Doctors4Future raggruppa i medici impegnati nella lotta per la giustizia climatica, ecco il loro manifesto
La crisi eco-climatica costituisce una minaccia enorme per la salute umana. Da questo assunto parte la campagna Doctors4Future – promossa dall’associazione “Chi si cura di te?”- rappresentata da giovani medici, specializzandi, corsisti di medicina generale e camici grigi, disposti a lottare “per un mondo in cui la salute delle persone e quella del pianeta siano le priorità”.
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Si tratta di un impegno su più fronti nella battaglia per la giustizia climatica che comprende varie attività, dalla semplice partecipazione a manifestazioni, eventi e collaborazioni sul tema, alle iniziative di divulgazione sulle questioni legate alla crisi eco-climatica (in primis quelle sulle salute e sulle ingiustizie sociali); dalle attività di formazione nelle scuole e nelle università, fino al supporto medico garantito agli attivisti per il clima durante le manifestazioni.
L’associazione “Chi si cura di te?”, nata nel 2018, raggruppa un insieme di giovani medici che si battono per la difesa dei diritti di tutti i professionisti della salute. Più in generale, l’obiettivo è quello di “costruire insieme un modello di società più giusto, che salvaguardi l’ambiente e la vita delle persone, a partire dai più deboli in ogni parte del mondo”.
La crisi eco-climatica
Il manifesto dei Doctors4Future parte dalle conclusioni del sesto rapporto di valutazione dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), il più importante organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici, istituito dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Il clima si sta modificando ad una velocità senza precedenti a causa dell’aumento dei gas serra in atmosfera, dovuto alle attività antropiche. Sarà sempre più difficile adattarsi all’aumento del riscaldamento globale e, stando al rapporto, 3,6 miliardi di persone vivono già in aree altamente suscettibili ai cambiamenti climatici.
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Gli effetti di quest’ultimi sono già evidenti e preoccupanti. “Negli ultimi 15 anni abbiamo assistito a un’accelerazione drammatica nell’aumento delle temperature globali, del 40% rispetto agli anni ‘70”, sottolineano i Doctors4Future. Nel 2023 la temperatura media mondiale è salita di 1,5º C in più rispetto ai livelli pre-industriali, attestandosi a 17ºC. Salgono dunque anche le temperature di mari e oceani (con picchi di 38,43°C a largo della Florida), mentre i ghiacciai si sciolgono a ritmi senza precedenti e la calotta glaciale Antartica, nel 2023, tocca i minimi storici per estensione.
“Gli eventi meteorologici estremi, come piogge torrenziali, cicloni, incendi, siccità e ondate di calore, sono sempre più frequenti e si abbattono tanto su regioni tropicali quanto alle nostre latitudini. Il rischio di pandemie aumenta di anno in anno come risultato di deforestazione, allevamenti intensivi, tratta illegale di specie selvatiche e urbanizzazione incontrollata”, scrivono i Doctors4Future, citando studi scientifici.
Purtroppo molti effetti del cambiamento climatico sono già irreversibili, quel che risulta urgente fare è impedire o almeno rallentare le conseguenze più gravi, contenendo l’aumento della temperatura media globale entro 1,5° C rispetto all’era pre-industriale. Un obiettivo raggiungibile solo con una drastica e rapida riduzione delle emissioni di gas serra.
Ingiustizia climatica
La crisi eco-climatica oltre ad esser grave non è neppure equa. “Nonostante contribuiscano, in minima parte, alle emissioni globali, i Paesi a basso reddito e i piccoli Stati insulari in via di sviluppo (Sids) subiscono gli impatti più duri sulla salute. Nelle regioni vulnerabili, infatti, il tasso di mortalità dovuto a eventi meteorologici estremi nell’ultimo decennio è stato 15 volte superiore a quello delle regioni meno vulnerabili”, comunica l’Associazione medici per l’ambiente (Isde).
Gli studi citati dai Doctors4Future evidenziano che i Paesi in via di sviluppo sono responsabili solo dello 0,6% delle emissioni globali di anidride carbonica, ma registrano il 71% delle emergenze climatiche ed il 91% delle vittime per cause correlate a tali criticità. Una disparità notevole, aggravata dal fatto che nei Paesi più ricchi la crisi climatica colpisce maggiormente le popolazioni più vulnerabili.
