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Materie prime critiche, ecco dove si trovano le miniere attive in Italia

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Materie prime critiche, ecco dove si trovano le miniere attive in Italia ultima modifica: 2024-09-02T05:07:42+02:00 da Marco Grilli
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Materie prime critiche e strategiche, l’Ispra ha avviato il programma minerario nazionale individuando le miniere ancora attive in Italia 

Le materie prime critiche, di importanza cruciale per la transizione energetica, digitale ed ecologica, sono state di recente oggetto di attenzione da parte dell’Unione europea (Ue), che ha varato il regolamento Ue 2024/1252 per la sicurezza e sostenibilità del loro approvvigionamento.

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In Italia, lo scorso 20 giugno, il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legge che adegua l’ordinamento nazionale alle disposizioni del regolamento sopra citato (Critical raw materials act). All’Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale (Ispra) è stata affidata la realizzazione del programma nazionale di esplorazione che prevede: la mappatura dei minerali su scala idonea; le campagne geochimiche per stabilire anche la composizione chimica di terreni, sedimenti e rocce; le indagini geognostiche incluse quelle geofisiche, nonché l’elaborazione dei dati raccolti attraverso l’esplorazione generale, tramite pure lo sviluppo di mappe predittive.

Il programma deve essere elaborato entro marzo 2025 e vedrà l’esposizione dei primi risultati dell’esplorazione entro maggio 2025, cui seguiranno rapporti annuali sullo stato di avanzamento come previsto dal Regolamento EU. ISPRA è parte del Comitato tecnico per le materie prime e strategiche ed ha, inoltre, le funzioni di vigilanza e di controllo sui progetti di ricerca per materie prime critiche e strategiche. È stata inoltre inserita una specifica norma sui rifiuti estrattivi […] al fine di permetterne il trattamento come fonti di materie prime critiche di origine secondaria, comunica l’Ispra.

In seguito all’approvazione del decreto ed all’avvio del programma minerario nazionale, l’Ispra ha già realizzato il database con i dati minerari preliminari attualmente disponibili, individuando 76 miniere ancora attive in Italia, 22 delle quali sono relative a materiali che rientrano nell’elenco delle 34 materie prime critiche realizzato dall’Ue.

Il commento dell’Ispra sul tema delle materie prime critiche

Il tema delle materie prime critiche è strategico per il Paese. Il nuovo Regolamento UE delinea in modo chiaro la strategia europea di approvvigionamento delle materie prime critiche: ridurre la dipendenza da altri paesi e coniugare economia circolare e sostenibilità ambientale e sociale delle tecniche estrattive”, chiarisce Stefano Laporta, presidente dell’Ispra.

Stando alle previsioni fornite da un rapporto dell’Ue, al 2030 le domande di cobalto e litio saranno rispettivamente 18 e cinque volte maggiori rispetto ad oggi. Si tratta infatti di due elementi chimici essenziali per la realizzazione delle batterie per i veicoli elettrici e per lo stoccaggio di energia.

Individuare le aree minerarie più promettenti è l’obiettivo principale del piano minerario nazionale, che compie un primo passo con la presentazione del database minerario GeMMA relativo ai dati minerari pregressi, uno “strumento fondamentale per realizzare le campagne di ricerca sulle aree più conosciute che hanno un elevato potenziale; con questa finalità verranno effettuati rilevamenti geochimici, geofisici, geologici con l’utilizzo di droni, sensori aviometrici, immagini satelittari”, ha spiegato Maria Siclari, direttrice generale dell’Ispra.

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Le miniere attive

Il piano minerario nazionale fornisce i risultati delle varie campagne di ricerca – nazionali e locali – con un particolare focus sulle tanto necessarie e ambite materie prime critiche. In primis il piano ha previsto la raccolta e l’armonizzazione di dati minerari pregressi relativi a tutti i giacimenti coltivati in passato, che sono confluiti nel database GeMMA (Geologico, Minerario, Museale, Ambientale), uno strumento in continua evoluzione ed implementazione realizzato in totale coerenza con il database europeo Mintell4EU.

GeMMA rappresenta il punto di accesso ad una serie di banche dati specifiche già realizzate o in via di realizzazione, come quelle riguardanti le miniere in attività, i siti minerari dismessi, i giacimenti italiani noti, la rete dei parchi e musei minerari, la ricerca mineraria di base ed altro ancora.

Per quanto riguarda le 22 miniere ancora attive in Italia che soddisfano le richieste europee in tema di materie prime critiche, in 20 di queste si estrae il feldspato, un minerale essenziale per l’industria ceramica, in due la fluorite (Bracciano e Silius), che ha un vasto impiego nell’industria dell’acciaio, dell’alluminio, del vetro, dell’elettronica e della refrigerazione.

In particolare, la miniera di fluorite di Genna Tres Montis (Sud Sardegna), che rientrerà in piena produzione al termine dei lavori di ristrutturazione, rappresenterà una delle più importanti d’Europa. Delle altre 91 miniere di fluorite attive in passato, alcune molto importanti – da rivalutare con i prezzi attuali quadruplicati rispetto al 1990 – sono localizzate nel bergamasco, nel bresciano ed in Trentino, oltre a quelle sarde e laziali”, comunica l’Ispra.

Attualmente quindi solo feldspato e fluorite sono le materie prime coltivate in Italia, ma fanno ben sperare i dati sulle miniere attive in passato e sulle ricerche pregresse e recenti, così come i permessi di ricerca in corso.

