La Piena, il gruppo punk-hardcore dal cuore green

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La Piena, il gruppo punk-hardcore dal cuore green ultima modifica: 2025-03-22T00:05:59+01:00 da Marco Grilli
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Dalla Maremma arriva La Piena, un gruppo musicale punk-hardcore che affronta  tematiche ambientali ed ha appena lanciato il nuovo singolo, ecco la nostra intervista

Tutta la potenza dell’hardcore per urlare al mondo l’urgenza della difesa dell’ambiente. Nato nel 2018 in Maremma, il progetto La Piena ha mischiato le varie influenze dei membri della band (Alessandro Albertazzi, batteria; Carlo Settembrini, voce; Nicola Piovanello, chitarra; Davide Nuti, basso), per dar vita ad un punk-hardcore venato di metal, violento e diretto, particolarmente attento alle tematiche sociali ed ambientali.

La Piena
La Piena, gruppo musicale punk-hardcore maremmano che affronta tematiche ambientali

Tra i precedenti membri della band vi è il chitarrista Leonardo Colonnelli, rimpiazzato nel 2019 da Piovanello: due anni dopo il gruppo ha rilasciato il primo album, “Nel buio”, registrato presso lo studio Cave Canem e mixato dallo stesso Piovanello. Da lì una serie di live che hanno permesso alla band di stringere legami con altre importanti band  italiane.

Nel 2023 è stato pubblicato lo split “Polluzione”, realizzato in collaborazione con la band punk-noise amiatina AutoBlastinDog. Sei brani di denuncia, brevi, schietti e potenti, dove l’ambiente gioca un ruolo da protagonista.

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Il secondo album è previsto per la prossima estate ed è stato anticipato dall’uscita del videoclip del singolo “La Piena”, diretto da Lorenzo Gonnelli – con l’aiuto di Gaia Magnani, Visual di Q2 Visual – e dietro la direzione artistica di Michele Guidarini, autore pure dell’artwork del disco. Da notare che il video, prodotto dalla Mediatica Digitale della Maremma, è stato  selezionato in vari festival internazionali, tra cui il “Wasteland” (California) e il “Too Drunk To Watch” di Berlino.

Il nuovo album promette sonorità più dure e sarà ancora una volta all’insegna della denuncia sociale. Realizzato con la collaborazione di Time Bomb Records, Impeto Records, Spaccio Dischi e Cave Canem, il disco prevede pure la partecipazione di amici della band, quali Niccolò Falsetti dei Pegs e Simone Gari dei Pressa e City 493. Nell’attesa ecco la nostra intervista.

L’intervista

Partiamo dal nome della band, “La Piena”, che pare suggerire una potenza sonora travolgente e che non lascia scampo, ma che in Maremma richiama anche alla memoria la tragedia dell’alluvione del 1966  – quella nota per l’impegno dei giovani “angeli del fango” – nonché la più recente calamità del novembre 2012. C’è dunque pure un voluto riferimento a questi disastri ambientali nella scelta del nome del gruppo?

Innanzi tutto grazie per lo spazio concessoci. Per quanto riguarda la domanda, il nome “La Piena” crediamo che rispecchi in pieno il mix di stili musicali che cerchiamo di proporre nei nostri brani: ognuno di noi ha influenze musicali diverse ma in questo progetto cerchiamo sempre un modo funzionale per contaminare le nostre idee, rimanendo sempre fedeli alla linea guida del Punk HC. Purtroppo abbiamo vissuto nel 2012 un’alluvione che per la nostra piccola realtà è stata davvero distruttiva e abbiamo deciso di chiamarci così non tanto per la devastazione che ha portato quell’evento, quanto per ricordare l’unità e la fratellanza che sono scaturite da quel disastro, persone normali che si sono rimboccate le maniche dando soluzioni mentre le istituzioni latitavano.

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Venite come me dalla provincia, definita “La Palude” non solo per i suoi trascorsi storici nel brano dei maremmani Pegs, i cui autori si sono messi in luce pure con il film cult “Margini”, la riuscitissima “sgangherata commedia punk” premiata perfino alla Mostra di Venezia. Cosa vuol dire vivere punk nel 2025 e quali sono per voi i limiti da superare per non restare confinati ai margini e per far sì che provincia non sia più sinonimo di chiusura, grigiore ed apatia?

