Orso 2x50

Orso 2×50, il progetto di conservazione del WWF

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Orso 2×50, il progetto di conservazione del WWF ultima modifica: 2024-06-02T10:22:41+02:00 da Marco Grilli
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Orso 2×50 è il progetto del WWF per raddoppiare l’areale e la popolazione di questa specie a rischio entro il 2050

Garantire un futuro sicuro ad una specie a rischio quale l’orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus) deve diventare una priorità. Con il suo ambizioso progetto di conservazione Orso 2×50, il World Wildlife Fund (WWF) si rivolge a tutti gli attori presenti sul territorio (Comuni, Regioni, aree protette, enti scientifici e associazioni), al fine di mettere in campo le azioni utili per raddoppiare sia l’areale che il numero di esemplari di questa importante specie, quanto mai in pericolo.

“I grandi carnivori, come l’orso, necessitano di grandi spazi, di aree di alimentazione tranquille e diffuse sul territorio, di aree idonee per la riproduzione e lo svernamento. Solo un approccio complessivo può incrementare le probabilità di sopravvivenza del plantigrado. Per garantire la mobilità e la sopravvivenza della specie in un’area più vasta di quella occupata attualmente occorre concentrare gli sforzi per ridurre l’impatto delle minacce, sia nella rete di aree protette potenzialmente idonee alla presenza dell’orso, sia in quei territori con vocazione di corridoi ecologici che connettono le diverse aree protette”, comunica il WWF.

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L’obiettivo a medio-lungo termine dell’incremento numerico della popolazione e dell’espansione dell’habitat nell’Appennino centro-meridionale necessita di una certa ambizione ma anche di una precisa quantificazione in termini temporali: da qui lo slogan di progetto Orso 2×50, che significa riuscire a raggiungere 100 individui entro il 2050.

La specie

Grande e carismatico carnivoro, l’orso bruno è ancora molto diffuso in Russia, Europa orientale e Nord-America. In Italia ritroviamo tre differenti nuclei: due vivono sulle Alpi, rispettivamente nel Trentino occidentale e nel Tarvisano e zone di confine tra Friuli Venezia Giulia, Austria e Slovenia, mentre il terzo è rappresentato dalla sottospecie endemica dell’Appennino centrale.

Rispetto all’orso oggi presente sulle Alpi italiane, appartenente alla sottospecie europea e reintrodotto a partire da 10 esemplari della nutrita popolazione slovena tra il 1999 ed il 2002, quello bruno marsicano dell’Appennino centrale è una sottospecie appunto autoctona e si caratterizza per il colore bruno-marrone del mantello, le dimensioni più piccole ed il cranio più largo e corto in confronto al parente europeo.

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Animale “crepuscolare” che preferisce attivarsi nelle ore notturne per la ricerca di cibo (frutta, germogli, bulbi, tuberi, bacche, miele, invertebrati, piccoli vertebrati e carcasse di animali sono le componenti principali della sua dieta onnivora costituita per l’80% da vegetali), questo grande plantigrado dall’indole solitaria è strettamente collegato al bosco, dove trova rifugio, tranquillità e fonti di sostentamento.

Mediamente un orso maschio adulto ha un peso che si aggira intorno ai 140-210 kg ed una lunghezza massima di 150-180 cm, le femmine sono invece più piccole per dimensioni. La durata media di vita è di 35-40 anni.

A maggio inizia il periodo degli amori e sia i maschi che le femmine possono accoppiarsi con più individui nella stessa stagione. “Maschio e femmina si incontrano durante il periodo riproduttivo per poi tornare a condurre una vita solitaria; i piccoli, generalmente due, nascono in pieno inverno durante il periodo di ‘sonno invernale’ al riparo di una tana accuratamente scelta in cui completano il loro sviluppo. Ciechi, con un peso che non supera i 500 grammi, per appena 20 cm di lunghezza, i cuccioli crescono rapidamente e in primavera escono dalla tana al seguito della madre con cui rimarranno per circa 2 anni”, riferisce il WWF.

Nei rigidi mesi invernali l’orso bruno non va propriamente in letargo ma affronta una fase che potremo definire di “sonno invernale”, lunga fino a sei mesi, all’interno di cavità naturali asciutte e sicure, scelte con cura in base a precise caratteristiche quali l’esposizione. In questo periodo gli orsi non si alimentano, sopravvivono grazie al grasso accumulato in autunno – valido sia come riserva energetica sia come isolante termico – mantengono una buona reattività agli stimoli esterni e non di rado escono nelle giornate invernali dalle temperature più miti.

Il forte di questi imponenti mammiferi non è sicuramente la vista, poco efficiente ma compensata da un’ottimo udito e da uno straordinario olfatto, quest’ultimo vera guida degli orsi, capaci di avvertire odori addirittura a distanza di due-tre km. In merito invece alla comunicazione tra gli esemplari, le voci sono piuttosto scarse ed il loro verso prende il nome di ruglio.

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Minacce

L’orso bruno marsicano dell’Appennino centrale è inserito nella lista rossa IUCN tra le specie in pericolo critico di estinzione, a causa della scarsità di esemplari (50-60), dell’isolamento geografico e delle minacce ancora persistenti.

