La Grande Muraglia Cinese è protetta da una biocrosta fatta di muschi, licheni e microrganismi. Un nuovo studio rivela che, in realtà, si tratta di una risorsa preziosa che la protegge dagli agenti atmosferici.
La Grande Muraglia Cinese è una delle opere di architettura più famose al mondo. È lunga quasi 9.000 km ed è ancora in piedi, nonostante i secoli passati sotto le intemperie.
Da qualche anno, però, sta lentamente scomparendo: già nel 2015 si calcolava che ne fosse sparita circa un terzo. Tra le cause, si pensava ci fosse anche il materiale organico che si trova tra i mattoni: cioè una biocrosta composta da muschi, licheni e cianobatteri.
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In realtà, grazie ad un nuovo studio pubblicato su Science Advances, si è compreso che, in realtà, la biocrosta è il motivo per cui la muraglia è ancora in piedi.
La tradizione prevalente e il senso comune consigliano di rimuovere piante e altri organismi vegetali dalle antiche strutture in pietra, per evitare che si rovinino.
Le scienze, però, suggeriscono un approccio diverso: la biocrosta è un fenomeno che contribuisce a mantenere integro il suolo e le strutture rocciose, preservandoli dagli effetti delle precipitazioni e degli agenti atmosferici, dal caldo e dal freddo intenso.
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Se la biocrosta è tanto benefica per le rocce naturali, non potrebbe fare lo stesso anche con le strutture artificiali più antiche? È quello che si sono chiesti gli autori del nuovo studio.
L’analisi
L’analisi compiuta dalla Chinese Academy of Sciences and Ministry of Education rivela che circa il 67% della Grande Muraglia ospita la biocrosta, e sono proprio queste parti a essere più resistenti al tempo e agli agenti atmosferici.
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La sua presenza riduce la porosità del muro, la sua erodibilità e la sua capacità di trattenere acqua fino al 50%, e aumenta la capacità della struttura di resistere alla compressione e alla penetrazione migliorandone la stabilità generale.
Non tutta la biocrosta, però, è uguale: nelle regioni più aride, i cianobatteri sono dominanti, invece nelle aree umide prevalgono muschi e licheni.
Sono proprio le porzioni ricche in muschio a essere più resistenti: questo significa che la biocrosta è più utile dove il clima è più umido.
Lasciare la biocrosta al suo posto sembra il modo migliore per garantire la sopravvivenza degli antichi monumenti. Però, non è sempre possibile perché anche l’occhio vuole la sua parte e un muro completamente coperto di muschi non è attraente per i visitatori.
Quindi è importante bilanciare le esigenze turistiche e museali con la conservazione di questi antichi reperti, ma, per farlo, non ci si può basare solo sulla scienza.
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È importante comprendere gli effetti di questa biocrosta, perché i cambiamenti climatici metteranno sempre più a rischio le strutture antiche.
Quindi avere la consapevolezza che questo strato sia prezioso per la conservazione dei monumenti, permette a tutti noi di tollerare più facilmente la presenza del muschio su di essi.
[Foto di Mike van Schoonderwalt]