“Ridurre l’ingiustizia climatica è un imperativo morale e richiede un cambiamento fondamentale nelle dinamiche della nostra società. I Paesi e le fasce della popolazione maggiormente responsabili per il cambiamento climatico devono impegnarsi a sostenere i costi maggiori per le iniziative di adattamento e mitigazione per la crisi climatica, ma non solo. Il debito imposto ai paesi del Sud globale da Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale deve essere cancellato”, affermano i Doctors4Future.
Quest’ultimi reclamano la necessità di adottare un approccio intersezionale all’azione climatica, “in cui la tutela del pianeta e la lotta contro ogni discriminazione e oppressione vadano di pari passo”.
Impatto sulla salute
“Il rapporto fra salute e ambiente è una delle determinanti fondamentali dello stato di salute della popolazione”, sottolinea l’Isde. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), ogni anno sono circa 13 milioni le morti attribuibili ad esposizioni ambientali ed oltre il 25% delle malattie negli adulti ed il 33% di quelle nei bambini sotto i cinque anni sono dovute a cause ambientali evitabili. “Dal momento che solo l’8% della popolazione mondiale respira un’aria che rispetta i limiti previsti dall’Oms, il problema è enorme”, prosegue l’Isde.
Tornando al manifesto, i Doctors4Future evidenziano che “la crisi climatica è in tutto e per tutto una crisi di salute globale”. Gli eventi climatici estremi hanno causato emergenze umanitarie in molte parti del mondo. Se la qualità dell’aria resta uno dei principali fattori di rischio per le malattie respiratorie e cardiovascolari, le sempre più frequenti ondate di calore impattano particolarmente sulla salute dei più fragili e “l’alterazione degli ecosistemi e delle nicchie ecologiche per l’urbanizzazione, la deforestazione e l’aumento delle temperature ha portato a una frequenza sempre maggiore di epidemie legate a zoonosi”.
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La salute umana non può essere scissa da quella del Pianeta, i Doctors4Future introducono quindi il concetto di salute planetaria, ovvero “un campo transdisciplinare e un movimento sociale volto ad analizzare e affrontare gli impatti dell’azione umana sui sistemi naturali del pianeta che compromettono la salute delle persone e di tutte le forme di vita”. L’obiettivo è quello di favorire la prosperità e la salute umana insieme all’integrità dei sistemi naturali. Serve quindi un approccio sobrio e conscio del senso del limite da contrapporre ad un modello di crescita senza freni, spingendo la società verso “la riduzione del consumo delle risorse, la transizione ecologica e il rispetto del pianeta”.
L’appello dei Doctors4Future
Contro ogni forma di negazionismo o di attendismo, pare sia giunto il tempo di agire attivamente contro il cambiamento climatico per frenare anche le ingiustizie e disuguaglianze da esso provocate. A dispetto di ogni evidenza, però, non è ancora giunta una risposta globale soddisfacente per ridurre l’impatto umano sul pianeta.
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“Dal 1988, un centinaio di industrie di combustibili fossili ha contribuito per il 71% alle emissioni di gas serra. Molte di queste multinazionali erano a conoscenza dell’impatto delle loro attività già dai primi anni ‘70, ma hanno occultato queste informazioni per mantenere i propri profitti. Anche i governi, con lo stanziamento di sussidi pubblici e promuovendo politiche a favore dei combustibili fossili, contribuiscono ad alimentare le cause della crisi, in contraddizione profonda con gli impegni climatici di dimezzare le emissioni entro il 2030 e di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050”, denunciano i Doctors4Future, che invitano ad agire a livello sistemico sul modello di produzione, contro le vuote promesse e le campagne di disinformazione.
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“Dobbiamo adottare, a livello di intere comunità, stili di vita sostenibili ed esigere interventi strutturali urgenti che mirino a costruire un modello di società e di sviluppo volto a salvaguardare il pianeta e i suoi sistemi naturali. Dobbiamo pretendere che la tutela del pianeta, presupposto imprescindibile per la salute delle persone e per la giustizia sociale, diventi priorità all’interno della società e delle economie”, concludono i Doctors4Future.
Potrà finalmente diventare realtà il “modello di società giusta, equa e fondata sulla cura del pianeta e delle persone”, reclamato da questi giovani medici? Interessi egoistici ancora molto forti paiono voler smorzare il loro impegno e quello di tutti gli attivisti globali per il clima. Di sicuro però non esiste un pianeta B. Ricordiamocelo sempre.
[Credits foto: geralt su Pixabay]