Nonostante la protezione di norme nazionali e internazionali di cui gode, l’orso bruno è ancora vittima della persecuzione diretta e indiretta da parte dell’uomo. Bracconaggio con lacci, veleno e arma da fuoco, e mortalità accidentale causata in primis dagli investimenti stradali, rappresentano minacce importanti per la sopravvivenza a medio e lungo termine di questa specie”, riferisce il WWF.

Come già accennato questo plantigrado ha bisogno di ampi spazi. La presenza nel suo areale di centri abitati, strade, ferrovie ed altre infrastrutture comportano una frammentazione e restrizione del suo spazio di vita, incidendo sulla consistenza numerica della sua popolazione.

Se quindi da una parte il territorio sempre più antropizzato rappresenta una minaccia costante, dall’altra persiste il pericolo dovuto alla difficile convivenza uomo-orso, a causa delle predazioni e dei danni all’agricoltura dovuti al peregrinare di questi grandi carnivori. Eppure la coesistenza è possibile: ne è pienamente convinto il WWF, riferendosi alle misure per gestire i conflitti attuate in numerosi Paesi del mondo, con ottimi risultati.

Dal 2019 lo stesso WWF è partner del progetto europeo  Life Arcprom,  che mira a migliorare la coesistenza uomo-orso in varie  aree protette in Grecia ed in Italia, mentre nel Parco nazionale della Maiella svolge da tempo azioni di comunicazione e sensibilizzazione, d’intesa con le stesse autorità dell’area protetta.

Obiettivi del progetto Orso 2×50

Il progetto Orso 2×50 mira principalmente a ridurre la mortalità antropica ed i conflitti con l’uomo ed a migliorare la connettività ecologica.

In primis serve dunque l’accettazione sociale della specie da parte dell’opinione pubblica, che può esser raggiunta grazie alle campagne di comunicazione e sensibilizzazione rivolte alle popolazioni locali, ai turisti ed agli amministratori.

Può essere inoltre migliorata la normativa vigente, grazie all’istituzione di nuove aree protette ed alla migliore gestione sanitaria di cani e bestiame, che possono trasmettere patologie all’orso.

Il miglioramento della connettività ecologica passa dal ripristino e dalla messa in sicurezza degli attraversamenti lungo i possibili corridoi di dispersione dell’orso. In generale, “sarà necessario creare una cintura di sicurezza intorno alle zone in cui vive l’orso: bisogna ripristinare sottopassi stradali abbandonati e impraticabili per gli animali, distribuire nuove recinzioni a tutela degli allevamenti, installare dissuasori acustici e ottici che scoraggino gli orsi ad attraversare le strade più pericolose”, comunica il WWF.

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Per la gestione e riduzione dei conflitti con l’uomo, ad esempio, sono disponibili efficaci strumenti di prevenzione quali i recinti elettrificati per il bestiame e gli apiari. Gli orsi alla ricerca di cibo tendono infatti a frequentare sempre di più le aree abitate, specialmente le femmine con i cuccioli. “La messa in sicurezza delle fonti alimentari che attraggono gli orsi nei paesi è un passo fondamentale per la loro tutela. Grazie all’installazione di recinzioni elettrificate è possibile tenere l’orso lontano dai pollai, dal gregge e dalle arnie, evitando i conflitti con gli allevatori e senza fargli del male”, fa sapere il WWF.

Al fine di evitare gli investimenti si rivelano invece molto utili i dissuasori anti-attraversamento, sia acustici sia visivi, costituiti da una serie di sensori installati a bordo strada su paletti delimitatori della carreggiata, pali o guard-rail, pronti ad attivarsi in seguito all’illuminazione dei fari delle automobili tramite l’emissione di segnali luminosi ed acustici. “Quando passa un veicolo si attiva una vera e propria ‘barriera’ di suoni e luci che ‘avverte’ gli orsi del pericolo e li tiene lontani dalla strada”, riferisce il WWF. Dislocare questi dissuasori lungo i tratti stradali e autostradali più critici può dunque prevenire molti incidenti.

Ognuno può sostenere questo importante progetto tramite uno specifico programma di adozioni stabilito dal WWF. L’orso bruno ha bisogno di noi.

[Credits foto: WWF, wwf.it]

Orso 2×50, il progetto di conservazione del WWF ultima modifica: 2024-06-02T10:22:41+02:00 da Marco Grilli

Laureato in Lettere moderne, giornalista pubblicista e ricercatore in storia contemporanea, è consigliere dell’Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’Età contemporanea. Nei suoi studi si è occupato di Resistenza, stragi nazifasciste e fascismi locali, tra le sue pubblicazioni il volume “Per noi il tempo s’è fermato all’alba. Storia dei martiri d’Istia”. Da sempre appassionato di tematiche ambientali, ha collaborato con varie testate online che trattano tali aspetti. Vegetariano, ama gli animali e la natura, si sposta rigorosamente in mountain bike, tra i suoi hobby la corsa (e lo sport in generale), il cinema, la lettura, andar per mostre e la musica rock.

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