Infanzia in guerra, a Sarajevo un museo racconta le memorie dei bambini

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Infanzia in guerra, a Sarajevo un museo racconta le memorie dei bambini ultima modifica: 2024-01-17T06:44:23+01:00 da Francesco Rasero
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A Sarajevo esiste un museo dedicato ai bambini che trascorrono la propria infanzia sotto le bombe, con toccanti testimonianze e ricordi che vanno dalla guerra in Bosnia fino ai recenti conflitti in Ucraina e a Gaza

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L’interno del War Childhood Museum di Sarajevo

Piccoli giocattoli, libri, quaderni di scuola, vestiti e oggetti quotidiani: sono questi gli oggetti esposti al War Childhood Museum di Sarajevo, in Bosnia ed Erzegovina, primo museo al mondo dedicato ai ricordi dei bambini costretti a vivere la propria infanzia in periodo di guerra.

Un allestimento moderno e suggestivo, delicato ma toccante -composto da una cinquantina di teche (e relative storie)- mette in mostra solamente una piccola parte del sempre più vasto patrimonio che la struttura sta raccogliendo, ormai superiore a seimila testimonianze.

Libri di scuola danneggiati da una granata

Il progetto è partito, naturalmente, dalla guerra che ha devastato la Bosnia negli anni Novanta, compreso il terribile assedio della capitale durato quasi quattro anni dal 1992 al 1995, che causò decine di migliaia di morti, sofferenze e lacerazioni sociali.

Oggi, però, si amplia quotidianamente grazie ai racconti provenienti da altre aree del pianeta, con storie e oggetti che arrivano in primis dal Kosovo, dalla Siria, dall’Ucraina e, negli ultimi mesi, anche dalla Striscia di Gaza.

Una teca dedicata alla guerra in Ucraina

Oltre ad occuparsi della sede espositiva fissa di Sarajevo, infatti, la Fondazione che lo gestisce svolge un costante lavoro di ricerca e di sensibilizzazione rivolto a tutto il mondo, esteso alle varie zone contemporanee di conflitto, post-conflitto e di reinsediamento.

«Dopo aver dimostrato di essere riuscito a fornire ai bosniaci di tutte le età una rara opportunità di confrontarsi con i traumi del loro recente passato senza rafforzare i confini etnici, il museo è oggi una piattaforma internazionale che amplifica le voci degli attuali e degli ex bambini di guerra».

È stata messa a punto anche una mostra itinerante, già ospitata in decine di altre strutture museali, biblioteche, centri culturali e simili (in ultimo, il Kyiv History Museum, nella capitale ucraina): include storie personali e manufatti integrati da un angolo multimediale e può essere accompagnata da attività aggiuntive, a partire da laboratori educativi sulla costruzione della Pace rivolti a bambini e adulti.

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L’ingresso del museo

Il War Childhood Museum di Sarajevo

La sede permanente del museo dell’Infanzia in guerra si trova a Sarajevo, in Logavina 30-32, a poche decine di metri dal centro storico della capitale bosniaca, punto di incontro (anche fisico) tra le culture di Oriente e di Occidente.

Sarajevo Meeting of Cultures
Sarajevo Meeting of Cultures: il confine tra la zona austro-ungarica e quella ottomana nel cuore della capitale bosniaca

La struttura è stata inaugurata nel gennaio 2017 per “celebrare la resilienza dei bambini“; l’anno successivo ha vinto il premio del Consiglio d’Europa 2018 per i musei, prestigioso riconoscimento assegnato nell’ambito degli European Museum of the Year Awards.

Gli oggetti in mostra ruotano annualmente e sono accompagnati da brevi testimonianze da parte di chi li ha donati, rivelandone il significato e il valore sentimentale.

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Lo zainetto donato da Amira al museo

«Li selezioniamo in modo da evidenziare uno o più aspetti della crescita in tempo di guerra, mostrando così la complessità dell’esperienza dell’infanzia durante i conflitti», spiegano i promotori.

L’esposizione è incentrata sulle esperienze di coloro la cui infanzia è stata segnata dal conflitto in Bosnia, ma comprende anche una sezione che presenta storie di bambini e bambine nel resto del mondo. Le didascalie sono in bosniaco e in inglese, ma una guida digitale in italiano è disponibile su richiesta all’ingresso.

