Uno studio denuncia i rischi dei progetti legati ai crediti di carbonio nelle terre dei Masai in Tanzania, con espropri di terre, compromissione della pastorizia e violazioni dei diritti. La Maasai International Solidarity Alliance (MISA) chiede una moratoria e protezioni legali.
Un nuovo studio della Maasai International Solidarity Alliance (MISA) ha lanciato un allarme riguardo ai rischi che due progetti di compensazione di carbonio su larga scala pongono per i diritti territoriali e la sicurezza alimentare dei Masai nella Tanzania settentrionale. L’analisi, dal titolo Crediti di carbonio del suolo: un’altra ondata di alienazione delle terre nella Tanzania settentrionale?, evidenzia le minacce per la comunità Masai, che si vedrebbe ulteriormente espropriata delle sue terre in nome della conservazione e della generazione di crediti di carbonio.
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La MISA riunisce organizzazioni della società civile e attivisti Masai. Lo studio è stato presentato nel corso di una conferenza stampa lo scorso 13 marzo 2025.
Una nuova minaccia per i Masai
Da decenni, i Masai sono vittime di sfratti e appropriazioni terriere sotto il pretesto della conservazione della natura. Secondo MISA e Survival International, oggi i progetti per la generazione di crediti di carbonio si aggiungono a queste sfide. MISA in particolare sottolinea come tali iniziative, che implicano lo stoccaggio del carbonio nel suolo, possano limitare gravemente i tradizionali modelli di pascolo dei Masai.
La mobilità dei pastori, fondamentale per la gestione sostenibile delle risorse naturali, rischia di essere minata da nuove pratiche di pascolo a rotazione, imposte dai progetti di carbonio.
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Mancanza di consenso e trasparenza
Tra le principali preoccupazioni sollevate dallo studio c’è la mancanza di un consenso libero, preventivo e informato (FPIC) riguardo ai progetti, che hanno visto una limitata partecipazione delle comunità, soprattutto di donne e giovani.
Inoltre, molti membri delle comunità non sono adeguatamente informati sui mercati del carbonio e sulle implicazioni dei contratti firmati. In alcuni casi, si segnala anche la presenza di contratti poco trasparenti e potenzialmente illegali, che generano tensioni tra le diverse comunità Masai.
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“Qualunque progetto arrivi nei nostri villaggi, dobbiamo essere coinvolti. Noi, gli abitanti del villaggio, dobbiamo essere al posto di guida dei progetti e dobbiamo sapere di cosa si tratta” affermano gli autori nel rapporto, ribadendo il concetto durante la conferenza stampa. “Dobbiamo conoscere i vantaggi e gli svantaggi e dobbiamo essere in grado di decidere da soli“.
Crediti di carbonio, i progetti sotto esame
L’analisi si concentra su due progetti di stoccaggio del carbonio: il Longido e Monduli Rangelands Carbon Project di Soils for the Future Tanzania Ltd, finanziato da Volkswagen ClimatePartners, e il Resilient Tarangire Ecosystem Project di The Nature Conservancy.
Entrambi i progetti sono destinati a territori nei distretti di Longido, Monduli e Simanjiro, aree che sono già state oggetto di conflitti territoriali in passato.
“Temiamo che con il progetto del credito di carbonio ci saranno più restrizioni sulle modalità di pascolo e sulla costruzione di case. Lo abbiamo già sperimentato con i corridoi faunistici e le aree di gestione della fauna selvatica” affermano i rappresentanti della MISA. “Ogni volta perdiamo terra“.
Preoccupazioni per l’alienazione delle terre e i conflitti
Le preoccupazioni non riguardano solo la limitazione della mobilità pastorale e la perdita di terre comuni, ma anche la possibilità che questi progetti causino un’espropriazione di fatto delle terre dei Masai, con la privatizzazione delle stesse da parte di investitori stranieri.
Le preoccupazioni traggono origine da modelli di espropriazione già visti in passato, quando la conservazione e il turismo sono stati usati come pretesto per sottrarre terre.
La richiesta di MISA: una moratoria sui progetti dei crediti di carbonio
Per tutelare i Masai e prevenire ulteriori espropri, MISA ha chiesto una moratoria immediata di cinque anni sui progetti di stoccaggio del carbonio nel suolo nelle terre dei pastori.
Una sospensione necessaria per garantire una corretta informazione alle comunità, oltre alla creazione di quadri normativi a livello nazionale e internazionale. Con un duplice obiettivo: proteggere i diritti umani e permettere una valutazione più attenta delle implicazioni di questi progetti.
Raccomandazioni per il futuro
MISA ha, infine, delineato alcune raccomandazioni chiave per evitare che i progetti sul carbonio continuino a danneggiare i diritti dei Masai:
- Approvare una moratoria immediata di cinque anni sui progetti di carbonio nel suolo.
- Rafforzare dei quadri giuridici e politici a livello nazionale e internazionale per proteggere i diritti territoriali dei popoli indigeni.
- Assicurare un FPIC solido per coinvolgere pienamente la comunità in tutte le fasi del progetto.
- Proteggere la pastorizia e la mobilità dei Masai, senza limitare la loro capacità di gestire i pascoli in modo tradizionale.
- Garantire accordi trasparenti ed equi, con contratti chiari e accessibili a tutte le parti coinvolte.
Il commercio di crediti di carbonio del suolo nella Tanzania settentrionale, secondo MISA, rischia dunque di avere ripercussioni negative da non sottovalutare per i Masai. Senza tutele legali adeguate e senza un autentico coinvolgimento delle comunità, i progetti potrebbero persino esacerbare i conflitti territoriali presenti. Creando nuove ingiustizie per i popoli indigeni.
[Foto Maasai International Solidarity Alliance (MISA)]
