macellazione cavalli End The Horse Slaughter Age

Macellazione cavalli, l’iniziativa dei cittadini europei ne chiede il divieto

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Macellazione cavalli, l’iniziativa dei cittadini europei ne chiede il divieto ultima modifica: 2024-02-23T06:22:59+01:00 da Marco Grilli
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Macellazione dei cavalli, End The Horse Slaughter Age è l’iniziativa dei cittadini europei che chiede una legge per vietarla

Una legge per vietare la macellazione dei cavalli, nonché la loro riproduzione ed esportazione per produrre pelli, cuoio e carne o per fabbricare medicinali o altre sostanze: è questo l’obiettivo di “End The Horse Slaughter Age”, liniziativa dei cittadini europei che ha lanciato una petizione valida fino al prossimo 21 settembre.

La campagna mira a far sì che la legge impedisca anche il trasporto su lunga distanza a fini di macellazione in tutta Europa di questi splendidi animali, con l’inserimento inoltre di un regolamento per la loro tutela dalla costrizione a lavori eccessivi e dagli addestramenti estenuanti.

In generale, la richiesta è che i cavalli siano sempre tutelati e rispettati “in riserve naturali, rifugi e strutture adeguate con spazio sufficiente, che consentano di proteggerli dal freddo, dall’umidità, dal calore, dalla pioggia, dal vento o da altre minacce per la salute.

L’iniziativa dei cittadini europei

Si tratta di uno strumento varato nell’aprile 2012 e previsto dal Trattato di Lisbona, che permette ai cittadini comunitari di influire sulle decisioni della Commissione europea. Per poter essere ammissibile, ogni iniziativa non deve esulare manifestamente dalla competenza della Commissione di presentare una proposta di atto giuridico, né essere ingiuriosa, futile o vessatoria o contraria ai valori dell’Unione.

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Dopo la registrazione ufficiale, gli organizzatori sono chiamati a promuovere una petizione entro sei mesi ed in un anno devono riuscire a raccogliere almeno un milione di firme in sette Paesi membri. Una volta raggiunto questo obiettivo la Commissione è tenuta a reagire e dovrà accettare o meno le richieste, motivando sempre la decisione assunta.

La petizione in questione è abrogativa e mira ad uniformare la normativa sui cavalli a quella relativa agli animali d’affezione, quali cani e gatti. Stando ai dati comunicati dagli organizzatori, al 20 novembre 2023 le firme raccolte sono 9.039, di cui 847 in Italia.

La macellazione dei cavalli

Sensibili, intelligenti, da sempre di largo impiego e di importanza sociale con l’ippoterapia, i cavalli sono animali straordinari, ancora oggi considerati anche come carne da macello.

Ogni anno nel mondo ne vengono macellati circa cinque milioni, di cui 25omila nell’Unione europea (Ue), mentre tra i maggiori Paesi produttori di carne equina spicca il Messico. All’Italia spetta il primato in Europa per capi macellati e quantità di carne importata dall’estero.

Ogni anno in Italia vengono uccisi nei macelli oltre 25 mila cavalli, il più delle volte dopo avere viaggiato su lunghe distanze stipati in camion dove trascorrono ore e ore in piedi. Privati di cibo, acqua e riposo, trattati come merce, prima di essere uccisi viaggiano in condizioni terribili e arrivano al macello già malati o gravemente feriti”, denuncia l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa), sostenitrice dell’iniziativa dei cittadini europei.

Casi di febbre, lesioni, perdita di peso e disidratazione durante i trasporti sono molto frequenti, così come abbondano i video investigativi che documentano questa triste realtà, comprese le violenze subite nei macelli. Non di rado, infatti, questi animali sono costretti a notevoli sofferenze ed uccisi ancor coscienti.

Siamo abituati a vedere i cavalli nei maneggi, o mentre sono costretti a trainare delle carrozzelle, ed è rarissimo vederli in gruppo, come invece dovrebbe essere. Da sempre il cavallo è stato l’animale più sfruttato dall’uomo, e anche oggi le cose non sono cambiate. Dopo una vita di obbedienza e servigi, non riceve premi né riconoscimenti, ma ad attenderlo c’è il macello, denuncia ancora l’Oipa. Le diverse forme di sfruttamento rilevate riguardano l’utilizzo nei trasporti urbani, l’industria delle corse, la lavorazione intensiva nei settori agricoli e naturalmente l’impiego alimentare.

Per quanto riguarda questo ultimo ambito, i sottoscrittori dell’iniziativa ritengono la macellazione dei cavalli una pratica crudele. Gli animali che vanno incontro a questo destino non sono anziani, disabili o indesiderati, ma rispondono ad una domanda di mercato ancora forte. Il consumo di carne equina, inoltre, non è ritenuto sicuro dai promotori di questa petizione, “poiché ai cavalli vengono somministrati farmaci diversi da quelli utilizzati per l’allevamento di animali destinati alla produzione alimentare”. 

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Maltrattamento e commercio illegale

Ogni anno l’Ue importa oltre 16mila tonnellate di carne equina, principalmente dal Sud America e dal Canada, per un valore di circa 70 milioni di euro. Nel corso degli anni, Eurogroup for Animals ed altre ONG  hanno raccolto nei Paesi terzi esportatori molte prove di maltrattamento dei cavalli, incuria, abusi sistematici e violazioni rilevanti in materia di sicurezza alimentare.