Bella domanda, la risposta è complessa e richiederebbe molti approfondimenti. Nel nostro piccolo ci proviamo quotidianamente, già riuscire a far pensare le persone con una canzone o a creargli un quesito, credo sia un ottimo risultato anche nella nostra nicchia musicale. Crediamo che ci sia una grande voglia di qualcosa di diverso, molti ragazzi si stanno riavvicinando a questo movimento e lo dimostrano i numeri del “MARGINI FEST”, festival musicale del grossetano nel quale ci sentiamo pienamente coinvolti. Grazie alla scintilla del film “Margini”, il “MARGINI FEST” in soli quattro anni è diventato un festival “underground punk/metal” di rilievo. Un evento culturale del genere è importante per la comunità intera, qui si creano scambi con l’esterno, si intrecciano relazioni e con la partecipazione possiamo davvero vivere la provincia in modo diverso. Ne approfittiamo per ringraziare tutto lo staff organizzativo: Fabio, Pietro, Bernardo, Vincenzo, Francesca, Barbara, Kime, Alessandro, Coop Le Vie: a volte basta una scintilla per riaccendere un fuoco.

Ci sono molti musicisti della scena internazionale e non solo attenti alla sostenibilità ambientale o che trattano tematiche ecologiste nei loro testi, con particolare riferimento ultimamente alla lotta alla crisi climatica. Notevole, ad esempio, l’impatto dell’album “Meat is Murder” degli Smith ed il veganesimo del suo frontman Morrisey divenuto religione di vita, per restare agli anni più recenti mi limito a citare le battaglie di U2 e Radiohead anche a favore di Greenpeace, i tour sostenibili dei Coldplay, la lotta per la salvaguardia ambientale da parte dell’islandese Björk – fondatrice dell’organizzazione Náttúra – la forza dirompente del metal dei francesi Gojira – fermi sostenitori di Sea Shepherd France – il punk-rock a tinte green degli statunitensi Rise Against o, per rimanere in Italia, lo splendido album “Karma Clima” dei nostri Marlene Kuntz. Avete avuto anche voi fonti d’ispirazione?

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Aggiungiamo alla lista che hai fatto i Sick of It All e i mitici Nuclear Assault, davvero band premonitrici che già avevano capito tutto. Tornando alla domanda, non cerchiamo di nasconderci dietro ad un dito con la nostra musica e con i nostri testi: se c’è qualcosa che non ci piace, lo denunciamo alla nostra maniera, raccontiamo tutto quello che ci circonda nel bene e nel male. Crediamo sia importante uscire dai soliti cliché musicali e andare a toccare i tasti dolenti, ammiriamo tutti quelli che hanno coraggio di denunciare lo schifo che ci circonda mettendoci la faccia.

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Come già accennato, musicalmente avete esperienze e background diversi ma alla fine per questo progetto avete virato verso l’hardcore, un genere musicale potente, schietto e senza tanti fronzoli. Ritenete che questa “violenza” sonora sia la più adatta per comunicare l’urgenza di certe lotte – come quella a difesa dell’ambiente – o delle tante crisi sociali che affliggono la nostra epoca? Cosa rappresenta per voi l’hardcore oggi? 

Noi siamo molto legati alla scena Punk HC italiana passata e attuale, vera officina di unione tra persone di tutti i ceti, ma soprattutto il genere musicale per eccellenza per quanto riguarda la denuncia sociale. La musica è un tramite, crediamo che ci siano tanti modi o generi musicali per dire qualcosa d’importante, basta avere l’attitudine, l’umiltà ed il rispetto.

Lo split “Polluzione”, realizzato in collaborazione con gli AutoBlastinDog, è quello focalizzato in primis sul problema dell’inquinamento. Ci raccontate come è nato e di cosa si occupa l’associazione “Genuino amiatino” a cui avete deciso di devolvere parte degli incassi?

Sì, “Polluzione” è uno split fatto con gli amici amiatini AutoBlastinDog nel quale parliamo di ambiente in generale. È nato dall’idea collettiva di denunciare il degrado ambientale e climatico che stiamo vivendo. Entrambe le band avevano dei brani pronti che trattavano questi temi e quindi abbiamo deciso di unire le forze e fare questa collaborazione: sei brani in totale, tre a testa. Abbiamo deciso di devolvere parte dei proventi del disco all’associazione “Genuino Amiatino” che si occupa di tutelare e custodire la biodiversità del territorio.

