Il nuovo rapporto SNPA evidenzia i numeri e le tendenze del consumo di suolo in Italia nel 2024 e sottolinea, inoltre, la necessità di politiche urgenti per ridurne l’impatto, promuovendo il riuso e la rigenerazione urbana.
“Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” è il titolo scelto per l’edizione 2024 del Rapporto SNPA-Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente. Presentato a ridosso della Giornata mondiale del suolo dello scorso 5 dicembre presso la sede ISPRA di Roma, il report offre una visione dettagliata sull’andamento del consumo di suolo in Italia. In particolare, analizza le cause, le conseguenze e le politiche necessarie per affrontare un fenomeno che, nonostante qualche segnale di rallentamento, continua a rappresentare una delle sfide ambientali ed economiche più grandi per il Belpaese.
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Un costo economico di oltre 400 milioni di euro all’anno
Oltre le chiare implicazioni ambientali, il Rapporto si occupa di quantificare anche i costi economici del galoppante fenomeno del consumo di suolo. La perdita di suolo agricolo e naturale incide significativamente, infatti, sulla capacità dei terreni di svolgere importanti funzioni ecosistemiche. Tra questi, uno dei più rilevanti è l’effetto spugna, ossia la capacità del suolo di assorbire e trattenere l’acqua. Con la conseguente virtù di regolare così il ciclo idrologico, prevenendo alluvioni e carenze idriche. Nel 2023, la riduzione di questa funzione ha avuto un impatto economico diretto pari a oltre 400 milioni di euro all’anno.
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La perdita dei servizi ecosistemici si estende anche ad altri settori, come la qualità dell’habitat, la produzione agricola, lo stoccaggio del carbonio, la regolazione del clima. Tutti fattori che incidono sul benessere e la sicurezza dei cittadini, sulla biodiversità e il paesaggio, aumentando i rischi legati agli eventi climatici estremi.
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Rapporto SNPA, i numeri del consumo di suolo in Italia
Nel 2023, il consumo di suolo in Italia è continuato a un ritmo preoccupante, sebbene con una leggera diminuzione rispetto agli anni precedenti. Ogni giorno, infatti, vengono consumati circa 20 ettari di suolo, per un totale di 72,5 km² annui.
Una parte di questa perdita è compensata dal ripristino di alcune aree naturali. Tuttavia, la superficie recuperata (poco più di 8 km²) è, secondo il rapporto, insufficiente. La situazione è particolarmente grave nelle aree urbane, dove il 70% del nuovo consumo di suolo avviene in comuni ad alta densità abitativa. In queste zone, la continua espansione dell’edilizia residenziale, commerciale e industriale sta progressivamente riducendo la disponibilità di aree verdi e naturali, essenziali per la salubrità dell’ambiente e per la qualità della vita urbana.
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Quali soluzioni? Servono politiche più incisive
Il Rapporto SNPA 2024 sottolinea la crescente necessità di politiche e strumenti efficaci per ridurre il consumo di suolo. Nello specifico, l’analisi evidenzia l’urgenza di implementare politiche che promuovano la rigenerazione, il riuso degli edifici esistenti e il recupero delle aree degradate. Con obiettivi chiari e specifici: limitare l’espansione urbana e preservare il patrimonio naturale del Paese.
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“Le fragilità ambientali e climatiche del nostro Paese rendono improrogabile l’approvazione di una legge che affermi i principi fondamentali di riuso, rigenerazione urbana e limitazione del consumo di suolo“, ha dichiarato il Presidente di ISPRA e SNPA Stefano Laporta durante la presentazione, sottolineato l’importanza di approvare una legge nazionale sul consumo di suolo che rispetti gli indirizzi europei.
Lo stesso report fa riferimento alla necessità di un Piano Nazionale di Ripristino, che favorisca il recupero di terreni e ecosistemi danneggiati.
A livello locale, il Rapporto evidenzia i buoni risultati di alcuni Comuni virtuosi, che stanno cercando di ridurre il consumo di suolo attraverso politiche di contenimento e di promozione del verde pubblico e della sostenibilità. Come Trieste, Bareggio (MI) e Massa Fermana (FM) che, adottando politiche di sviluppo sostenibile mirate a preservare il territorio, sono sul podio dei comuni “Risparmia suolo” del 2024.
“Al netto delle aree recuperate o ripristinate, abbiamo avuto una crescita di 64 km² in più rispetto all’obiettivo di azzeramento del consumo di suolo netto al 2030” ha affermato il Direttore Generale di ISPRA, Maria Siclari. Di qui l’urgenza di un cambiamento nelle politiche di gestione del suolo. “È una sfida ardua, ma fondamentale non solo per la tutela del territorio, della biodiversità e del paesaggio, ma anche per la sicurezza e il benessere di tutti“.
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