Galline in gabbia, crudeltà ed irregolarità in un allevamento veneto

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Galline in gabbia, crudeltà ed irregolarità in un allevamento veneto ultima modifica: 2025-04-11T00:08:54+02:00 da Marco Grilli
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Galline in gabbia morte ed agonizzanti, Essere Animali ha denunciato irregolarità e maltrattamenti in un allevamento veneto

Una nuova ed efficace indagine di Essere Animali sulle crudeltà e le irregolarità degli allevamenti di galline in gabbia ha condotto a forti sanzioni nei riguardi di un’azienda veneta (per il mancato rispetto delle norme di sicurezza sul lavoro) e di una cooperativa addetta ai servizi di carico, in questo caso per la mancata registrazione degli operai (lavoro nero).

L’indagine

Le crude immagini di questa inchiesta – realizzata da un investigatore sotto copertura all’interno di un’azienda che alleva galline per la produzione di uova in provincia di Venezia -sono state mostrate pure dalla televisione pubblica nel programma “Indovina chi viene a cena”, condotto da Sabrina Giannini. Successivamente Essere Animali ha pubblicato l’intero video dell’indagine, al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica su questa tematica così rilevante per la difesa dei diritti degli animali e sollecitare l’azione per un cambiamento quanto mai urgente.

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Il parere emesso nel 2023 dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) è stato chiaro: l’utilizzo delle gabbie lede altamente la salute di questi volatili, poiché non rispetta i loro comportamenti naturali e li sottopone a stress e sofferenze aggiuntive. Dietro le sbarre, infatti, le galline soffrono di alcune criticità sistemiche ritenute non in linea con il dovuto rispetto della loro salute. Eppure, nonostante questi accertamenti di carattere scientifico, l’allevamento in gabbia riguarda ancora oggi ben il 35% delle galline allevate nel nostro Paese.

Il video pubblicato da Essere Animali parla da sé e ci invita ancora una volta a riflettere sulla triste realtà di queste condizioni di allevamento e sulle nostre scelte al momento dell’acquisto dei prodotti. Ognuno di noi, nel suo piccolo, può comunque far tanto, trasformandosi in consumatore responsabile ed evitando di comprare uova prodotte da galline allevate in gabbia, ovvero quelle contrassegnate dal codice 3. Quanto documentato da Essere Animali, infatti, non rappresenta l’eccezione di un singolo allevamento ma la diffusa realtà di questo sistema di produzione intensivo e crudele.

Le immagini mostrano diversi animali con scarso piumaggio a causo dello sfregamento sulle reti metalliche delle gabbie e del cosiddetto ‘feather pecking’, beccate aggressive dirette alle piume, particolarmente presenti negli allevamenti in gabbia per via delle condizioni di stress e sovraffolamento. Galline agonizzanti vengono inoltre lasciate morire di stenti. E tra gli animali si vede anche il caso di una gallina con chiari segni di un disturbo neurologico denominato ‘wry neck’, ‘torcicollo’ a causa del quale l’animale mantiene una posizione innaturale del collo e della testa, rimanendo incastrata con il becco nella rete metallica senza riuscire a nutrirsi e bere adeguatamente”, spiega Chiara Caprio, responsabile media e relazioni istituzionali di Essere Animali.

Per quanto riguarda il caso del wry neck, la normativa prevede che le galline debbano essere isolate temporaneamente per facilitare le cure e permettergli un accesso adeguato all’acqua ed al cibo, con la possibilità di procedere ad un abbattimento di emergenza da parte dell’allevatore in caso di mancato miglioramento del quadro clinico. Nessuna di queste norme è stata rispettata all’interno dell’allevamento veneziano in questione che detiene ben 60mila galline in gabbia.

Il video pubblicato da Essere Animali mostra anche alcune galline morte abbandonate all’interno delle gabbie, con quelle vive che si muovono al di sopra delle carcasse, casi di cannibalismo con gravi rischi a livello igienico-sanitario e perfino uova in bella mostra sopra i cadaveri. Non mancano pure le uccisioni irregolari, effettuate senza provvedere alla perdita di coscienza immediata dell’animale, fondamentale per risparmiargli inutili sofferenze aggiuntive.

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Le operazioni di carico nelle gabbie rivelano altri gravi maltrattamenti. Stando alle norme, le galline dovrebbero essere sollevate con entrambe le mani ed adagiate con cura nelle gabbie. Quello che vediamo nelle immagini è invece ben altro: le galline vengono spinte, sollevate per un’ala o lanciate brutalmente. Siamo di fronte quindi ad operazioni violente e prive di ogni tipo di cura, che causano ulteriori sofferenze e possibili fratture a questi animali noti per la fragilità delle loro ossa.

