The Fisherman – Un uomo e un pesce parlante a Venezia81

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The Fisherman – Un uomo e un pesce parlante a Venezia81 ultima modifica: 2024-09-08T09:21:45+02:00 da Emanuel Trotto
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Un vecchio pescatore, un pesce parlante, tradizione e modernità. Questo è The Fisherman presentato a Venezia 81 a Biennale College

Si inizia sempre con una leggenda. Essa serve a consolidare una tradizione o un’usanza. Secondo una leggenda del Ghana, si narra che il Cielo abbia visto il Mare popolato mentre la Terra risultava disabitata. Così chiede al Mare di popolare la Terra. Il Mare si adopera lasciando per ultimo l’uomo, mettendoci oltre un anno a crearlo. A quest’ultimo il Mare ha donato un pezzo della sua anima: se questi è triste farà cadere la pioggia per consolarlo e, quando ha fame, gli donerà ciclicamente del cibo. A spiegare questo legame fra l’Uomo e il Mare è Atta Oko, un uomo rinomato nel suo piccolo villaggio di mare per le sue doti di pescatore e da sempre impegnato per la sua comunità.

The Fisherman
The Fisherman di Zoey Martinson, il poster.

Lui è il protagonista di The Fisherman di Zoey Martinson, presentato nella sezione Biennale College Cinema alla 81° Mostra Internazione di Arte Cinematografica di Venezia il 31 agosto e caricato sulla Sala Web fino al 4 settembre. Quest’ultima, permette di vedere i titoli in prima mondiale della Selezione Ufficiale della Mostra in streaming, contemporaneamente alle presentazioni ufficiali in sala. In essa sono presenti tutti i film della Biennale College. Oltre a The Fisherman gli altri titoli sono: Il mio compleanno di Christian FilippiHoneymoon di Zhanna Ozirna,  January 2 di Zsófia Szilágyi. A essi si aggiungono otto cortometraggi t della sezione Orizzonti e Fuori Concorso.

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L’ispirazione di The Fisherman la regista l’ha avuta nei lunghi pomeriggi passati nei villaggi di pescatori. Una realtà che rischia di scomparire a causa dello sfruttamento intensivo dei mari e del riscaldamento globale. I cambiamenti che influiscono anche sulla vita di questi paradisi di semplicità che ci vengono mostrati nella loro quotidianità. Fra albe rossastre, barche spinte in acqua e reti riparate. Con, in sottofondo, i canti tradizionali contrapposti alla musica hip hop.

The Fisherman
I pescatori all’alba in una scena del film.

Atta è un uomo saggio ma particolarmente scorbutico, soprattutto nei confronti delle nuove generazioni e della tecnologia in particolare. Questo non lo nasconde e lo sottolinea tutte le volte che ne ha occasione. Per lui è un universo che non riesce a capire, e non si sforza troppo per farlo. È un portatore delle antiche tradizioni e non riesce a darsi pace perché le nuove generazioni non sembrano neppure interessate a coltivarle.

I più giovani sono interessati solo a fatturare e comprarsi una barca tutta loro, eventualmente. Secondo la tradizione, infatti, il pescatore più esperto viene nominato Capo Barca, con una imbarcazione propria e un equipaggio. Atta è il principale candidato a questa carica. Si scontra spesso con Benjamin che vuole automatizzare tutto anche la pesca.  Quando Atta cade in mare per un mancamento, tutti lo ritengono più adatto alla pensione. Così la carica viene affidata a Benjamin e ad Atta viene donato un raro pesce come premio di consolazione. Quello che Atta non si aspetta da questa situazione è che quel premio, che si chiama Koobi, gli parli.

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Il pesce afferma di volergli dare un consiglio per poter affrontare la sua vita. Atta è un uomo disilluso, che ha smesso di sognare. La sua esistenza ruota tutta attorno alla pesca e all’Oceano. Immerge i piedi in acqua, si lascia trasportare dalla sensazione che gli dà. Di notte vede i pescherecci che minacciano la sua attività. Ha bisogno di un’ultima rivalsa. Questa gliela offre Shasha, la sorella di Benjamin, laureata in scienze nautiche ma alla quale il comando viene precluso in quanto donna.

Assieme ad altri due ragazzi decidono di mettersi in proprio, ma hanno bisogno di soldi per poterlo fare. Decidono così di andare nella capitale, Acca, per racimolare la somma necessaria. Per Atta è anche l’occasione per riallacciare i rapporti con la figlia, Liz, donna in carriera che si è allontanata dal villaggio, fidanzandosi con benestante Fred. C’è l’occasione di recuperare quanto si è perso. Un viaggio anche se breve (basta un semplice tragitto in auto) lo rimetterà in discussione.

The Fisherman
Un’altra scena da The Fisherman.

The Fisherman è un film che, con uno stile semplice e divertente, vuole raccontare non solo un’evoluzione generazionale. Ma vuole anche mostrare come la vita a volte può essere molto meno complicata e di quanto appare. La semplicità viene data non dai beni materiali, come una barca o una casacca nuova, ma da quello che ci si trova davanti. E ci viene mostrato con delicata insistenza: la baia con le barche pronte a partire, i banchi di pesce che fanno sinuose evoluzioni al di sotto a superficie dell’acqua. Il mondo che c’è laggiù è il solo che conta ed è l’unica cosa che non può essere tolta.

«Puoi togliere un pescatore dal mare ma non puoi togliere il mare da un pescatore» viene detto, ad un certo punto. Il mare, quasi sempre visto dalla riva, è una metafora di quanto si necessita realmente. Il mondo al di fuori di esso non esiste e non si riesce a capire veramente. Tutto dominato dalla tecnologia e da termini che, per questa gente semplice risultano sconosciuti e ostici.

Koobi commenta sarcasticamente tutto quello che lo circonda diventando coscienza e contraltare del protagonista. Insiste che vuole consigliarlo nel migliore dei modi. Tuttavia quello che chiede in cambio è in antitesi con tutto ciò in cui crede Atta: come un massaggio, l’amicizia con Aquaman, un piercing. Il suo modo di esprimersi è enigmatico per la mente semplice di Atta. Al quale, dapprima si oppone, poi inizia a gradualmente a credere e ad ascoltare. Era convinto di conoscere per davvero il mare. Si rende conto che non è così.  Anche immergendosi in esso. Ma è anche giusto perché è proprio cercando di capire quello che si ritiene di sapere che avviene la vera crescita.

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Questo confronto, che causa crisi nelle sue convinzioni di uomo, pescatore e padre ci dà un’importante lezione in questo senso. Il cambiamento, anche di fronte alle avversità è necessario. E ci permette di guardare il mondo in cui abbiamo sempre vissuto con occhi nuovi e più maturi.

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Nato a Biella nel 1989, si è laureato in Storia del Cinema presso il DAMS di Torino nel 2012, ha partecipato alla rassegna stampa per l’Università al 29, 30, 31mo Torino Film Festival e ha collaborato per il Festival CinemAmbiente 2014. Collabora per diversi blog di cinema e free culture (Il superstite) e associazioni artistiche (Metropolis). Ha diretto due cortometraggi: E Dio creò le mutande (2011), All’ombra delle foglie (2012).

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