SOS animALI è il progetto di Animal Law Italia per la difesa dai maltrattamenti tramite un portale dedicato
Diffondere la cultura del rispetto per gli animali attraverso la conoscenza delle leggi che li proteggono: è questo l’obiettivo del nuovo e ambizioso progetto di Animal Law Italia (ALI) SOS animALI, che ha lanciato un portale apposito per spiegare in modo facile ed immediato tutto quel che è possibile fare per tutelare i nostri pets in difficoltà.
“In ALI crediamo che una società più giusta non possa prescindere dal rispetto per gli animali. Per questo vogliamo concentrare i nostri sforzi nella diffusione di una cultura del rispetto per gli animali, coinvolgendo non solo i cittadini, ma anche le Forze dell’Ordine e le Istituzioni. SOS animALI è il progetto che abbiamo ideato per promuovere questo messaggio in modo rapido ed efficace, lavorando in sinergia con il nostro Progetto Scuole. Un passo fondamentale è diffondere la conoscenza degli strumenti normativi che tutelano gli animali e assicurarne la piena applicazione”, spiega l’associazione animalista.
Il progetto
Il portale SOS animALI presenta schede informative divise in sezioni e ricorre ad un linguaggio chiaro e accessibile per esser facilmente fruibile dal più ampio pubblico. Al momento è già disponibile una prima serie di 12 schede, altre ancora saranno inserite nelle prossime settimane insieme a contenuti di approfondimento. Trattandosi di un work in progress, le segnalazioni del pubblico condurranno all’aggiunta di sempre nuovi contenuti ed al miglioramento delle schede esistenti.
Un ulteriore spazio del portale è dedicato alle risorse utili ed alle domande frequenti. Le prime rimandano ad un approfondimento sulle guardie zoofile ed ai numeri e contatti utili, le seconde forniscono le istruzioni per l’individuazione dei maltrattamenti, la raccolta delle prove e la presentazione delle denunce.
“Ti è capitato mai di chiederti cosa fare se trovi un animale ferito o come è meglio agire se vedi un cane lasciato un’intera giornata sul balcone? Quante volte avresti voluto vederci chiaro sulle leggi che proteggono gli animali dai maltrattamenti e hai pensato che non si fa abbastanza per applicarle? Partendo da questa esigenza diffusa, abbiamo creato SOS animAli, un portale dedicato a chi vuole fare la differenza”, spiega Alessandro Ricciuti, presidente di ALI.
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Nell’anno in corso sono previste varie tappe per lo sviluppo del progetto. Entro marzo saranno completati i contenuti e sarà portata avanti la raccolta fondi. Da aprile a giugno è prevista la diffusione del materiale informativo sul territorio, in concomitanza all’avvio di partnership e collaborazioni istituzionali. Da luglio a dicembre saranno invece programmate le iniziative di divulgazione sul territorio.
“Nel 2025 vogliamo avviare collaborazioni con gli ordini professionali e con le pubbliche amministrazioni, per raggiungere con il nostro messaggio sempre più persone. Inoltre, stiamo lavorando per avviare delle collaborazioni con le forze dell’ordine per la formazione degli agenti che intervengono nei reati contro gli animali. Nei prossimi mesi avremo materiale informativo da stampare e diffondere in tutta Italia, incontri ed eventi formativi. Si tratta di un progetto mai visto e le spese sono ingenti”, spiega ancora Ricciuti.
Le prime schede
Ogni scheda che si ritrova sul portale è dedicata ad un caso di maltrattamento e presenta gli aspetti legali, le azioni che ogni cittadino può svolgere e gli approfondimenti.
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La prima delle dodici al momento già stilate è dedicata all’abbandono di animali, un reato punito in base all’articolo 727 del Codice Penale, che include anche tutte le forme di grave trascuratezza o disinteresse che violano il dovere di cura e protezione verso gli animali, riconosciuti come esseri senzienti.
L’abbandono è una delle principali cause del randagismo, un fenomeno che crea rischi anche per la sicurezza pubblica e genera costi significativi per le amministrazioni locali. Nel 2023 in Italia sono stati abbandonati o ceduti circa 140.160 animali, una media di 384 al giorno (dati dell’Ente nazionale protezione animali).
La scheda dell’abbandono materiale riguarda invece quei casi in cui una persona lascia un animale senza le cure indispensabili per garantirne la sopravvivenza od il benessere psico-fisico. Tale atteggiamento comprende anche l’esposizione dell’animale a condizioni di pericolo, stress o sofferenza evitabile.