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I sottoscrittori dell’iniziativa denunciano “condizioni di trasporto inadeguate che causano gravi sofferenze; assenze di ricoveri nei centri di raccolta; mancanza di cure veterinarie per gli animali malati, molti dei quali lasciati morire; documenti falsificati o registrazioni di cure veterinarie inesistenti; impiego di manovali non specializzati che trattano brutalmente i cavalli; pratiche di macellazione spaventose, compresa la macellazione di cavalli rubati e di cavalle sfruttate per la produzione di gonadotropina corionica equina – eCG”.

Un altro problema segnalato è quello del commercio illegale, un ulteriore aspetto che comporta maltrattamenti e mancanza di tutele per questi animali. Nel dicembre 2022, ad esempio, l’Europol ha sgominato un network criminale che aveva realizzato ingenti profitti vendendo carne di cavallo illegale nel territorio dell’Unione. “I truffatori spagnoli acquistavano cavalli non idonei all’alimentazione umana a prezzi di abbattimento, li maltrattavano e macellavano in una fabbrica clandestina nella regione di Valencia e li esportavano con documenti falsi in Spagna, Italia, Germania e Belgio, ponendo gravi rischi per la salute dei consumatori” . I cavalli acquistati a cento euro l’uno hanno generato introiti di circa 1,5 milioni di euro, molto probabilmente sottostimati.

La Commissione Ue ha rilevato più volte che le norme sulle tracciabilità e sul benessere degli animali approvate dall’Unione non sono rispettate nei Paesi terzi che esportano carne equina. “Ciò non solo perpetua il maltrattamento degli animali, ma mette anche a rischio la salute umana, in quanto la carne proveniente da animali malati e trattati con sostanze vietate nell’UE può entrare nella catena alimentare a causa di controlli ufficiali insufficienti sulla sicurezza alimentare”,  scrivono gli organizzatori dell’iniziativa.

L’Ue è parzialmente corsa ai ripari sospendendo le importazioni di carne equina prima dal Messico (2015) e poi dal Brasile (2017), ma il problema persiste perché analoghi provvedimenti non sono stati presi nei riguardi di altri Paesi che hanno le stesse criticità.

Manca ancora oggi una piena trasparenza sull’origine della carne di cavallo nonostante le richieste di etichettatura obbligatoria dei Paesi d’origine invocate dalle associazioni europee dei consumatori. Tra l’altro, pochi Paesi europei (Italia, Francia, Belgio e Olanda) controllano il mercato interno di questo prodotto e spesso riesportano carne importata da Sud America, Canada e Australia, insieme a quella prodotta nell’Unione.

In materia di commercio interno, invece, circa 26mila cavalli vivi sono stati trasportati all’interno del territorio dell’Unione per la macellazione (dati del 2020), ma lo stesso Libro bianco redatto di recente da Eurogroup for Animals ha rilevato gravi carenze che mettono a rischio il benessere degli animali e la salute pubblica. Tra queste spiccano i tempi massimi di trasporto troppo lunghi, la scarsa formazione dei conducenti dei camion, le disposizione vaghe e inadeguate riguardanti l’idoneità al trasporto, lo spazio disponibile per gli animali e le attrezzature specifiche.

La produzione di carne equina è dunque una filiera lunga e problematica, basti pensare alle deroghe burocratiche che mettono a rischio la sua tracciabilità, come dimostrato dagli scandali verificatisi nel 2013 e nel 2021. Alla luce di quanto è emerso, i promotori dell’iniziativa chiedono che l’Ue sospenda urgentemente le importazioni di carne equina da tutti i Paesi terzi per garantire il rispetto delle norme comunitarie in materia di benessere degli animali.

Di recente, la Commissione Ue ha reso noto i risultati di due audit condotti a fine 2022 nei macelli di Argentina ed Uruguay, Paesi che esportano ogni anno 15mila tonnellate di carne equina nell’Ue. “I controlli delle autorità comunitarie hanno evidenziato gravi problemi relativi alla sicurezza alimentare, dovuti alla mancanza di tracciabilità sia sulla provenienza dei cavalli che sull’impiego di farmaci vietati dalle autorità europee per gli animali destinati alla macellazione per il consumo umano. Di fatto, ci si basa esclusivamente su autocertificazioni dei commercianti che forniscono i cavalli ai macelli”, sottolinea Italian Horse Protection Onlus.

L’esempio della Grecia

La Grecia è l’esempio ed il modello da seguire in Europa in materia di tutela dei cavalli, poiché dal 2020 ha proibito la loro macellazione, oltre alla riproduzione ed esportazione per produrre pelli, cuoio e carne o per fabbricare medicine od altre sostanze.

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In pratica, questi straordinari equini nel Paese ellenico sono considerati animali d’affezione alla stregua di cani e gatti, con conseguenti identiche tutele. “Una decisione che potrebbe indurre altri paesi europei a fare altrettanto”, sottolinea l’Oipa.

Dalla culla della civiltà occidentale giunge una lezione importante.

[Credits foto: markusspiske su Pixabay]

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Laureato in Lettere moderne, giornalista pubblicista e ricercatore in storia contemporanea, è consigliere dell’Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’Età contemporanea. Nei suoi studi si è occupato di Resistenza, stragi nazifasciste e fascismi locali, tra le sue pubblicazioni il volume “Per noi il tempo s’è fermato all’alba. Storia dei martiri d’Istia”. Da sempre appassionato di tematiche ambientali, ha collaborato con varie testate online che trattano tali aspetti. Vegetariano, ama gli animali e la natura, si sposta rigorosamente in mountain bike, tra i suoi hobby la corsa (e lo sport in generale), il cinema, la lettura, andar per mostre e la musica rock.

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