Un estratto di Riconquistare il tempo, saggio di Davide Mazzocco che verrà presentato il 13 marzo nella rassegna Libri in verde
Davide Mazzocco presenterà Riconquistare il tempo da Ma.Ri. House, in via Madonna delle Salette 20, a Torino, giovedì 13 marzo, alle ore 20.30. L’evento è inserito nel calendario di Libri in verde. Letture che fanno fiorire la coscienza di Lib(e)riamoci, gruppo di lettura curato da Alessia Zavatti Gazzillo di cui eHabitat è media partner.
Ecco l’incipit del secondo capitolo di Riconquistare il tempo: La disuguaglianza è sempre al lavoro.
Una sera di qualche anno fa, sono andato a prendere una pizza da asporto. Durante la cottura, il pizzaiolo mi ha indicato quattro cartoni contenenti altrettante pizze che un rider avrebbe dovuto ritirare mezz’ora prima. Mi ha detto che avrebbe dovuto rifarle per non dare da mangiare ai propri clienti dei “cracker”. Ho riflettuto sul fatto che per la probabile pigrizia dei clienti – a Torino tutti quanti abbiamo almeno una pizzeria nel raggio di cinquecento metri da casa – una persona aveva dovuto preparare otto pizze e buttarne quattro nell’immondizia e un rider aveva dovuto pedalare con i minuti contati nel buio della sera. Ho pensato a chi aveva lavorato nei campi, nelle stalle, nelle fabbriche, in mare aperto e sulle strade, all’acqua, ai foraggi, alla benzina e all’energia elettrica che erano stati consumati per far arrivare gli ingredienti nelle e sulle quattro pizze buttate.
Ho pensato a tutto il tempo speso per far risparmiare tempo a quei clienti probabilmente pigri e all’impatto ambientale di tutto ciò che era stato sprecato in questo inutile viaggio dai campi alla discarica. Mi è venuto in mente che anche il tempo di vita è una risorsa finita e che, se a risparmia tempo, lo fa a spese di b, c e d, un po’ come nel film In Time, metaforica distopia estremamente efficace nel descrivere le diseguaglianze sociali connesse alla cronofagia tipica del neoliberismo.
Ho pensato agli 821 milioni di persone denutrite che pagano sulla propria pelle gli squilibri di un sistema alimentare che butta nell’immondizia 1,3 miliardi di tonnellate di cibo ogni anno. La relazione di questi due dati ci dice che, per ogni persona denutrita, finisce nella spazzatura una tonnellata e mezza di cibo all’anno. Il sistema del food delivery non regge, è malsano tanto per chi ci lavora quanto per chi ne fruisce, convoglia la ricchezza a una ristretta cerchia di persone portando i ritmi della logistica all’aberrazione chapliniana di Charlot stritolato dagli ingranaggi del fordismo. Viviamo in un mondo che non si rende conto dei costi non economici del vivere al di sopra delle proprie possibilità.
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Nell’Unione Europea 28 milioni di lavoratori sono impiegati mediante piattaforme digitali, collaborando con le imprese della cosiddetta gig economy. Grazie ad applicazioni o siti web, le richieste di servizio da parte di un cliente vengono abbinate alla prestazione retribuita di una persona fisica, senza un vero e proprio contratto di subordinazione lavorativa. Secondo le stime dell’UE, nel 2025 il numero di impiegati attraverso questa modalità potrebbe salire a 43 milioni, una cifra che andrebbe a collocarsi fra il 14,5 e il 22 per cento dei lavoratori totali attivi nell’Unione. L’11 marzo 2024, gli Stati membri dell’UE hanno raggiunto un accordo sulla Direttiva rider che, a dispetto della sineddoche, riguarda l’insieme di tutti coloro che lavorano attraverso le piattaforme digitali.
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La nuova legge – approvata dal Parlamento europeo il 16 aprile 2024 – prevede la presunzione di status di dipendente per identificare e proteggere i falsi autonomi. Nel caso di denuncia da parte dei lavoratori, le imprese dovranno dimostrare, in sede di giudizio, la non subordinazione dell’accordo di lavoro. Inoltre, le piattaforme sono ora chiamate a una maggiore trasparenza in merito al trattamento dei dati dei lavoratori e ai sistemi di sorveglianza utilizzati per monitorarne l’attività. Il web ha garantito alle imprese la possibilità di controllare l’attività dei propri dipendenti da remoto e in tempo reale. Se in passato si poteva monitorare esclusivamente l’attività dei lavoratori nei propri spazi, ora è possibile sorvegliare il più saltuario dei collaboratori in qualsiasi luogo. Di come questo potere stia facendo sparire il confine fra il tempo del lavoro e quello del riposo parleremo successivamente, quello che ci interessa ora è la pervasiva dimensione di dominio che gli algoritmi consentono in uno scenario in cui performance e precarietà si nutrono reciprocamente e sono accettati come “regola del gioco”.
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Da quando, alla fine degli anni Dieci, i rider hanno iniziato a pedalare nelle strade, qualcosa è cambiato. Inizialmente questi lavoratori pedalavano su biciclette muscolari, ora sono le biciclette elettriche ad aver preso il sopravvento. Il motivo è semplice: la pedalata assistita consente di coprire un numero maggiore di chilometri al giorno a una velocità di 25 chilometri orari che, nella maggior parte dei centri urbani, è uguale o superiore alla media con cui si spostano i mezzi motorizzati. Più consegne vengono effettuate, maggiore è il guadagno. Se da una parte si chiede agli strumenti di calcolo di ragionare in un modo sempre più simile a quello degli umani, dall’altra si chiede agli umani di agire assecondando i tempi e i modi dettati dagli strumenti di calcolo.
Da Riconquistare il tempo di Davide Mazzocco, acquistabile sul sito di People.
[Foto Pixabay]
