Qualità dell’aria, la nuova direttiva Ue appena approvata rafforza gli standard e mira all’obiettivo inquinamento zero entro il 2050
Via libera dal Consiglio europeo alla nuova direttiva sulla qualità dell’aria, che stabilisce limiti e obiettivi più rigorosi per il 2030 per gli inquinanti nocivi alla salute umana, in vista del raggiungimento del target inquinamento zero entro il 2050.
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Si tratta di nuovi standard maggiormente allineati agli orientamenti dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sulla qualità dell’aria, per dare la priorità alla salute dei cittadini comunitari e diminuire i decessi prematuri – ancora molto elevati – dovuti all’inquinamento atmosferico. I soggetti colpiti dagli effetti di questa grave emergenza potranno intraprendere azioni legali ed accedere ai risarcimenti per i danni alla salute, qualora non siano state rispettate le nuove norme nazionali riguardanti l’applicazione della direttiva.
Quest’ultima entrerà in vigore venti giorni dopo la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Ue e gli Stati membri avranno due anni di tempo per recepirla nei propri ordinamenti. Il Parlamento Ue l’aveva approvata lo scorso aprile con 381 voti favorevoli, 225 contrari e 17 astensioni.
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“Aggiornando gli standard di qualità dell’aria, alcuni dei quali sono stati stabiliti quasi due decenni fa, l’inquinamento sarà dimezzato in tutta l’UE, aprendo la strada a un futuro più sano e sostenibile. Grazie al Parlamento, le norme aggiornate migliorano il monitoraggio della qualità dell’aria e proteggono in modo più efficace i gruppi vulnerabili. Quella di oggi è una vittoria significativa nel nostro costante impegno a garantire un ambiente più sicuro e più pulito per tutti i cittadini europei”, il commento del relatore Javi López (S&D, ES) al momento dell’approvazione da parte del Parlamento Ue.
L’inquinamento atmosferico
L’inquinamento atmosferico è il principale fattore di rischio ambientale per la salute in Europa, tanto che ogni anno provoca circa 300mila decessi prematuri.
“Nonostante i notevoli miglioramenti registrati nella qualità dell’aria nell’UE negli ultimi trent’anni, l’inquinamento atmosferico continua a essere la prima causa ambientale di morte precoce. Colpisce in modo sproporzionato i gruppi vulnerabili, quali i bambini, gli anziani e le persone con patologie pregresse, nonché i gruppi svantaggiati dal punto di vista socioeconomico. Ha inoltre un impatto negativo sull’ambiente e causa danni agli ecosistemi e alla biodiversità”, comunica il Consiglio europeo.
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Tra i principali inquinanti ritroviamo il particolato (quello fine – PM2,5 – provoca i maggior danni alla salute ai cittadini europei), l’ammoniaca, il metano, l’ozono, gli ossidi di azoto, il biossido di zolfo ed i composti organici volatili non metanici, mentre le principali fonti di inquinamento atmosferico in Europa sono il consumo energetico e l’agricoltura.
L’esposizione agli inquinanti della popolazione urbana dell’Ue supera i livelli raccomandati dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Ogni persona inala in media 14 kg di aria al giorno, diffondendo nei polmoni e nel flusso sanguigno pure queste sostanze pericolose. L’inquinamento atmosferico ha conseguenze gravi per la salute, essendo all’origine di malattie respiratorie e cardiovascolari, ictus, cancro ai polmoni, mal di testa ed ansia, effetti nocivi su fegato, milza, sangue e perfino sul sistema riproduttivo. Si stima che 238mila morti premature siano attribuibili al particolato fine (PM2,5), 49mila al biossido di azoto (NO2), 24mila all’ozono (O3).
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Questo grave problema ha effetti negativi non solo sulla salute ma anche sugli ecosistemi, la vegetazione e quindi l’economia. Ad esempio, “l’ozono troposferico (O3) danneggia le coltivazioni agricole e le foreste, riducendo i tassi di crescita, con un conseguente calo nella resa delle colture, e incidendo sulla biodiversità e sui servizi ecosistemici”, fa sapere il Consiglio europeo. C’è di più: l’ammoniaca e gli ossidi di azoto in eccesso in atmosfera si depositano sul terreno e nei corpi idrici, causando l’acidificazione dei suoli forestali e delle acque dolci e dando origine ad un processo noto come eutrofizzazione, con la rapida proliferazione di alghe e piante acquatiche che impoveriscono i livelli di ossigeno nelle acque con gravi danni alla biodiversità .
