Accanto alle conseguenze di ordine sociale, il traffico di cocaina danneggia l’ambiente, minacciando habitat cruciali per decine di specie di uccelli migratori. Lo rivela un nuovo studio
Due terzi delle aree di conservazione più importanti per gli uccelli forestali sono a maggior rischio, a causa delle attività correlate al traffico di cocaina. A sostenerlo è lo studio Intersection of Narco-Trafficking, Enforcement and Bird Conservation in the Americas, pubblicato il 12 Giugno 2024 su Nature Sustainability.
“Quando i trafficanti di droga vengono spinti in aree forestali remote, disboscano terreni per creare piste di atterraggio, strade e pascoli per il bestiame“, ha affermato l’autrice principale Amanda Rodewald, direttrice senior del Center for Avian Population Studies presso il Cornell Lab of Ornithology. “Queste attività possono condurre alla deforestazione di interi habitat e minacciare le specie che li popolano“.
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Lo studio sull’impatto ambientale del traffico di cocaina
La ricerca è stata condotta dal Cornell Lab of Ornithology, dall’Università dell’Alabama, dall’Ohio State University, dalla Northern Arizona University e dallo U.S. Fish & Wildlife Service con finanziamenti del Cornell Lab of Ornithology, della Cornell University e della NASA.
Gli esperti hanno combinato misurazioni su varie caratteristiche del paesaggio e su concentrazioni degli uccelli migratori nel Centro America, per evidenziare l’impatto di un problema sociale diffuso a macchia d’olio come il traffico di droga e la biodiversità.
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Oltre la metà della popolazione globale di una specie migratrice su cinque vive o sverna in aree diventate più appetibili per il narcotraffico a seguito della pressione delle forze dell’ordine, misurata a partire dal volume di cocaina sequestrata.
A oggi, le più grandi foreste del Centro America riscontrano un incremento del traffico di cocaina che si sta sempre più espandendo. Al punto tale da divenire il fulcro di una rete mondiale. “Un tempo la cocaina transitava semplicemente per il Centro America. Ora la regione è diventata un centro di smistamento globale“, spiega Nicholas Magliocca, professore associato presso l’Università dell’Alabama e co-autore della ricerca.
Lo studio si basa su precedenti lavori che hanno esaminato le condizioni di utilizzo del suolo, correlandole alle decisioni prese dai trafficanti in base al rischio percepito e al profitto.
Il parere degli esperti
“Questa ricerca fornisce un quadro ancora più completo dei danni causati dal traffico di droga e dal modo in cui attualmente lo combattiamo“, precisa Magliocca. “È necessario prendere in considerazione il comportamento adattivo dei trafficanti, che godono di potere quasi illimitato nel Centro America. Non c’è dubbio che si tratti di una situazione complessa, fluida, pericolosa“.
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Per le comunità e i governi locali si pone l’urgenza di incrementare misure idonee al monitoraggio e alla protezione delle aree forestali. “Lo studio ci ricorda che non possiamo affrontare i problemi sociali in modo isolato, perché possono avere conseguenze ambientali indesiderate che minano la conservazione“, evidenzia la Rodewald. D’altronde, viviamo in un Pianeta globalizzato. È impensabile affrontare le problematiche che lo riguardano singolarmente.