Larga parte delle galline allevate in gabbia per la produzione di uova soffre di osteoporosi, che è la causa del 20-35% della mortalità in allevamento. Questo è dovuto alla selezione genetica finalizzata all’iper produttività, nonché alla modalità di allevamento, che per la scarsa mobilità non permette loro di rafforzare l’apparato muscolo scheletrico”, precisa ancora Caprio. Va pure notato che le operazioni di carico dovrebbero essere effettuate di notte o durante le prime luci dell’alba – quando gli animali sono più tranquilli e c’è meno pericolo di fuga con rischi di ferite, lesioni o fratture – mentre nell’allevamento sanzionato tutte le procedure sono avvenute di giorno, ovvero quando i volatili sono più vigili ed aumentano i rischi sopra menzionati.

In seguito alla segnalazione di Essere Animali, i carabinieri del Nucleo ispettorato del lavoro (NIL) di Venezia hanno emesso sanzioni nell’ordine di migliaia di euro nei confronti sia della cooperativa che prestava servizio per il carico (lavoro nero), sia dell’azienda per il mancato rispetto delle norme di sicurezza sul lavoro.

End the Cage Age

Prosegue intanto l’impegno delle organizzazioni animaliste, tra cui Essere Animali, per l’iniziativa dei cittadini europei (Ice) End the Cage Age, che reclama il divieto di utilizzo di ogni tipo di gabbia per l’allevamento di animali a scopo alimentare.

L’iniziativa è stata presentata alla Commissione europea il 2 ottobre 2020 dopo la raccolta di quasi 1.400.000 firme, a testimonianza di una grande mobilitazione popolare. Stando ai dati dell’Eurobarometro (ottobre 2023), addirittura il 91% degli italiani si è dichiarato favorevole al divieto di allevamento in gabbia, mostrando grande sensibilità sul tema del benessere degli animali. Un volere che però continua a stonare con la realtà odierna di questa pratica crudele che riguarda non solo le galline ovaiole, ma un totale di 40 milioni di animali tra scrofe, vitelli, conigli, quaglie ed oche.

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End the Cage Age ha ricevuto il sostegno del Parlamento europeo nella sessione plenaria del 10 giugno 2021. In seguito a questo voto la Commissione ha esposto le azioni che intende intraprendere a seguito dell’iniziativa, anche se la tempistica di fine 2023 per la presentazione di una proposta legislativa al fine di eliminare gradualmente l’uso delle gabbie negli allevamenti europei non è stata rispettata. Da questa inadempienza è scaturito il ricorso presentato alla Corte di Giustizia dell’Unione europea (Ue) da parte del comitato promotore dell’Ice, il primo di questo tipo nella storia dell’Ue.

Fortunatamente, nel frattempo, su questo delicato tema non sono mancati esempi virtuosi, come ad esempio quello della Slovenia, che si è impegnata a vietare le gabbie per le galline ovaiole entro il 2028. “Anche l’Italia può fare di più, sostenendo e valorizzando quegli allevatori che vogliono fare una transizione verso sistemi più rispettosi della salute degli animali e in linea con la sensibilità dei consumatori o che hanno intrapreso questo percorso in autonomia perché consapevoli dell’importanza di questi temi nel settore zootecnico. Chiediamo che il Governo voglia cogliere quanto evidenziato dalla nostra indagine per studiare strumenti legislativi in grado di favorire questa importante transizione anche nel nostro Paese, tutelando così il Made in Italy di qualità”, commenta Essere Animali.

Fanno ben sperare le parole del nuovo commissario alla Salute e al Benessere animale, l’ungherese Olivér Várhelyi, che durante la sua prima audizione al Parlamento europeo ha promesso la pubblicazione di nuove proposte di revisione della normativa Ue sugli animali nel 2026, con particolare focus sul problema delle gabbie negli allevamenti.

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Nel corso di un recente incontro organizzato a Bruxelles da Eurogroup for Animals e CIWF (l’organizzazione promotrice dell’Ice), Várhelyi ha confermato che “la revisione della normativa europea sul benessere animale è un’opportunità per rispondere alle richieste dei cittadini e aumentare la competitività del settore. È un’opportunità per costruire un sistema migliore per tutti. Dopo il dialogo tra le parti coinvolte che avverrà nel corso di quest’anno, dovremmo già avere le prime proposte legislative in merito alla ICE End the Cage Age nel prossimo anno”.

Dopo le parole attendiamo ora i fatti.

[Credits foto: Essere Animali]

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Laureato in Lettere moderne, giornalista pubblicista e ricercatore in storia contemporanea, è consigliere dell’Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’Età contemporanea. Nei suoi studi si è occupato di Resistenza, stragi nazifasciste e fascismi locali, tra le sue pubblicazioni il volume “Per noi il tempo s’è fermato all’alba. Storia dei martiri d’Istia”. Da sempre appassionato di tematiche ambientali, ha collaborato con varie testate online che trattano tali aspetti. Vegetariano, ama gli animali e la natura, si sposta rigorosamente in mountain bike, tra i suoi hobby la corsa (e lo sport in generale), il cinema, la lettura, andar per mostre e la musica rock.

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