La nuova edizione del dossier “Stop pesticidi nel piatto” di Legambiente lancia l’allarme sul cibo contaminato e rilancia l’agricoltura biologica come strada maestra per la sostenibilità
Il nuovo dossier di Legambiente, presentato lo scorso 3 dicembre a Roma, evidenzia un dato allarmante: il 41,3% dei campioni alimentari analizzati presenta residui di pesticidi, con la frutta come categoria più colpita.
Su un totale di 5.233 campioni provenienti sia da agricoltura convenzionale che biologica, l’1,3% risulta irregolare, mentre il 26,3% contiene più di un residuo, una situazione che potrebbe amplificare i rischi per la salute a causa di effetti sinergici.
Allarme pesticidi nel piatto: dati critici per la frutta
Dal dossier emerge che il 74,1% della frutta analizzata risulta contaminata, seguita dalla verdura (34,4%) e dai prodotti trasformati (29,6%).
Preoccupano i residui multipli: un campione di peperoncini ha rilevato ben 18 residui, mentre nelle pesche si contano fino a 13 contaminazioni.
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Tra le sostanze più frequenti, si riscontrano l’Acetamiprid, il Boscalid e l’Imazalil, quest’ultimo oggetto di restrizioni per la potenziale pericolosità, con limiti di residuo massimo (LMR), variabili per frutti come agrumi e banane.
Un altro aspetto che desta preoccupazione si rileva nei pesticidi illegali. Nel 2023, Europol ha sequestrato 2.040 tonnellate di sostanze vietate, quasi il doppio rispetto al 2022. La Cina e la Turchia si confermano i principali centri di origine di questi prodotti illeciti.
I segnali promettenti
Parallelamente, segnali incoraggianti provengono da olio extravergine di oliva e vino: oltre il 50% dei campioni è privo di residui, dato che conferma il successo delle filiere sostenibili.
Si distinguono anche i prodotti biologici, con solo il 7% di campioni contaminati, spesso per cause accidentali.
Le condizioni climatiche avverse del 2023 hanno però incrementato l’uso di fitofarmaci per fronteggiare le malattie delle piante, specie nella frutticoltura.
L’appello di Legambiente
Il quadro emerso dal report evidenzia l’urgenza di azioni concrete. Legambiente suggerisce di approvare un nuovo Piano di Azione Nazionale (PAN) per l’uso sostenibile dei fitofarmaci, di introdurre normative contro i multiresidui, e di rafforzare il sostegno all’agricoltura biologica e alle PMI che adottano pratiche agroecologiche.
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L’associazione considera inoltre cruciali le misure finalizzate a ridurre i costi del biologico e a facilitare l’accesso a mense bio e a strumenti di certificazione, soprattutto per tutelare le categorie più fragili.
“Il nostro modello agricolo va ripensato – ha dichiarato Stefano Ciafani, presidente di Legambiente –. Serve una transizione verso un’agricoltura più sicura e sostenibile, attraverso strumenti normativi efficaci e il superamento di ostacoli come il rinnovo europeo del Glifosato. Solo così potremo garantire un futuro sano per ambiente, salute e produzione alimentare.”
Il dossier è consultabile in forma integrale sul sito di Legambiente Agricoltura.