“Promuovere la mobilità sostenibile delle bambine e dei bambini è un investimento per il futuro. La mobilità attiva sul percorso casa-scuola porta inoltre numerosi vantaggi primo fra tutti la maggiore sicurezza stradale, la riduzione del traffico e della velocità, infatti, diminuiscono il rischio di incidenti. Comporta migliore qualità dell’aria a beneficio della salute, rende le città più vivibili con spazi urbani più piacevoli e accessibili a tutti, contribuisce allo sviluppo sostenibile e alla lotta ai cambiamenti climatici”, scrive la Fiab.
I bambini pronti ad inforcare la bici per andare a scuola bruciano calorie e si mantengono in salute, non inquinano, fanno risparmiare le spese per carburante e parcheggi, socializzano, sviluppano da subito un senso di autonomia ed imparano le regole di sicurezza.
Esistono già varie esperienze di mobilità sostenibile sul tragitto casa-scuola, quali il bicibus ed il pedibus. Il primo è un “autobus a due ruote”, formato da un gruppo di alunni in bici e guidato da genitori e/o volontari, che si muove lungo percorsi prestabiliti e messi in sicurezza, provvisti di un capolinea e di fermate intermedie. Tutti i membri del bicibus indossano un casco ed una pettorina colorata e catarifrangente. Il pedibus ha le stesse regole e caratteristiche, con l’unica differenza che il tragitto casa-scuola viene percorso a piedi.
Per favorire il bike to school vi sono poi altre possibilità di intervento a livello di codice della strada. È il caso delle zone scolastiche, ovvero delle aree urbane delimitate in prossimità delle scuole in cui la protezione di ciclisti e pedoni è garantita. Qui infatti può essere limitata o esclusa la circolazione, la sosta o la fermata di tutte o di alcune categorie di veicoli, in orari e con modalità definiti con ordinanza del sindaco. La strada scolastica è invece una strada (od un piazzale) adiacente a una scuola, dove è vietato in modo temporaneo o permanente il traffico degli autoveicoli ed è garantito il transito a pedoni, bici, mezzi per il trasporto dei disabili e scuolabus.
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L’indagine
L’indagine condotta da Fiab e CNR Issirfa sulla ciclabilità dei Comuni (anni dal 2018 al 2024) ha dimostrato che la totalità di quelli presi in considerazione (141) ha dichiarato di aver svolto almeno una volta iniziative di bicibus, pedibus o zone scolastiche. Le Regioni più virtuose sono state Emilia Romagna e Veneto ed in generale il Nord Italia ha fatto registrare i migliori risultati. In oltre il 90% dei casi però (pari a 131 Comuni) non sono state attivate (o dichiarate) linee bicibus, mentre va un po’ meglio per le linee pedibus, sperimentate almeno una volta dal 48,2% dei Comuni, con il record di Bologna (36 linee) ed altre sei città (Cesena, Bergamo, Lecco, Jesi, Pesaro e Pordenone) con un numero di linee tra 20 e 28. Infine, per quanto riguarda le zone scolastiche, il 60% dei Comuni ne ha attivate una o più, con ottimi risultati per Verona (51), Milano (33) e Parma (25).
Analizzando i cambiamenti nel corso del tempo, l’indagine ha rilevato che il 92,9% dei Comuni (pari a 131 su 141) non ha accresciuto o ha diminuito le linee bicibus, il 41% (59) non ha modificato la situazione delle linee pedibus, mentre il 53,5% (76) ha mantenuto costanti le zone scolastiche. Più nel dettaglio: nel caso delle linee bicibus, in 10 Comuni che hanno effettuato interventi, sette hanno accresciuto le linee e tre le hanno abrogate; per le linee pedibus, 37 Comuni le hanno ridotte di numero, mentre 45 le hanno aumentate, mentre più evidente è il caso delle zone scolastiche, con ben 44 Comuni che le hanno istituite e 19 che invece hanno preferito rinunciarvi nella loro totalità od in parte.
I casi di Roma e Verona
L’indagine ha effettuato anche una prima rilevazione parziale con la somministrazione di un questionario ai genitori di bambini di due scuole primarie, site una a Roma e l’altra a Verona. Stando agli esiti, ben l’83,8% dei genitori ha risposto di non utilizzare la bici per accompagnare i figli a scuola, nonostante le distanze limitate. “Per l’accompagnamento il 61,4% utilizza l’automobile mentre il 36,8% va a piedi. Una sola persona dei rispondenti utilizza i mezzi pubblici”, si legge nell’indagine.
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I principali fattori che scoraggiano l’uso della bici sono la pericolosità del traffico (21,1%), la mancanza di infrastrutture ciclabili (15,8%) e la necessità di ulteriori spostamenti nel corso della giornata (14,5%). A fronte di questi dati tutt’altro che incoraggianti, un barlume di speranza pare provenire dall’84,2% degli intervistati, che ha dichiarato di essere disponibile a sostituire l’uso del mezzo abituale con la bicicletta qualora fossero apportati miglioramenti alla condizione di sicurezza dei ciclisti in città e nei dintorni.
In conclusione, l’indagine sottolinea che un cambiamento culturale riguardante la mobilità dei cittadini è un processo lento. “L’intento di chi ha elaborato questo primo rapporto è quello di approfondire con nuove indagini il tema della mobilità dei bambini tramite l’uso della bicicletta e di proporre alle amministrazioni locali intese e accordi volti ad agevolare tale mezzo. In questo senso nei mesi successivi all’uscita di questa pubblicazione, è previsto il coinvolgimento di alcuni Comuni della regione Campania, per l’avvio di nuove collaborazioni e iniziative di sensibilizzazione sull’uso della bicicletta, nell’ambito delle attività dell’UNICEF che riguardano l’ambiente e i bambini”.
“A ruote libere” è stato dunque il primo frutto di una collaborazione tra tre differenti enti, schierati in prima linea per incidere – tramite azioni e considerazioni utili – sulle politiche di mobilità e sul futuro dei bambini nelle nostre città.
[Credits foto: Fiab]