Tra le materie prime critiche e strategiche potrebbero essere potenzialmente presenti il litio, scoperto in quantitativi importanti nei fluidi geotermici tosco-laziali-campani, così come diversi altri minerali “da cui si producono metalli indispensabili per il modello di sviluppo decarbonizzato, la green tech, la transizione digitale e la indipendenza da paesi terzi”, chiarisce l’Ispra.

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La maggior parte dei materiali critici è rappresentata dai minerali metalliferi che attualmente però non vengono estratti in Italia, così che il nostro Paese è costretto a importarli dall’estero. “Alla luce delle nuove tecniche di esplorazione e dell’andamento dei prezzi di mercato, molti dei depositi conosciuti andrebbero rivalutati”, ribadisce l’Ispra.

Tra questi: quelli di rame sono già noti nelle colline metallifere, nell’Appennino ligure-emiliano, nelle Alpi occidentali, Trentino, Carnia ed in Sardegna; il manganese è stato estratto in diversi siti soprattutto toscani e liguri; il tungsteno è documentato in particolar modo in Calabria, nel cosentino, nel reggino, nella Sardegna orientale e settentrionale e nelle Alpi centro-orientali (spesso associato a piombo-zinco); il cobalto si ritrova in Sardegna ed in Piemonte, dove il deposito di Punta Corna è ritenuto di strategica importanza europea, la magnesite in Toscana ed i sali magnesiaci nelle Prealpi venete.

“L’accertato giacimento di titanio nel savonese è questione ben nota, così come le problematiche ambientali che ne precludono l’estrazione a cielo aperto. Le bauxiti, principale minerale per l’estrazione di alluminio, sono invece localizzate in quantitativi modesti in Appennino centrale ma più consistenti in Puglia e soprattutto nella Nurra (SS), dove la miniera di Olmedo, ultima miniera metallifera ad essere chiusa in Italia, è ancora mantenuta in buone condizioni. Le bauxiti di Olmedo, come le altre bauxiti, contengono possibili quantitativi sfruttabili di terre rare, che sono sicuramente contenute all’interno di buona parte dei depositi di fluorite, come nel caso di Genna Tres Montis”, prosegue l’Ispra.

Nelle solfare siciliane si riscontrano possibili depositi di celestina, principale minerale dello stronzio, un materiale critico dai molteplici usi, mentre la presenza di litio è nota nelle pegmatiti dell’Isola d’Elba, Isola del Giglio e Vipiteno, “ma è la recente scoperta di importanti quantitativi di litio nei fluidi geotermici tosco-laziali-campani a rivestire un’ottima opportunità di estrazione a basso impatto ambientale. Sette permessi di ricerca sono stati rilasciati dalla Regione Lazio ed inseriti nel database, insieme agli altri attualmente vigenti”, chiarisce l’Ispra.

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Passando invece ai materiali critici non metalliferi, depositi significativi di un importante minerale per l’industria cartaria, chimica e meccanica, la barite, si ritrovano nel bergamasco, nel bresciano ed in Trentino. Quelli di grafite, di notevole interesse per la nuova tecnologia ed in precedenza estratti per la produzione di coloranti, lubrificanti e matite, sono localizzati invece nel torinese (due permessi di ricerca), nel savonese e nella Sila.

I rifiuti estrattivi

Gli scarti minerari come fonte di materie prime stanno suscitando sempre maggiore interesse a livello mondiale. Cambiando approccio, quelli che oggi sono rifiuti inquinanti da bonificare potrebbero trasformarsi in una straordinaria risorsa da recuperare.

In Italia le pregresse attività minerarie hanno lasciato un’eredità di circa 150 milioni di mc di scarti di lavorazione (rifiuti estrattivi), che si trovano in strutture di deposito spesso fatiscenti e che rappresentano un serio problema ambientale, con inquinamento diffuso delle acque superficiali/sotterranee e dei suoli da metalli pesanti, cioè gli stessi che potrebbero essere recuperati”, spiega l’Ispra.

Seppur in ritardo rispetto alle grandi economie minerarie mondiali, il regolamento Ue riapre il tema dell’estrazione mineraria e delle problematiche sociali ed ambientali. “Nell’ottica del rilancio della politica mineraria nazionale, occorre puntare su formazione e ricerca di base nel settore minerario, coinvolgendo oltre agli enti di ricerca, la comunità scientifica, le università e le scuole professionali”, conclude l’Ispra.

[Foto di Francesco Rasero]

Materie prime critiche, ecco dove si trovano le miniere attive in Italia ultima modifica: 2024-09-02T05:07:42+02:00 da Marco Grilli

Laureato in Lettere moderne, giornalista pubblicista e ricercatore in storia contemporanea, è consigliere dell’Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’Età contemporanea. Nei suoi studi si è occupato di Resistenza, stragi nazifasciste e fascismi locali, tra le sue pubblicazioni il volume “Per noi il tempo s’è fermato all’alba. Storia dei martiri d’Istia”. Da sempre appassionato di tematiche ambientali, ha collaborato con varie testate online che trattano tali aspetti. Vegetariano, ama gli animali e la natura, si sposta rigorosamente in mountain bike, tra i suoi hobby la corsa (e lo sport in generale), il cinema, la lettura, andar per mostre e la musica rock.

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