Mickey 17 – Robert Pattinson si moltiplica verso un pianeta migliore

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Mickey 17 – Robert Pattinson si moltiplica verso un pianeta migliore ultima modifica: 2025-03-23T00:05:06+01:00 da Emanuel Trotto
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Mickey 17, ultimo film di Bong Joon-Ho, racconta la fuga di Robert Pattinson verso un mondo migliore, anche a discapito della sua identità.

«Quando è stata l’ultima volta che sei stato veramente da solo?» Con questa frase Wilford (Ed Harris) mette il seme del dubbio a Curtis (Chris Evanans) alle battute decisive di Snowpiercer diretto da Bong Joon-Ho nel 2013. Si discute il dubbio sulla legittimità della rivolta della gente alla coda, capitanata da Curtis, del treno futuristico eponimo. La necessità è quella della collettività contro quella del singolo. E della solitudine che il potere e la responsabilità comporta: un qualcosa che non è voluto ma che, in caso estremo, diventa quantomeno vitale. Questo fardello renderebbe inutile tutto il resto, a discapito però del bene e della sopravvivenza dei più. Soprattutto nel mondo distopico e dispotico della pellicola tratta dalla graphic novel di Jacques Lob e Jean-Marc Rochette.

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Il pianeta nel 2031 di Snowpiercer è stato completamente annientato da una glaciazione globale. I pochi sopravvissuti sono  dentro il treno che funge da arca e contemporaneamente da prigione nella quale le differenze sociali sono compresse e ingigantite. Il futuro per il regista coreano è un mondo che non è fatto per gli Ultimi. Questi sono scarafaggi che si nutrono di scarafaggi che fungono da sostegno per i Primi, annoiati ipocriti e ridicoli nelle loro fisime.

Mickey 17 locandina film
Mickey 17 di Bong Joon-Ho, il poster.

Come il mondo attuale, quello della Corea del Sud, di Parasite (2019). Anche qui il tentativo di sollevarsi per aspirare al meglio è destinato al fallimento, costringendo il singolo a mantenere la sua posizione perché l’equilibrio rimanga invariato. Da qui la solitudine che diventa incombenza di essere il perno della bilancia. Dodici anni e tre premi Oscar dopo, Bong Joon-Ho ritorna alla fantascienza distopica, premendo ulteriormente il pedale sulla satira e sull’espansione del grottesco.

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Si entra così nell’universo in cui si muove Mickey Barnes (Robert Pattinson) il protagonista di Mickey 17, tratto dal romanzo Mickey7 (2022) di Edward Ashtoon. Il film è stato presentato in anteprima al 75 Festival Internazionale del Cinema di Berlino e uscito nelle nostre sale a partire dal 6 marzo. Mickey è uno, la voce fuori campo che commenta costante e in modo patetico la vicenda, è la sua. Lui, per sfuggire da una Terra oramai diventata inabitabile (squassata da costanti tempeste di sabbia) e per allontanarsi il più possibile da un creditore che lo minaccia di farlo a pezzi, decide di partire. Verso il pianeta Nifleim, con una spedizione guidata dal leader teocrate Kenneth Marshall (Mark Ruffalo).

Mickey 17
Mickey (Robert Pattinson) atterra sul pianeta Nifleim in una scena del film.

Un viaggio fra le stelle lungo quattro anni e mezzo, in cui qualsiasi attività sessuale viene repressa a favore di una maggiore colonizzazione del nuovo pianeta. «Siate infestanti!» Questo è lo slogan motivazionale. Il bene della comunità è più importante di quello del singolo: in questo caso Mickey. Si candida come “Sacrificabile”, ossia colui che svolge le mansioni più pericolose, anche letali. Può essere intanto riprodotto e rinascere all’infinito tramite una stampante clonante, conservando le sue memorie. Sempre uguale nel corpo, ma spesso la psiche delle copie è leggermente diversa ogni volta che ritornano. Grazie ai suoi sacrifici, la scienza e le possibilità di sopravvivenza dell’equipaggio sono garantite. Tutte le vite sono preziose: tutti semi e uteri adatti alla rinascita di una nuova società. Tranne la sua.

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Nato, morto e risorto diciassette volte. Sua è la voce. Una voce stridula e disillusa: che ha accumulato discutibilmente esperienze di vite. Un corpo che è uno, ma che diviene multiplo nel suo isolamento. La sua funzione è quella presumibilmente necessaria, che stimola la curiosità da parte di chi, alla morte non ci sta ancora pensando.

Mickey è uno solo, la coscienza è la sua. Ed è quella di un rassegnato che si punta una pistola alla testa nonostante sia scarica. Fino a che non cade in un crepaccio e i dispositivi vitali sono a pezzi. Lo incontriamo qua, all’inizio: avvolto nella neve e già pronto per un lento congelamento; o divorato dalle creature indigene (soprannominate Striscianti) o smembrato. Ma, l’inaspettato è dietro l’angolo. Sopravvive alla caduta e gli Striscianti lo riportano in superficie. Ritorna così alla base, sereno e incosciente.

Mickey 17 scena film
Mickey 17 ha a che fare con le creature “Striscianti” in un’altra scena del film.

Salvo poi scoprire che, dandolo per spacciato, è stato ristampato. Un altro se stesso, il diciottesimo. Se il 17 è oramai arreso, il 18 è agguerrito. Deciso più che mai a sopravvivere ha chiaro il suo destino. Di essere l’unico e quindi di eliminare l’eccedenza. Inizia un gioco al massacro fra i due per essere gettati nel compattatore. Un buco nella quale vengono buttati tutti i rifiuti, il materiale fondamentale per ricostruire il suo corpo.

La sua carne, probabilmente, è guasta. Per le troppe volte in cui è finito nel compattatore e troppe volte ne è uscito. Fino a snaturare sestesso. Come la bistecca che mangia a cena con Randall. Qualcosa che è stato contaminato e quindi indigesto. Pure il cibo è impuro e insano: da agenti chimici da troppe poche proteine. Una pappa che si è costretti a ingerire nonostante improbabili salse con le quali può essere condito.

Compresa quella ricavata dagli Striscianti stessi. Grossi e mansueti, ma con una coscienza della propria individualità, maggiore rispetto agli umani. A differenza di questi ultimi, c’è una vera attenzione nei soggetti. Tutti sono importanti per la colonia Strisciante. Una assenza è deleteria per tutti. Per l’unità sono disposti al massacro. O, perlomeno, per ritrovare l’equilibrio venuto meno.

Mickey 17

Nifleim è un pianeta bianco, come una nuova storia tutta da scrivere. Qui le paranoie e gli affari della Terra sono palesemente irrilevanti nonostante non lo si voglia ammettere. Mickey 17 rappresenta l’uomo nel periodo della sua riproducibilità tecnica. Sempre uguale a se stesso. Una maschera indistinguibile l’una dall’altra se si cerca di andare oltre la superficie. Basta avere un numero identificativo. Anche se sarebbe più semplice accettare l’unicità. Qualcosa che irrimediabilmente si è perso e del quale ne paghiamo le conseguenze. Senza allontanarsi troppo dalla Terra.

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Nato a Biella nel 1989, si è laureato in Storia del Cinema presso il DAMS di Torino nel 2012, ha partecipato alla rassegna stampa per l’Università al 29, 30, 31mo Torino Film Festival e ha collaborato per il Festival CinemAmbiente 2014. Collabora per diversi blog di cinema e free culture (Il superstite) e associazioni artistiche (Metropolis). Ha diretto due cortometraggi: E Dio creò le mutande (2011), All’ombra delle foglie (2012).

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