L’angolo multimediale con i racconti degli ex-bambini di Sarajevo

Sono inoltre presenti simboliche installazioni artistiche e un angolo multimediale, dove è possibile ascoltare diverse testimonianze dalla viva voce dei protagonisti, per andare ulteriormente in profondità nei racconti e sviluppare ulteriore empatia. Tutto il museo è anche studiato per essere fruito dai bambini stessi.

Una piccola biblioteca offre infine uno spazio per la riflessione, ma anche per l’espressione creativa dei visitatori più piccoli, i cui disegni e messaggi di pace trasformano le pareti in uno spazio espositivo dedicato alle speranze di Pace da parte delle giovani generazioni.

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Alcune delle teche del museo dell’Infanzia in guerra di Sarajevo

La nascita del museo dedicato all’infanzia dei bambini in guerra

Il museo nasce da un libro, intitolato “Infanzia di guerra: Sarajevo 1992 – 1995“, realizzato da Jasminko Halilović, lui stesso giovanissimo durante il conflitto bosniaco, che voleva preservare la memoria di quel drammatico periodo.

Nel 2010 lanciò infatti un appello affinché le persone rispondessero a una semplice domanda, molto diretta: “Qual è stata per te l’infanzia di guerra?: le tante risposte diedero vita a un lavoro editoriale di due anni e mezzo, fino alla pubblicazione.

libro infanzia in guerra
Il libro “Infanzia in guerra” da cui è nato il concetto del museo di Sarajevo

Il volume -oggi tradotto anche in italiano e altre cinque lingue- è composto da trecento pagine dedicate alle storie delle generazioni cresciute sotto le bombe in ex Jugoslavia, e non solo: piccoli flash personali che, tutti insieme, forniscono un’inedita e originale chiave di lettura dei conflitti.

«Nel corso della stesura del libro ho avuto la possibilità di incontrare centinaia di persone e di ascoltare le loro storie e testimonianze, imparando che essere bambini durante una guerra è un’esperienza complessa, non sufficientemente studiata e universale -dichiara Halilović, oggi amministratore delegato del War Childhood Museum- Molti partecipanti mi hanno descritto o mostrato i loro ricordi di guerra: oggetti personali, fotografie, diari, lettere, disegni e altri documenti. Vent’anni dopo la guerra, molti di questi oggetti erano però andati persi, gettati accidentalmente o danneggiati. Per questo ho iniziato a pensare al concetto del museo: il mio sogno era quello di conservare questi ricordi in una struttura dedicata, per preservarli in modo permanente».

Una radiolina a energia solare, preziosa durante i quattro anni di assedio a Sarajevo

L’obiettivo del progetto di Halilović è presto diventato quello di dare vita al più grande archivio al mondo dedicato all’esperienza della crescita durante la guerra. «Le storie dei bambini sono particolarmente importanti per la promozione della comprensione reciproca, alla base di ogni processo di riconciliazione», afferma.

La missione del Museo dell’Infanzia di Guerra è così diventata quella di documentare e digitalizzare in modo continuativo e secondo i più alti standard i vari materiali sul tema, preservandoli e utilizzandoli per educare il pubblico su questa esperienza.

«La visione del Museo dell’Infanzia di Guerra è quella di aiutare gli individui a superare le esperienze traumatiche del passato e a prevenire la traumatizzazione degli altri, e allo stesso tempo di migliorare lo sviluppo personale e sociale», conclude Halilović.

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Giornalista pubblicista, dal 1998 scrive su carta stampata e online. Oggi è direttore responsabile di una testata locale e gestisce Altrov*e, start-up che si occupa di copywriting e comunicazione. Ha lavorato per oltre un decennio nel settore ambientale, oltre ad aver organizzato svariati eventi culturali, in ambito artistico, cinematografico e teatrale. È appassionato di viaggi, in particolare nell’area balcanica e nell’Est Europa, dove ha seguito (e segue) alcuni progetti di volontariato. Ama conoscere, progettare, fotografare e stare a contatto con le persone. Ma ancora di più ama il rugby, i suoi gatti e la sua nuova famiglia.

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