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Il contesto
Per affrontare il problema dell’inquinamento atmosferico l’Ue disponeva di due direttive sulla qualità dell’aria ambiente, risalenti al 2004 e al 2008. Nell’ottobre 2022 la Commissione europea ha presentato la revisione di tali norme, quale parte integrante del piano d’azione Ue per l’inquinamento zero, nel quadro del Green Deal europeo. In tale piano, l’impegno di aggiornare gli standard Ue in materia di qualità dell’aria nasce dall’esigenza di un maggiore allineamento alle raccomandazioni dell’Oms in materia.
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La proposta della Commissione ha aggiornato e fuso le due direttive esistenti, introducendo l’obiettivo inquinamento zero per l’aria, da conseguire entro il 2050. Ha fissato inoltre obiettivi intermedi per il 2030, più in linea con le raccomandazioni dell’Oms, e mirato anche a rafforzare il monitoraggio, la modellizzazione ed i piani per la qualità dell’aria. Questo lavoro preliminare è confluito nella nuova direttiva appena approvata.
Le norme della nuova direttiva Ue sulla qualità dell’aria
La nuova direttiva rafforza gli standard Ue per gli inquinanti sotto forma di valori limite e valori obiettivo entro il 2030, rendendoli più vicini alle raccomandazioni dell’Oms e sottoponendoli a riesami periodici.
Per limitarci a qualche esempio, sono stati abbassati i valori limite per quelle sostanze maggiormente responsabili dell’inquinamento atmosferico e che provocano i maggiori danni alla salute, quali il particolato (PM2,5 e PM10, rispettivamente a 10 µg/m³ e 20 µg/m³), il biossido di azoto (NO2) ed il biossido di zolfo (SO2), portati entrambi a 20 µg/m³.
Per la valutazione della qualità dell’aria sono stati stabiliti metodi e criteri comuni in tutto il territorio dell’Ue. La direttiva si basa inoltre sulla tempestività, con tabelle di marcia per la qualità dell’aria che devono essere elaborate prima del 2030, qualora vi sia il rischio che i nuovi standard non vengano raggiunti entro tale data.
Gli Stati membri possono chiedere la proroga al termine del 2030 – di massimo dieci anni – a patto che siano soddisfatte condizioni specifiche. “Per richiedere tali proroghe gli Stati membri dovranno includere nelle loro tabelle di marcia per la qualità dell’aria (da istituire entro il 2028) proiezioni relative alla qualità dell’aria che dimostrino che il superamento si prolungherà per il minor tempo possibile e che il valore limite sarà raggiunto al più tardi entro la fine del periodo di proroga. Durante il periodo di proroga gli Stati membri dovranno inoltre aggiornare periodicamente le loro tabelle di marcia e riferire in merito alla relativa attuazione”, specifica il Consiglio europeo.
Gli standard di qualità dell’aria saranno inoltre riesaminati periodicamente, al fine di valutare la loro adeguatezza sulla base delle ultime evidenze scientifiche e delle linee guida dell’Oms. Nel riesame, la Commissione può valutare anche altre disposizioni della direttiva (ad esempio quelle relative all’inquinamento transfrontaliero), includere altri inquinanti e proporre ulteriori azioni da intraprendere a livello comunitario.
Altre questioni rilevanti nel testo della nuova direttiva sono l’accesso alla giustizia ed il diritto al risarcimento. Il primo spetta a coloro che vantano un interesse sufficiente e intendono sollevare contestazioni in merito all’attuazione della direttiva, comprese le organizzazioni non governative ambientaliste o del settore della salute pubblica. Le eventuali procedure di ricorso amministrativo o giurisdizionale devono essere eque, tempestive e non eccessivamente onerose, con le relative informazioni pratiche rese facilmente accessibili al pubblico.
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Gli Stati membri devono garantire inoltre che i cittadini abbiano il diritto di chiedere e ottenere indennizzi nei casi di danni alla loro salute, dovuti alle violazioni – intenzionali o dolose – delle norme nazionali che recepiscono le disposizioni della direttiva.
Il testo chiarisce e amplia anche gli obblighi per gli Stati membri di stabilire sanzioni effettive, proporzionate e dissuasive nei confronti di coloro che violano i provvedimenti adottati per l’attuazione della direttiva. In base ai casi, gli aspetti che dovranno essere presi in considerazione sono la gravità e la durata della violazione, le persone e l’ambiente da questa interessati, il suo eventuale carattere ricorrente, nonché i benefici economici reali o stimati conseguenti alla violazione stessa.
Il Vecchio Continente merita un’aria più sana.
[Credits foto: marcinjozwiak su Pixabay]