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Tra i brani di “Polluzione” mi ha colpito l’energia di “Plastica Vita” ed il videoclip dove suonate avvolti in teli di plastica, il materiale economico e multiuso che sta letteralmente soffocando il nostro pianeta e forse pure la nostra creatività. Quale messaggio volete trasmettere con questa metafora così forte? Pensate che vi sia ancora troppa indifferenza verso le questioni ambientali?

“Plastica Vita”, crediamo che il titolo dica tutto: ormai siamo sommersi da questo materiale, nei mari sta causando la morte della fauna ittica, mentre sulla terra, grazie al menefreghismo ed alla scarsa educazione ambientale, ce la dovremo sorbire per centinaia di anni. Purtroppo i problemi si fa finta di non vederli fino a quando non succede l’irreparabile. Volevamo essere da monito.

Voi ricorrete alla musica per comunicare  idee, disagi esistenziali e la vostra visione del mondo in cui viviamo. Cosa pensate dell’attivismo dei tanti giovani impegnati in tutto il globo in varie organizzazioni, dai Fridays for Future a Exctinction Rebellion, che pongono la crisi ambientale quasi su un piano di lotta generazionale e ricorrono a forme di protesta spesso oggetto di contestazione?

Siamo sempre dalla parte di chi manifesta e denuncia ingiustizie e crediamo sia fondamentale il dialogo e rendere consapevoli chi ignora quello che sta succedendo, anche se a volte si riceve una risata in faccia. Speriamo davvero che queste nuove generazioni abbiano la forza di cambiare e ottenere risultati importanti.

Una cosa primordiale che si alza, travolge tutto e non resta più confinata nei suoi limiti. Così descrivete La Piena nei vostri social, ed intanto il nuovo videoclip del brano omonimo è stato selezionato in numerosi festival internazionali. Cosa vi preme raccontarci di questa importante esperienza?

Il brano omonimo parla per l’appunto dell’alluvione del 2012, lo abbiamo fatto ascoltare un po’ in giro per ricevere dei semplici feedback e tra questi c’era il nostro amico regista Lorenzo Gonnelli, che si è offerto di girarci il video insieme al suo team di lavoro. Tra questi ci teniamo a citare Michele Guidarini, l’artista che ha realizzato tutte le nostre copertine, nonché creatore del nostro logo. Siamo rimasti sorpresi dal successo riscosso dal video e crediamo che Lorenzo sia riuscito a cogliere in pieno l’essenza del brano stesso trasformandolo in immagini. Davvero non potevamo chiedere di più.

In conclusione, ringraziandovi, potete anticiparci qualcosa sui contenuti del nuovo album?

Riteniamo l’album in arrivo il nostro lavoro migliore, prima di tutto perché tutti i membri del gruppo hanno partecipato attivamente all’elaborazione e alla stesura di testi e musica, poi perché abbiamo deciso di alzare decisamente il tiro per quanto riguarda l’impatto sonoro affidandoci a Valerio di Hombre Lobo Studio di Roma. Per quanto riguarda i testi, parlano sia di tematiche sociali, tra cui quelle del nostro territorio con i suoi problemi e contraddizioni, sia di tematiche più personali e introspettive. Al suo interno ci saranno nove brani originali più la cover di una delle prime band punk maremmane, rifatta a modo nostro.

[Credits foto: Michele Guerrini]

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Laureato in Lettere moderne, giornalista pubblicista e ricercatore in storia contemporanea, è consigliere dell’Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’Età contemporanea. Nei suoi studi si è occupato di Resistenza, stragi nazifasciste e fascismi locali, tra le sue pubblicazioni il volume “Per noi il tempo s’è fermato all’alba. Storia dei martiri d’Istia”. Da sempre appassionato di tematiche ambientali, ha collaborato con varie testate online che trattano tali aspetti. Vegetariano, ama gli animali e la natura, si sposta rigorosamente in mountain bike, tra i suoi hobby la corsa (e lo sport in generale), il cinema, la lettura, andar per mostre e la musica rock.

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