Una pratica che ha suscitato un ampio dibattito è quella dell’accattonaggio con animali, poiché evidenzia il conflitto tra i diritti degli animali e le necessità delle persone in difficoltà. Anche in questo caso il focus dovrebbe essere sempre il benessere degli animali, spesso soggetti alle intemperie e detenuti in condizioni incompatibili con le loro caratteristiche etologiche.
La quarta scheda è dedicata all’accumulo seriale di animali, un comportamento patologico associato al disturbo ossessivo-compulsivo, che può rappresentare un problema non solo per il benessere animale (spazi ridotti, scarsa igiene, assenza di contatti con il mondo esterno ecc.) ma anche per la salute pubblica (rischi di zoonosi e infestazioni parassitarie).
Può configurare un maltrattamento anche la pratica del cane sul balcone, soprattutto se adottata per periodi prolungati, in spazi angusti, con l’esposizione a condizioni climatiche estreme, senza accesso a cibo od acqua o ad un adeguato riparo dalle intemperie.
Si arriva poi ai terribili combattimenti clandestini tra animali, puniti dall’articolo 544-quinques del Codice Penale con pene che possono includere la reclusione da tre mesi a tre anni o una multa da 5mila a 160mila euro. “Queste attività sono spesso orchestrate da organizzazioni criminali che sfruttano tali eventi per generare profitti attraverso scommesse illegali, creando un mercato sommerso difficile da monitorare o contrastare”, spiega ALI.
Un altro maltrattamento riguarda la detenzione di animali in box o gabbie che provocano sofferenze. “Nei negozi di animali e nelle fiere è comune vedere cani, gatti, criceti, conigli, rettili, uccelli e altri piccoli animali tenuti in gabbie, box o terrari. Molto spesso, le condizioni in cui questi animali vivono non rispettano le loro esigenze etologiche, mettendo a rischio il loro benessere fisico e psicologico. Numerosi studi dimostrano che la detenzione prolungata in gabbia impedisce agli animali di esprimere comportamenti naturali, causando stress, depressione e problemi di salute”, spiega ALI. A seconda della gravità delle situazioni si possono ipotizzare reati ai sensi degli articoli 727 o 544-ter del Codice Penale.
Un’altra pratica lecita che potrebbe però essere vietata a livello locale è quella dell’esposizione di animali vivi in vetrina. Le problematiche principali riguardano la scarsa igiene e pulizia, gli spazi insufficienti, l’esposizione diretta al sole od alla luce artificiale per lunghi periodi, la vicinanza eccessiva a fonti di calore, l’assenza o insufficienza di acqua e cibo o di riscaldamento nei mesi invernali, senza sottovalutare i fattori di stress e sofferenza sul piano psicologico.
Un’altra scheda è dedicata agli interventi per motivi puramente estetici, quali il taglio della coda o delle orecchie, la recisione delle corde vocali, l’esportazione di unghie o denti fino ad altre menomazioni non giustificate da esigenze mediche. Tra gli interventi meno noti ALI cita quelli alle palpebre nei cani con pelle eccessiva e l’allargamento delle narici nei cani brachicefali.
Sono puniti invece dall’articolo 544 del Codice Penale gli spettacoli con animali che comportino condotte incompatibili con le loro caratteristiche etologiche, sforzi non idonei alla loro età o al loro stato di salute, o sevizie o sofferenze fisiche o psichiche inflitte senza necessità.
Le ultime due schede riguardano il taglio delle penne remiganti agli uccelli d’affezione – una lesione che comporta un forte stress, limita le interazioni sociali e spinge l’animale a comportamenti autolesionisti – e l’uso del collare elettrico/antiabbaio, un dispositivo utilizzato per “educare” i cani che può provocare dolore, ansia, stress, oltre a traumi fisici e psicologici permanenti. “L’adozione di metodi educativi coercitivi non solo è eticamente discutibile, ma risulta anche controproducente rispetto agli obiettivi di una relazione basata sulla fiducia e sulla comprensione. Gli esperti raccomandano invece approcci educativi positivi, che promuovono il rispetto dei bisogni dell’animale e favoriscono un apprendimento efficace e duraturo”, precisa ALI.
In attesa di altre schede e degli approfondimenti ogni cittadino può sostenere il progetto con donazioni od organizzando eventi di raccolta fondi.
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